Fin dagli anni ‘90, ITALIA NOSTRA ROMA ha suggerito il riuso del Tram per servire il centro di Roma. Spiace constatare come da allora ben poco sia stato fatto. A marzo 1998 fu inaugurata la “nuova” Linea 8 (Argentina-Casaletto) di 5 km di cui però 3 km utilizzavano binari già esistenti, ma nello stesso periodo fu soppressa la Linea 13 (L.go Preneste – Piazza S. Giovanni di Dio) di 10 km. Di giugno 2013 è il prolungamento della linea 8 da largo Argentina a Piazza Venezia lungo circa 450 metri. E poi sostanzialmente più nulla, nell’inesorabile prosecuzione della linea di tendenza che dal 1925 ad oggi ha ridotto lo sviluppo della rete tranviaria da 140 a 47 km e il numero di linee in servizio da 36 a 6, senza contare le recenti soppressioni o limitazioni di linee per l’esecuzione di lavori di manutenzione per troppo tempo rimandati.

Nel frattempo innumerevoli piani di programmazione e sviluppo (PROIMO [Programma Integrato della Mobilità], Piano delle Certezze, Piano di Armonizzazione PRG, PGTU [Piano Generale del Traffico Urbano], PUP [Piano Urbano Parcheggi], PSMS [Piano Strategico per la Mobilità Sostenibile] e PUMS [Piano Urbano della Mobilità Sostenibile]) sono stati studiati e approvati senza alcuna concreta applicazione e anche gli ultimi progetti recentemente finanziati suscitano non poche perplessità.

Sembra che adesso prevalga il principio che per estendere la rete, prima occorra la rottamazione di tram e linee funzionanti quando invece sarebbe molto più efficiente e meno impattante il graduale prolungamento delle linee esistenti mantenendo attive le tratte attualmente in esercizio.

Appare incomprensibile come si possano realizzare le 7 nuove linee e i 40 km previsti nel PUMS senza prevedere i nuovi depositi indispensabili per il ricovero e la manutenzione delle vetture tranviarie che vi dovranno svolgere servizio. Infine, per motivazioni estetiche, si prevede di eliminare la linea aerea di contatto lungo alcune delle nuove tratte, con la conseguenza di dover acquistare nuovo materiale rotabile a batteria molto più costoso e inquinante a causa dei processi di smaltimento delle sue batterie una volta esauste. È arcinoto che presto le batterie andranno anche fuori mercato a causa dell’uso delle “terre rare”, di cui esiste
di fatto un monopolista quasi assoluto: la Cina.


Al riguardo ITALIA NOSTRA ROMA e i cittadini/utenti rappresentati ORT (OSSERVATORIO REGIONALE SUI TRASPORTI), ritengono che a fronte dell’Inquinamento ottico “da filo elettrico” di nuove linee tranviarie, la soluzione di adottare tram con Batterie Chimico-elettriche sia di gran lunga peggiore per l’ambiente e comunque uno spreco ingiustificato. Meglio i fili dei vecchi tram della Roma Novecentesca piuttosto che queste discutibili nuove tecnologie da cui traggono vantaggio quasi esclusivamente i rispettivi fornitori.
A Roma serve un’estensione della rete Tram km x km e anno dopo anno.


ITALIA NOSTRA ROMA e ORT chiedono al MIC, al MIMS e al Comune di Roma che anche in materia di Mobilità si tuteli quello che c’è e che può continuare a funzionare preservando con la massima cura gli attuali tracciati con la relativa linea aerea di contatto, i rotabili e i depositi.

Si tutelino ad esempio la ferro-tranvia Casilina di 106 anni e i suoi rotabili del 1926 col binario a scartamento ridotto e col filo aereo di contatto. Si valorizzi anche la tratta della stessa linea lungo Via Giolitti e in particolare quella davanti al tempio di Minerva Medica, dove non si capisce perché non possa passare un tram piccolo e non invasivo mentre dietro allo stesso passano 850 treni al giorno grandi e pesanti. Ancora, si prolunghi la linea fino a Termini dove peraltro si attestava in passato, come evidenziato nella foto sottostante, per accrescerne la funzionalità e la sua valenza trasportistica. Si ripristinino immediatamente i 4 km di linea da Centocelle a Giardinetti inspiegabilmente chiusi dal 2015 e si studi il prolungamento per fasi della stessa fino a Tor Vergata, mantenendo l’esercizio sulla linea attuale e prevedendo la possibilità di servirla anche con l’attuale materiale rotabile. Si preservi il Vecchio Deposito di Centocelle con le sue strutture dei primi anni del ‘900 ancora in grado di svolgere egregiamente la loro funzione. Si conservino i vecchi tram che nel corso degli anni hanno dimostrato un’affidabilità di gran lunga superiore ai tram
cosiddetti “moderni” peraltro con costi manutentivi nettamente inferiori. I tram senza Chip, si aggiustano sempre e facilmente perché come dicevano i vecchi tranvieri “quello che non c’è non si rompe!”.

Comune di Roma, il MIC ed il MIMS considerino patrimonio culturale trasportistico e culturale storico tutte
le linee tranviarie esistenti.


LA PIANIFICAZIONE DI ROMA SIA CONGRUENTE CON LE SUE REALTÀ E LE SUE FRAGILITÀ. NON SI ROTTAMINO VECCHI TRAM E DEPOSITI COME “BAINSIZZA”. SI COSTRUISCANO NUOVI DEPOSITI, SI RIAPRA SUBITO LA CENTOCELLE-GIARDINETTI E LA SI RIPORTI A TERMINI COL FILO. IL FILO È SICURO E SOSTENIBILE,
L’INQUINAMENTO CHIMICO E IL PROCESSO DI LAVORAZIONE DELLE ENORMI BATTERIE NO!! SALVIAMO IL SALVABILE ED INTELLIGENTEMENTE PRESERVIAMOLO!

Di Graziarosa Villani

Giornalista professionista, Laureata in Scienze Politiche (Indirizzo Politico-Internazionale) con una tesi in Diritto internazionale dal titolo "Successione tra Stati nei Trattati" (relatore Luigi Ferrari Bravo) con particolare riferimento alla riunificazione delle due Germanie. Ha scritto per oltre 20 anni per Il Messaggero. E' stata inoltre collaboratrice di Ansa, Il Tempo, Corriere di Civitavecchia, L'Espresso, D La Repubblica delle Donne, Liberazione, Avvenimenti. Ha diretto La Voce del Lago. Direttrice di Gente di Bracciano e dell'Ortica del Venerdì Settimanale, autrice di Laureato in Onestà (coautore Francesco Leonardis) e de La Notte delle Cinque Lune, Il processo al Conte Everso dell'Anguillara (coautore Biagio Minnucci), presidente dell'Associazione Culturale Sabate, del Comitato per la Difesa del Bacino Lacuale Bracciano-Martignano, vicepresidente del Comitato Pendolari Fl3 Lago di Bracciano.