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In tanti in quei giorni videro la lambda nera sulla quale era stato caricato a forza l’onorevole Matteotti.

Nel 2014 si celebra il novantesimo anniversario dall’assassinio di Giacomo Matteotti, avvenuto il 10 giugno del 1924 per mano fascista. Personaggio cui in quasi 4mila Comuni d’Italia è dedicata una via o una piazza, a testimonianza di quanto forte e radicata la sua figura nella memoria collettiva del nostro Paese. Nonostante il silenzio assordante dei media nazionali sull’anniversario, la figura del leader socialista, quest’anno è ricordata in diversi appuntamenti, tra cui anche a Bracciano e ad Anguillara, grazie al contributo della Fondazione Matteotti.

Giacomo Matteotti fu rapito e subito ucciso sul Lungo Tevere Arnaldo da Brescia di Roma. Il suo corpo fu ritrovato a Riano, in località Quartarella, a 24 Km di distanza dal luogo del rapimento, sotterrato in una boscaglia, sessantasei giorni dopo, il 16 agosto.

Il tragitto compiuto della lussuosa e vistosa Lancia Lambda nera su cui il leader antifascista fu caricato a forza di calci e pugni dalla Ceka mussoliniana, comandata da Amerigo Dumini e composta da Albino Volpi, Giuseppe Viola, Amleto Poveromo e Augusto Malacria, è ancora oggi oggetto di studi e di ricerche. Anche a questa ricostruzione, oltre che al desiderio di tramandare alle future generazioni la personalità umana e politica di Matteotti, è dedicato il mio libro, dal titolo “Il corpo di Matteotti”, pubblicato da Suraci Edizioni.

Su quale sia stato l’itinerario dell’automobile gli assassini hanno sempre sostenuto di non ricordarlo, asserendo di essere andati a zonzo per ore nella campagna nei dintorni di Roma. Su cosa sia realmente avvenuto non possiamo che basarci sugli articoli di stampa di quel periodo. Leggerli fa capire che il delitto, uno dei più violenti e atroci del Novecento, in particolare nella dinamica in cui è avvenuto, appartiene agli abitanti a nord di Roma più di quanto si pensi, anche dal punto di vista geografico. L’omicidio e il ritrovamento del corpo del leader socialista, nella riproposizione fantastica o meno di quei giorni, nella cronaca spicciola o attenta dei giornali, nella rappresentazione sincera o meno delle rivelazioni che via via si succedevano, infatti, coinvolse solo ed esclusivamente tutta l’area compresa tra la Salaria, la Tiberina, la Flaminia e la Cassia.

Pochi minuti dopo l’ora presunta del rapimento – le 16.30 – un avvocato vide sfilare l’automobile assassina all’altezza di Ponte Milvio. Un brigadiere di Finanza, tale Cossu, la notò procedere a gran velocità sulla salita di Tor di Quinto. Un uomo la segnalò invece lungo la via Cassia, mentre la denuncia di uno anonimo l’avvistò di passaggio a Ronciglione. Qui, due persone, Annibale Carelli e il barbiere Mario Michele, dissero di averla veduta sfrecciare nella piazza del paese proprio nel momento in cui era in corso una tombolata, in occasione della Festa della Madonna. Uno sconosciuto comunicò al quotidiano “Il Mattino” un probabile indizio a Monterotondo, dove a seguito della telefonata, cinquanta uomini della polizia setacciarono accuratamente una località sperduta e selvaggia, esplorando anche alcuni scavi.

Tutti questi indizi imposero agli uomini delle forze dell’ordine di fare per giorni e giorni perlustrazioni ad hoc in tutta l’area a nord di Roma, fino ad arrivare a scandagliare il lago di Vico e le sue sponde.

Al di là di segnalazioni fatte ad arte, espresse più per depistare che per collaborare, la verità è che per i cinque assassini, che provenienti del nord non conoscevano per niente le strade intorno a Roma, la situazione, con la precipitosa e rapida uccisione del deputato socialista, era sfuggita loro di mano.

Nelle ricostruzioni giornalistiche dell’epoca – come è possibile leggere anche in un articolo pubblicato su “La Stampa” del 15 giugno 1924 – alcuni testimoni, tra cui un ragazzo di undici anni, riferirono di aver avvistato la Lancia Lambda nera anche in località Casaccia, nei pressi di Anguillara Sabazia.

E’ inoltre interessante sapere che la tessera ferroviaria di Giacomo Matteotti, di colore verde oliva, presumibilmente scaraventata dal finestrino dell’automobile dallo stesso leader socialista oppure accidentalmente persa dai rapitori-assassini nella foga del momento, fu ritrovata il 15 giugno sul Lungo Tevere Flaminio, nei pressi di Ponte Milvio, da un contadino di Campagnano in attesa dell’autocarro per tornare a casa. Così come è interessante sapere che il 12 agosto 1924, al diciottesimo km della via Flaminia, sotto un ponticello stradale, in località Pietra Pertusa, a ritrovare la giacca in tessuto cheviot di Matteotti fu un cantoniere interprovinciale di Scrofano, attuale Sacrofano, Aldo Saccheri.

A distanza di diciotto lustri dall’avvenimento storico che ha inserito in profondità l’antifascismo tra i sistemi valoriali dell’Italia, prima ancora che il fascismo prendesse veramente piede, è perciò doppiamente doveroso per l’area a nord di Roma, commemorare il percorso di un uomo che, seppur non crocifisso sul Golgota come Cristo, ha subìto maltrattamenti inimmaginabili, fino al barbaro sotterramento, compiuto in un luogo impersonale, freddo e abbandonato.

Articolo di Italo Arcuri (autore de Il corpo di Matteotti) pubblicato su Gente di Bracciano

Di Graziarosa Villani

Giornalista professionista, Laureata in Scienze Politiche (Indirizzo Politico-Internazionale) con una tesi in Diritto internazionale dal titolo "Successione tra Stati nei Trattati" (relatore Luigi Ferrari Bravo) con particolare riferimento alla riunificazione delle due Germanie. Ha scritto per oltre 20 anni per Il Messaggero. E' stata inoltre collaboratrice di Ansa, Il Tempo, Corriere di Civitavecchia, L'Espresso, D La Repubblica delle Donne, Liberazione, Avvenimenti. Ha diretto La Voce del Lago. Direttrice di Gente di Bracciano e dell'Ortica del Venerdì Settimanale, autrice di Laureato in Onestà (coautore Francesco Leonardis) e de La Notte delle Cinque Lune, Il processo al Conte Everso dell'Anguillara (coautore Biagio Minnucci), presidente dell'Associazione Culturale Sabate, del Comitato per la Difesa del Bacino Lacuale Bracciano-Martignano, vicepresidente del Comitato Pendolari Fl3 Lago di Bracciano.