La questura di Roma (commissariato Polizia di Stato distaccato Ladispoli) con protocollo 00 01740/2023 ha inviato alle scuole del territorio di competenza (Ladispoli, Cerveteri, Bracciano, Manziana) il progetto “Scuole Sicure” con il quale intende trasmettere ai futuri cittadini le proprie esperienze tecnico professionali e i concetti di legalità e pacifica convivenza.
Come Osservatorio contro la militarizzazione delle Scuole e dell’Università stiamo da tempo denunciando questa vera e propria invasione delle forze dell’ordine all’interno delle istituzioni scolastiche e universitarie.
Ma andiamo con ordine e partiamo dal titolo.
Scuole sicure. Di quale sicurezza stiamo parlando? La XXII edizione di Ecosistema Scuola di Legambiente (2023), fa il punto, con dati riferiti al 2021, sullo stato di salute di 5.616 edifici scolastici di 94 capoluoghi di provincia – tra scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado – frequentati da una popolazione di oltre un milione di studenti. Il rapporto ci segnala che il 30,6% delle scuole necessita ancora di interventi straordinari (nonostante gli investimenti dell’ultimo quinquennio; dato che al Sud sale al 36,8% e nelle Isole al 53,8%). Sempre negli ultimi 5 anni, per quanto riguarda le indagini diagnostiche dei solai, queste risultano eseguite solo nel 30,4% degli edifici, (dato che scende nelle Isole al 18,8%) mentre gli interventi per la loro messa in sicurezza sono stati invece realizzati, a livello nazionale, appena sul 12% degli edifici. Ancora più inquietanti i dati sul fronte sismico: solo il 3,1% degli edifici scolastici è stato interessato da interventi di adeguamento sismico e anche per questo dato si riconferma il divario tra Nord e Sud (nelle isole solo 2 scuole siciliane hanno avuto interventi dia adeguamento sismico). I dati di Legambiente confermano quelli presenti nell’Anagrafe dell’Edilizia Scolastica realizzata dal Miur (2018), circa il 58% delle scuole non è a norma sotto il profilo della normativa antincendio e circa il 53% sotto il profilo dell’agibilità.
Basta fare un giro per una qualsiasi scuole di Italia per comprendere come le scuole siano insicure. Crediamo fermamente che questa sicurezza sia la priorità che sta a cuore a tutte le componenti della scuola.
Quindi di quale sicurezza stiamo parlando? Ovviamente di quella sicurezza il cui compito è in carico alla polizia di stato, cioè la tutela dei cittadini da reati e turbative dell’ordine pubblico e, da questo punto di vista, le scuole sono più che sicure, sicurissime.
Il titolo Scuole sicure insinua l’idea che le scuole siano luoghi insicuri, luoghi di reati e che grazie all’intervento “formativo” della polizia vengano messe in sicurezza, cosa che l’espressione analisi dei reati avvenuti in ambiente scolastico, presente nel progetto, esplicita.
L’invio di questo progetto alle scuole è un vero e proprio attacco alla scuola stessa, all’immagine e alla rappresentazione sociale che i cittadini hanno della scuola e si configura come l’ennesima messa in atto di processi finalizzati alla crescita di quell’ansia sociale che sta creando un profondo disagio e senso di precarietà nell’intera società civile.
Quale genitore non si sente sicuro nelle ore in cui le proprie figlie e i propri figli frequentano la scuola? Poiché la scuola è per eccellenza l’istituzione delegata alla formazione dei futuri cittadini, allora, perché pensare che sia luogo di reati tali da determinare un intervento sostitutivo delle forze dell’ordine in quello che è il loro (delle scuole) compito istituzionale?
Si legge infatti nel progetto che è prevista per gli istituti scolastici una formazione specifica per docenti e genitori (oltre agli interventi sugli alunni e le alunne) e per i docenti la polizia di stato si arroga anche il diritto di ente formatore ricordando che il corso potrebbe rientrare nelle ore di formazione nell’obbligo formativo previsto dalla legge 107/2015 (tra l’altro errando sull’obbligo formativo a dimostrazione di come la polizia di stato sia estranea al mondo della scuola!).
Come Osservatorio diffidiamo la polizia di Stato e i collegi docenti dal considerare la polizia di stato un ente riconosciuto per la formazione dei docenti e invitiamo tutti i collegi docenti a non delegare ad enti esterni e tanto meno alle forze dell’ordine il ruolo di formatori ed educatori delle studentesse e degli studenti. Il tema della “sicurezza” (bullismo, cyberbullismo, dipendenze, legalità, violenza domestica…) va affrontato a scuola in termini educativi, formativi e relazionali, evitando modelli addestrativi come quelli basati sulla concatenazione legge-reato-punizione.
Infine, a proposito di legalità e pacifica convivenza: le immagini delle manganellate dei poliziotti sugli studenti e sulle studentesse in protesta a Torino, il 3 ottobre scorso, ci pongono l’ultimo interrogativo quello dell’ effettiva “competenza” della polizia nel formare alla legalità e alla pacifica convivenza. Le immagini di Torino, si aggiungono ad immagini di altre piazze, di altre proteste represse con mezzi violenti contro dimostranti indifesi, ma soprattutto ricordano Federico Aldovrandi, Stefano Cucchi, Riccardo Rasman, Gabriele Sandri, per citare solo i casi di omicidi compiuti dalle forze dell’ordine, riconosciuti tali dalla Cassazione.
La polizia è un corpo civile (non militare) più che arrogarsi il ruolo di formatore nelle scuole sminuendo e declassando il lavoro degli insegnanti, pensi a recuperare il rapporto di fiducia con l’intera società civile che reazioni come quelle a cui abbiamo assistito a Torino inevitabilmente minano nel profondo.
Il compito di formare i futuri cittadini spetta alla scuola, i docenti sono perfettamente in grado di affrontare temi di legalità, pacifica convivenza, cittadinanza attiva.
Osservatorio contro la militarizzazione delle Scuole e delle Università – Tuscia