Questo è uno di quegli articoli che non avrei voluto scrivere. Perché ancora una volta, inesorabile, una comunità deve constatare che la morte è tra noi e che coglie qua e là, irrazionalmente. Anguillara in questi giorni ha pianto molti suoi figli, la falce si è abbattuta duramente. E i manifesti da morto si alternano alle campane tetre delle chiese. L’ultimo saluto oggi è stato tributato a Federico Buonarroti, tra gli ideatori di Sogno nel Borgo. In questi casi si dice “era malato da tempo” e non si scava a fondo sul male oscuro che giorno dopo giorno ha fiaccato il suo fisico ma non il suo spirito che anzi si è andato via via rassenerando in una sorta di ascesi anticipata della sua anima. 

Ieri Anguillara ha dato un’altro estremo saluto in una Collegiata gremita a Giggi Er Salustro Cartoni, un giornalista, tanto amante della romanità da dedicare molto del suo tempo, con tanto di creazioni di giochi e macchiette, al romanesco antico, quello del Belli e del Trilussa. La sua – si è detto – è stata la morte dei giusti. Se ne è andato nel sonno nella sua casa del centro storico. 

Altri figli di Anguillara hanno lasciato questa terra per un altrove che solo la fede regala a chi crede. Il parroco, don Luigi Romano, ha avuto un gran da fare a scegliere le letture per le esequie. Ed oggi per Federico ha scelto quella del figlio unico di madre vedova che risorge dopo l’incontro con Gesù sotto una porta, porta che da sempre resta il simbolo di un transito, di un passaggio. E quella porta per chi vive e ha vissuto Anguillara è quell’“arco di piazza” di accesso al centro storico che Federico, Giggi –  e tanti altri prima di loro – volevano si animasse perché è lì che vive l’anima di una comunità. 

E su quei giornali che Federico voleva si tornasse a leggere al bar in una sorta di rito collettivo mattutino vorremmo che fossero scritte solo storie belle, di vita, di rinascita, di solidarietà e condivisione. Anguillara lo deve a loro e a tutti gli altri prima di loro. 

Una parola non detta, uno screzio non sanato, un saluto negato potrebbero restare tali per sempre perchè ogni giorno, per tutti, potrebbe essere l’ultimo. “Ciccia secca” come avrebbe detto Giggi è sempre in allerta. La collaborazione orizzontale tra artisti, la valorizzazione di un territorio, il lavorare con condivisione – e altri prima di loro –  resta l’eredità di Federico e di Giggi che segna il loro spassionato amore per Anguillara che li ha adottati come propri figli. 

Graziarosa Villani

Incertum est quo loco te mors exspectet: itaque tu illam omni loco exspecta. Non sai in quale luogo la morte ti attenda; ma tu attendila in tutti i luoghi. – Lucio Anneo Seneca

Di Graziarosa Villani

Giornalista professionista, Laureata in Scienze Politiche (Indirizzo Politico-Internazionale) con una tesi in Diritto internazionale dal titolo "Successione tra Stati nei Trattati" (relatore Luigi Ferrari Bravo) con particolare riferimento alla riunificazione delle due Germanie. Ha scritto per oltre 20 anni per Il Messaggero. E' stata inoltre collaboratrice di Ansa, Il Tempo, Corriere di Civitavecchia, L'Espresso, D La Repubblica delle Donne, Liberazione, Avvenimenti. Ha diretto La Voce del Lago. Direttrice di Gente di Bracciano e dell'Ortica del Venerdì Settimanale, autrice di Laureato in Onestà (coautore Francesco Leonardis) e de La Notte delle Cinque Lune, Il processo al Conte Everso dell'Anguillara (coautore Biagio Minnucci), presidente dell'Associazione Culturale Sabate, del Comitato per la Difesa del Bacino Lacuale Bracciano-Martignano, vicepresidente del Comitato Pendolari Fl3 Lago di Bracciano.