parrocchetto

Mandorlo: “Anche quest’anno ti ho sentito arrivare. Sui miei rami erano appena comparsi i fiori e da qualche giorno avevo iniziato a dare i miei frutti. Erano anni che non lo facevo. Ma la gioia è stata breve. Il vostro verso, il vostro volare disordinato, hanno turbato la mia primavera e la mia rinascita”.

Parrocchetto monaco: “Sei bello come il Sole e le tue mandorle sono tra i nostri frutti preferiti”.

Mandorlo: “Lo so bene. Quanto dolore mi avete dato, te e i tuoi amici. Vi siete fiondati sui piccoli frutti che spuntano alla cima dei miei rami”.

Parrocchetto monaco: “Per noi sono una delizia”.

Mandorlo: “Ve ne approfittate perché io non mi posso spostare. Sono radicato in terra. Posso solo crescere e morire. Non posso scappare dalla vostra voracità”.

Parrocchetto monaco: “Ad ognuno il suo destino”.

Mandorlo: “Fermo in questo campo ho dovuto subire il vostro martirio. Avete capato ad uno ad uno i frutti più teneri, quelli appena spuntati. Con il vostro becco li avete rotti e ne avete succhiato il contenuto. I loro resti sparsi a terra hanno testimoniato il vostro banchetto. Vola via! Vattene! E non mi tormentare ancora”.

Parrocchetto monaco: “Io seguo il mio istinto. Laggiù, dal Sud America, da dove provengo non ci sono molti mandorli, piuttosto abbiamo altri frutti. Ma per noi questo mandorla è davvero una leccornia e non possiamo certo farne a meno”.

Mandorlo: “Non provare a giustificarti. Non avete avuto pietà di me, né dei miei frutti che con tanto lavorio cerco di portare alla luce e di dare al mondo. Potete mangiare, te e i tuoi amici, anche altre cose: insetti, altri frutti. Eppure non mi avete dato tregua. Sono solo in questo campo. Sono stato piantato quando è nata una bambina, in suo omaggio. Ora lei ed io abbiamo 16 anni. Non possiamo più subire il tuo affronto, il tuo assalto”.

Parrocchetto monaco: “Sedici anni fa non avrei mai immaginato che la mia specie potesse albergare in questi luoghi. Ma il clima è cambiato. Portati in gabbia per fare da compagnia a qualche appassionato sadico siamo arrivati in Europa, tutto mentre le stagioni non erano più le stesse e la media della temperatura mondiale stava divenendo sempre più alta. Un giorno, mentre mi stavano dando da mangiare in una buia cucina di città, sono riuscito a scappare dalla gabbia, a guadagnare la finestra aperta e volare finalmente fuori”.

Ho ritrovato la mia libertà. Su grossi alberi ho poi avuto il piacere di incontrarmi con tanti amici. Su un ramo alto poi l’ho vista. Era gonfia e allegra ed è divenuta la compagna della vita. Ed ora riesco anche insieme a lei a nidificare. Non è per me che corro a cogliere i tuoi frutti. E per lei e per i miei figli”.

Mandorlo: “Non accetto scuse. Vola via!”.

Parrocchetto monaco: “Oggi che tu mi additi e mi insulti, voglio ascoltarti e darti ragione. Farò a meno, d’ora in poi, dei tuoi squisiti frutti. Mangerò altre cose per sopravvivere”.

Mandorlo: “Non ci credo, ti prendi gioco di me?”.

Parrocchetto monaco: “Credimi, sono sincero. Ma in cambio ti chiedo di raccontare al mondo che non siamo noi a voler essere invasori. Saremmo restati volentieri là da dove veniamo. Ora che siamo qui e che tornare per noi è un’impresa impossibile ti chiedo di pensare ad una convivenza tra noi e voi. Mai più coglierò i tuoi frutti, ma mai più un parrocchetto monaco, d’ora in poi, dovrà essere spazzato dal proprio habitat per un sadico gusto esotico di uomini “gentili” ma senza cuore”.

Mandorlo: “Eh sia. Siamo tutti figli della stessa terra. Convivere sarà per noi l’unica strada in questa epoca in cui c’è siccità ed il caldo cresce. Siamo due specie diverse. Io appartengo al grande mondo della flora. Tu voli nell’aria io affondo le mie radici nel terreno. Cerchiamo, però, di non farci troppo male. Ora va via. Ti prego. E non tornare più”.

Di Graziarosa Villani

Giornalista professionista, Laureata in Scienze Politiche (Indirizzo Politico-Internazionale) con una tesi in Diritto internazionale dal titolo "Successione tra Stati nei Trattati" (relatore Luigi Ferrari Bravo) con particolare riferimento alla riunificazione delle due Germanie. Ha scritto per oltre 20 anni per Il Messaggero. E' stata inoltre collaboratrice di Ansa, Il Tempo, Corriere di Civitavecchia, L'Espresso, D La Repubblica delle Donne, Liberazione, Avvenimenti. Ha diretto La Voce del Lago. Direttrice di Gente di Bracciano e dell'Ortica del Venerdì Settimanale, autrice di Laureato in Onestà (coautore Francesco Leonardis) e de La Notte delle Cinque Lune, Il processo al Conte Everso dell'Anguillara (coautore Biagio Minnucci), presidente dell'Associazione Culturale Sabate, del Comitato per la Difesa del Bacino Lacuale Bracciano-Martignano, vicepresidente del Comitato Pendolari Fl3 Lago di Bracciano.