Lago di Mezzano: nuova luce sull’antico insediamento palafitticolo dell’Età del Bronzo al termine della prima campagna 2025
È terminata la prima fase delle ricerche archeologiche subacquee, riprese dopo un lungo intervallo di tempo, nel suggestivo scenario del lago di Mezzano, piccolo specchio d’acqua di origine vulcanica situato nella caldera di Latera, nel cuore della Tuscia viterbese.
L’intervento, promosso dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria Meridionale, si concentra sull’antico insediamento palafitticolo sommerso, databile tra fine dell’età del Bronzo antico e l’età del Bronzo recente, ovvero tra il 1700–1150 a.C. circa.
Le operazioni, dirette dal Servizio Archeologia subacquea della Soprintendenza assieme ad una équipe multidisciplinare composta da archeologi e restauratori subacquei, tecnici specializzati, con la collaborazione dell’Aliquota Carabinieri subacquei di Roma, mirano a documentare, preservare e valorizzare uno dei siti protostorici più rilevanti dell’Italia centrale.
Al momento sono stati mappati più di 600 pali affioranti dal fondale argilloso su circa un terzo dell’estensione conosciuta dell’insediamento, il cui studio sarà fondamentale per la comprensione dell’antico assetto dell’area abitata, ma anche per comprendere meglio la vita di una comunità dell’età del Bronzo.
A seguito del rilievo morfobatimetrico di tutto il bacino sono stati quindi effettuati interventi mirati che hanno gettato finalmente luce sulla formazione del giacimento archeologico, la cui comprensione risulta fondamentale per la giusta collocazione e significato dei reperti rinvenuti in un contesto la cui estensione e natura non sono ancora del tutto evidenti.
Sono stati effettuati saggi in aree in cui ancora è conservato deposito antico sotto uno spesso strato di argilla molto compatto, asportato grazie all’utilizzo di sorbone spesso in condizioni di scarsa visibilità e temperatura bassa dell’acqua. Non sempre quindi, dove non affiorano pali in superficie, il deposito archeologico non è presente, ma è da ricercarsi sotto livelli di argilla depositata in tempi più recenti su un fondale che non deve essere stato tutto omogeneo, ma con depressioni e dislivelli attualmente ricoperti da uno strato più spesso.
Appare evidente dall’osservazione della profondità in cui si trovano oggi i pali, ovvero tra i 10 metri fino a 2,5 metri circa, che la parte di insediamento in acqua deve aver seguito le oscillazioni del livello del lago nell’arco di circa 600 anni, e appare già piuttosto evidente che seppur tutto il materiale sia da considerarsi caduto e rotolato da un probabile impalcato ligneo, a volte anche andato a fuoco, il materiale più antico sembrerebbe collocarsi nelle parti più profonde, mentre quello più recente nelle parti più superficiali.
Inoltre non sembrerebbero distinguersi aree abitative distinte in diversi settori del lago, ma sotto il limo e l’argilla il materiale e i pali sembrerebbero occupare almeno un quarto del lago senza soluzione di continuità secondo una stratigrafia orizzontale, o meglio sarebbe dire “concentrica”.
Eccezionale il ritrovamento di numerosi manufatti in bronzo rinvenuti principalmente concentrati in aree caratterizzate dalla presenza di pietre laviche, forse antiche frane, dove sono stati individuati anche numerosissimi pali coperti dalle pietre stesse fino quasi arrivare all’altezza della attuale sponda del lago.
Si tratta di oltre 25 manufatti bronzei di grande interesse e in stato di conservazione ottimale grazie al fatto che si trovavano a contatto con la parte superficiale del deposito di argilla in un ambiente che ne ha impedito l’ossidazione.
Tra i rinvenimenti anche frammenti di “panelle” ovvero di lingotti di bronzo spesso associati a processi di fusione, che potrebbero testimoniare la presenza di probabili officine metallurgiche.
Ad una prima analisi la maggior parte dei metalli rinvenuti durante questa campagna sarebbe da attribuirsi all’età del Bronzo recente, epoca in cui la produzione di oggetti in bronzo diventa più sofisticata, tra questi: asce ad alette, punte di lancia, fibule, anelli, uno spillone, un falcetto perfettamente conservati, anche nella lucentezza. Tra gli oggetti rinvenuti eccezionale una borchia in bronzo forata, con decorazione che riproduce il simbolo solare.
Nelle aree in cui i metalli erano certamente in giacitura secondaria, ben al di sopra dello strato archeologico, l’ausilio del metal detector assieme ai Carabinieri subacquei è stato fondamentale, anche per scongiurare eventuali future azioni clandestine, nei punti più raggiungibili.
Grazie all’intervento tempestivo dei restauratori i manufatti in bronzo sono stati subito protetti e consolidati, così da mantenerne più possibile l’aspetto originale. Alcuni di essi risultano aver subito l’azione del fuoco, probabilmente caduti e abbandonati assieme a strutture incendiate che si trovano numerose tra i resti lignei.
Obiettivo delle prossime campagne sarà quello di continuare la ricognizione dei pali sul fondale e cercare il più possibile di associare il materiale ceramico e metallico ai diversi “cerchi” secondo le fasce di profondità.
Inoltre lo scavo stratigrafico garantirà la comprensione della formazione dei depositi, certamente non del tutto dilavati poiché in alcuni casi molto ben protetti e sigillati da uno spesso strato di argilla. Non è da escludersi che molti dei materiali più superficiali, che si trovano al di sopra dell’argilla siano invece in giacitura secondaria, dilavati dalle sponde su cui tracce di insediamento sono state trovate anche in passato dove attualmente il fiume Olpeta, emissario del lago di Mezzano, sta erodendo stratificazioni antiche.