Un rimpasto salverà la giunta Crocicchi? I social mormorano ma il Palazzo è come un fortino ed ancora presto per fare i nomi dei protagonisti di questo psicodramma di metà mandato. Anche l’opposizione è silente e anzichè incalzare assiste sulla sponda del fiume, seguendo la metafora, ansiosa di veder passare il cadavere del proprio avversario.
Mai la politica braccianese è stata così autoreferenziale tanto da scansare la piazza, la cittadinanza, lo stesso elettorato che fiducioso ha affidato il mandato ad un sindaco giovane ed ad una giunta che si è riempita la bocca di partecipazione disattendendo poi, se non in alcuni casi, le promesse.
Ai tempi dei sindaci Mancini, Pezzillo, Bergodi, Stefanelli, Riccioni, Negri, Tondinelli, Sala non si può dire che il municipio fosse un panopticon in piena regola ma almeno tutti i primi cittadini hanno saputo metterci la faccia, quando andava bene e quando andava male, nelle sezioni si discuteva, ci si riuniva, si cercavano delle soluzioni. Ora, al tempo di Crocicchi, tutto è fumoso. I diretti interessati di questo cambio di passo o presunti tali non parlano. Viene da rimpiangere i politici di razza come Romolo Mangoni e la politica alla vecchia maniera, quella dove anche i partiti contavano qualcosa. Nella terza repubblica tutto è fluido ed anche un sindaco oggi più che rappresentare i cittadini come dovrebbe, si rapporta solo con la propria coscienza. O forse no.