Sinistra Italiana non condivide la scelta della giunta comunale di Roma che Giovedì 10 febbraio ha approvato i progetti per la realizzazione di due impianti di digestione anaerobica della frazione organica dei rifiuti urbani.
Uno è previsto a Casal Selce – attiguo a Valle Galeria, già martoriata dalla discarica di Malagrotta e da altri insediamenti industriali – l’altro a Cesano nell’area del XV Municipio, confinante con l Comune di Anguillara, dove la Raggi avrebbe voluto costruire un impianto di compostaggio: un’area attigua al nucleo abitato di Osteria Nuova, al Centro ENEA Casaccia (sede, fra l’altro, di un deposito di rifiuti nucleari) e distante pochi chilometri dalle case di Cesano e Anguillara.
Non è questa la strada per uscire dall’emergenza rifiuti, che la città di Roma continua a percorrere seguendo la solita logica di esportare le sue contraddizioni nella periferia metropolitana, ricorrendo a impianti di grandi dimensioni – localizzati, come questo di Cesano, in aree abitate e con viabilità già ipercritica – e tecnologie obsolete e di forte impatto sulla salute e sull’ambiente.
Il nostro NO si affianca a quello di cittadini e comitati, già contrari all’impianto precedentemente ipotizzato (compostaggio da 60.000 tonnellate/anno) che oggi si vedono un “mostro” da 100.000 tonnellate/anno per di più pensato per la produzione di biogas, che verrà stoccato in enormi serbatoi a pochi passi dalle abitazioni e da un complesso scolastico, e vicini al sito di stoccaggio dei rifiuti nucleari di Casaccia.
Gli impianti per la gestione dei rifiuti vanno realizzati, lo diciamo da tempo, ma scegliendo le tecnologie giuste, le localizzazioni giuste, e installazioni di dimensioni contenute.
L’articolo 205 bis del D. Lgs. 152/2006 modificato nel 2020 in base alle norme europee recepite, esclude che i rifiuti organici utilizzati per produrre combustibili rientrino nella logica della economia circolare.
Inoltre, trattandosi di una tecnologia che punta di fatto al solo “recupero di energia” non sarebbe possibile accedere ai fondi europei e del PNRR.
Infine, a fronte della possibilità teorica di produrre oltre a biogas anche compost (in quantità molto bassa) da utilizzare in agricoltura, in realtà trattando il cosiddetto “digestato” si ricava un materiale sporco e inquinato che dovrebbe andare in discarica con costi molto elevati.
Questi impianti per biogas, oltre a quanto detto, hanno una caratteristica particolare: godono di ingenti incentivi pubblici che consentono la redditività economica di chi li realizza. Altro che recupero di energia, e benefici economici per i cittadini: con le nostre tasse pagheremmo i profitti di chi ci rivende l’energia, una doppia beffa veramente insostenibile.
Ci opporremo in ogni modo a questa scelta scellerata che violenta un territorio pregiato, carica i cittadini di ulteriori disagi e fonti di forti inquinamenti, continuando a percorrere le solite strade a cui ci hanno abituato le varie amministrazioni che si sono succedute a Roma.
Occorre una visione moderna, coerenza con i principi dichiarati, e ricorso alle tecnologie innovative.