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Quel Passetto ponte tra due Stati: riapre un pezzo di storia di Roma

Passetto

Foto di Luigi di Stano

Settecento metri che hanno cambiato la storia. Parliamo del passetto del borgo quel passaggio che mette in collegamento il Vaticano e Castel Sant’Angelo e che salvò la vita ad alcuni papi tra cui Clemente VII, al secolo Giulio de’ Medici, assediato dai Lanzichenecchi entrati nella città eterna. Oggi un innocuo cancelletto lungo il passetto segna il confine tra due Stati. La secolare Questione Romana può essere simboleggiata da questo semplice cancelletto. Ma il passetto del borgo è anche un pezzo importante de Mausoleo di Adriano oggi Castel Sant’Angelo che ha fattto la storia, dalle prigioni agli spalti, caratterizzato da quel San Michele Arcangelo sulla sommità spesso a sfondo del suicidio della gloriosa eroina pucciniana Floria Tosca. 

Oggi, a pochi minuti dalla inaugurazione della nuova piazza Pia – uno degli interventi più importanti del Giubileo 2025, il Direttore Generale dei Musei Massimo Osanna e la Soprintendente Roma Daniela Porro hanno riaperto alle visite questo pezzo di Roma che si erge a una quindicina di metri, collegando, oggi come allora i maniero e la cupola. 

La visita davvero spettacolare finisce al citato cancelletto e  si scende a porta angelica. Per l’evento la sala era piena. In tanti hanno colto il segno storico dell’apertura di questo passetto che continua nel solco della riqualificazione di Castel Sant’Angelo nel quale ogni pietra ha una storia.In programma visite anche in mattina su prenotazione sulla app Musei Italiani e a numeri limitati.

Realizzati per la nuova fruizione anche due ascensori del quale uno a scomparsa sotto una botola. 

Un importante intervento nel solco della storia e nella riqualificazione dei beni culturali. 

Il cancelletto di confine

“Sono particolarmente lieto – ha commentato Massimo Osanna, Direttore generale Musei – di celebrare la riapertura al pubblico del Passetto di Borgo, dopo anni di chiusura. Questo passaggio fortificato non è soltanto un elemento architettonico di rara suggestione, ma rappresenta un capitolo fondamentale della storia di Roma, capace di raccontare momenti cruciali della città e della sua dimensione universale. Oggi viene restituito ai cittadini e ai visitatori un luogo che invita alla scoperta e alla conoscenza, proponendo un dialogo tra storia, cultura e paesaggio urbano. Le nuove modalità di fruizione, con percorsi guidati diurni e serali, l’allestimento del Bastione San Marco e soluzioni accessibili, confermano l’impegno verso un patrimonio culturale che possa essere sempre più esperienza condivisa, capace di connettere passato e presente in una narrazione viva”.

Il Passetto

Corridoio iconico nell’immaginario collettivo, volto a collegare il Vaticano con Castel Sant’Angelo, il Passetto risale verosimilmente all’impero di Totila, che nel VI secolo avviò la fortificazione del Mausoleo di Adriano, poi ampliata concomitantemente con l’edificazione delle mura leonine. Nel 965 si attesta la ricostruzione di un tragitto che univa Vaticano e Castello a opera di papa Giovanni XIII, ma la posa in opera del collegamento tra il Corridoio, nome alternativo con cui era conosciuto il Passetto, e il Bastione di San Marco a Castel Sant’Angelo risale al 1277, quando papa Niccolò III Orsini trasferì la sede papale dal Laterano al Vaticano, e al contempo stabilì che le donne condannate dovessero essere detenute al suo interno. Alessandro VI Borgia, durante il suo pontificato (1492-1503), fece poi raddoppiare un piano per ricavarne un passaggio coperto, ampiamente utilizzato di notte per incontrare le sue amanti. L’impiego del Corridoio quale via di fuga divenne celebre solo con il Sacco di Roma del 1527, momento in cui papa Clemente VII Medici, per evitare la cattura da parte dei Lanzichenecchi, lo percorse e si mise in salvo a Castello. Il corteo papale era composto da oltre tremila tra cardinali, vescovi, ambasciatori e nobili romani. Le cronache dell’epoca narrano che alcuni alti prelati si salvarono perché tirati su dalle mura con delle ceste; una volta ritirato il ponte levatoio, molti trovarono la morte cadendo nel fossato, mentre ben 147 Guardie Svizzere perirono per proteggere la vita del Pontefice. Le milizie di Carlo V non riuscirono a espugnare Castello, ciononostante il 31 maggio Clemente VII fu costretto a firmare un pesante trattato di resa, cui seguì a dicembre un’evasione progettata con la complicità dell’artista Benvenuto Cellini e dei capitani imperiali Gonzaga e Morone, che lo scortarono fino a Orvieto. Nell’ottobre del 1528 il Pontefice rientrò a Roma nel pieno dei riacquisiti poteri e vi regnò fino alla sua morte, avvenuta nel 1534. Nel 1565, per volere di papa Pio IV Medici, fu realizzata una nuova cinta muraria intorno ai Palazzi Vaticani e si diede inizio alla costruzione dei quartieri di Borgo Pio, Borgo Vittorio e Borgo Angelico. Il Passetto perse così la qualifica urbana di struttura difensiva, prestandosi all’apertura dei fornici volti a consentire il collegamento tra il tracciato viario della Civitas Leonina e quello della nuova Civitas Pia

L’accesso al Passetto da Castel Sant’Angelo avviene attraverso il Bastione San Marco. Il Bastione, che conserva evidenti tracce degli interventi di fortificazione succedutisi nel corso dei secoli, venne edificato al tempo di Niccolò V Parentucelli (1447-1455), cui si deve la costruzione di torrioni cilindrici in corrispondenza di tre dei quattro vertici del basamento del Mausoleo di Adriano. Durante il pontificato di Pio IV Medici (1559-1565) la struttura assunse l’assetto attuale: il livello del Bastione fu elevato fino a occultare al suo interno la torretta di Niccolò V (definitivamente eliminata nel corso del XVII secolo) e ad essa fu addossata una rampa elicoidale di collegamento alla marcia ronda. Nei primi decenni del Novecento, sotto la direzione del Generale Mariano Borgatti, primo Direttore del Museo, il Bastione fu oggetto di significativi lavori di restauro. Contemporaneamente venne avviata la ricostruzione della Mola del Castello, allestita all’interno di una delle celle radiali, dove Borgatti fece sistemare i frammenti ricomposti di tre pietre da mola ritrovati durante i lavori di sterro eseguiti nell’Ambulacro di Bonifacio IX. 

Foto di Luigi di Stano
Foto di Luigi di Stano

Foto di Luigi di Stano
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