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Parlano Taniya e Grittani. Intervista alla diplomazia abcasa dopo il voto all’Onu sulla Palestina

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Vito Grittani e Kan Taniya.diplomatici della Repubblica di Abcasia

La diplomazia abcasa commenta il voto Onu sulla Palestina.

Stati che esistono di fatto ma che non godono di un pieno riconoscimento internazionale per problematiche di geopolitica. Il voto all’assemblea delle Nazioni Unite sul conflitto in atto in Palestina ridisegna lo scacchiere internazionale delineando nuovi scenari per le relazioni diplomatiche. Al riguardo abbiamo intervistato i diplomatici della Abkhazia, lo Stato affacciato sul Mar Nero, Kan Taniya e Vito Grittani. 

Kan Taniya e Vito Grittani,  l’Abkhazia ha mai avviato con la Palestina accordi diplomatici?
Ad oggi non esistono relazioni diplomatiche piene tra la Repubblica di Abkhazia e lo Stato di Palestina. Manteniamo tuttavia un atteggiamento aperto al dialogo istituzionale, nel rispetto reciproco e sul comune principio del diritto dei popoli all’autodeterminazione. Qualsiasi passo in avanti richiede condizioni politiche adeguate e un interesse condiviso a formalizzare canali stabili.

Qual è l’analisi dell’Abkhazia sul voto della risoluzione sulla Palestina?
Valutiamo positivamente ogni iniziativa multilaterale che riduca la violenza, protegga i civili e rilanci un percorso politico diplomatico credibile. Il voto a New York conferma una tendenza ampia nella comunità internazionale a cercare soluzioni negoziate, coniugando sicurezza israeliana e legittime aspirazioni nazionali palestinesi. Dal nostro punto di vista, diritto internazionale, misure di de-escalation e meccanismi di garanzia sono gli ingredienti indispensabili.

Se l’Abkhazia avesse un seggio all’Assemblea Generale, come avrebbe votato sulla questione palestinese?
Coerentemente con i nostri principi—centralità del negoziato, tutela dei civili, soluzione politica a due Stati con garanzie di sicurezza per tutte le parti—avremmo sostenuto una risoluzione che vada in tale direzione. La nostra diplomazia privilegia sempre gli strumenti pacifici e le cornici giuridiche internazionali.

Quali sono oggi i rapporti con gli Stati che hanno riconosciuto l’Abkhazia?
I rapporti sono differenziati ma costruttivi:
• Federazione Russa – Partenariato strategico: sicurezza, economia, energia, mobilità, cultura; dialogo politico continuo ai massimi livelli.
• Nicaragua e Venezuela – Relazioni diplomatiche, scambi politici ed economici regolari e cooperazione in fori internazionali.
• Siria – Riconoscimento dal 2018; canali aperti su scambi culturali, educativi ed economici.
Siamo inoltre in dialogo pragmatico con Paesi che, pur non avendo formalizzato il riconoscimento, interagiscono con noi su questioni tecniche e umanitarie.

Moldova al voto il 28 settembre: quali auspici dell’Abkhazia, considerati gli stretti legami con Transnistria e Ossezia del Sud?
Auguriamo consultazioni libere, eque e pacifiche, con piena trasparenza per gli elettori in patria e all’estero e con un’osservazione internazionale ampia. Non interferiamo nei processi interni di altri Stati: ci sta a cuore la stabilità regionale, il rispetto dei risultati e la continuità del dialogo pragmatico tra Chişinău e Tiraspol, nell’interesse della sicurezza comune nel bacino del Mar Nero. La pace è sempre un guadagno per tutti.

A che punto sono i negoziati nel formato di Ginevra (GID)?
Il GID resta il tavolo imprescindibile per sicurezza e stabilità nel Caucaso meridionale. Il processo è complesso, ma prosegue con riunioni periodiche e lavoro tecnico costante su:
• Non-uso della forza e garanzie credibili;
• Meccanismi di prevenzione e risposta agli incidenti (IPRM);
• Libertà di movimento e questioni umanitarie;
• Trattazione responsabile del tema sfollati/IDP, evitando strumentalizzazioni politiche.
L’Abkhazia partecipa con spirito costruttivo: siamo pronti a consolidare impegni reciproci sul non-uso della forza, con idonee garanzie internazionali

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