Chirurghi in protesta all’ospedale di Bracciano che non digeriscono l’ordine di servizio che in nome del via (quando?) dei lavori di lungodegenza parlando di chiusura del servizio denominato forse un po’ impropriamente di week surgery, chirurgia con ricoveri a 5 giorni, che passa ora sotto Medicina.
Il temporaneo, al Padre Pio di Bracciano, spesso è diventato permanente e questo teme la squadra di chirurghi sottorganico (sono 6 dovrebbero essere almeno 10) che fanno turni snervanti, rinunciando spesso anche alle ferie. Parlano di un blitz disposto solo 24 ore prima con una nota del direttore sanitario ospedaliero Carbone, nota sulla quale si registra il silenzio dei due primari di riferimento, il neo arrivato Pasquale Lepiane al comando di chirurgia generale e Carmelo D’Arrigo alla guida di Ortopedia.
Un servizio che stava andando bene avviato nel 2019 di fatto è stato depotenziato. L’ospedale di blitz in blitz soffre ora di una cronica emorragia di posti letto. Nel 2015 c’erano 16 posti letto di chirurgia generale più 8 di day surgery. In tutto 24 posti oggi ridotti a 6 posti soli, di fatto depotenziati. Oltretutto il lavoro in questo ambito non manca perché il reparto, finora, di Week Surgery è stato 50 per cento di Chirurgia Generale e 50 per cento di Ortopedia.
I chirurghi indicano in Giuseppe Quintavalle, deus machina della Asl Roma 4, il responsabile dello stato di cose. Senza mezzi termini sottolineano che nella Asl Roma 4 “c’è un uomo solo al comando” che decide “chi deve vivere e chi deve morire”, Quintavalle appunto (vicino in origine al centrodestra ma oggi sostenuto anche dal centrosinistra) che si prepara a lasciare la Asl per altri prestigiosi incarichi. Resta poi l’incognita della struttura. Molti piani sono chiusi e non utilizzati mentre al terzo piano si concentrano vari reparti anche in danno alle normative anticovid. C è un reparto al 3 piano ex chirurgia-Ortopedia fino a tre mesi fa di 16 letti inutilizzato e vuoto. I camici bianchi non esultano per la lungodegenza, chiedono di continuare a lavorare come stavano facendo. L’ospedale si sta via via trasformando probabilmente in una Rsa. Non è certo quello che si chiedeva con i cortei in difesa del nosocomio e in nome della Golden hour. Perché tanti spazi inutilizzati? A cosa sono destinati? Perché l’organico è ancora sotto rispetto all’ospedale fratellastro, il San Paolo di Civitavecchia? Perché si decide da un giorno all’altro? Quanti sono e quali effettivamente i posti letto al Padre Pio? Quando finirà la fabbrica infinita dei lavori (Più operai al lavoro che pazienti ricoverati)? Perché non si dota l’ospedale di una terapia intensiva? Tutte domande che gireremo all’assessore regionale alla sanità Alessio D’Amato. Intanto al Padre Pio l’amarezza lievita.
Graziarosa Villani
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