Intervista esclusiva all’ex agente segreto, autore di Supernotes, tra i votati durante la seduta per la elezione del nuovo Capo dello Stato. “L’elezione di tutte le cariche apicali dello Stato avviene formalmente in Italia ma deve avere la benedizione di Washington”
Vincenzo Fenili, sia il 25 e il 26 gennaio, nel corso dello spoglio per le elezioni del nuovo Presidente della Repubblica, lei ha riscosso più di un voto. Chi pensa la voglia al Quirinale e perché?
In realtà non credo che, realisticamente, nessuno possa volermi al Quirinale però la logica dei messaggi criptati lanciati attraverso le prime votazioni risiede nella comunicazione politica del Parlamento tanto difficile da interpretare quanto sofisticata: non ho assolutamente idea di chi mi abbia ripetutamente votato ma è ovvio che è stato lanciato un messaggio i cui contenuti mi sono sconosciuti. Il mio primo libro “Supernotes”, scritto con Luigi Carletti e diventato un best-seller venduto in oltre trenta Paesi e tradotto in nove lingue, ha avuto molto seguito anche tra i parlamentari ed ho qualche buon amico fra loro. Ritengo che, al di là di qualsiasi dietrologia, i voti siano stati molto semplicemente una manifestazione di stima ed amicizia: quest’ultimo concetto, quando declinato con sincerità e cuore, è una merce rarissima o perlomeno così è stato nella mia vita professionale e personale. Forse come nella politica, il mio mondo è stato popolato di traditori e traditrici, parassiti che sono saliti sul carro del vincitore salvo poi abbandonarlo al minimo sentore di venti di tempesta nella speranza che chi fu fautore e responsabile delle loro fortune soccombesse nell’oblio…così non è stato ma la mia memoria è lunga. Inutile dire che sono lusingato da quei voti e mi viene un po’ da ridere se penso che qualche magistrato potrebbe vederci l’ennesimo oscuro complotto! Non sto assolutamente, almeno in questo caso, tirando una stoccata alla magistratura: in questa categoria annovero anche qualche amico vero, ricordo in particolare un’amica magistrato che in tempi di grave pericolo si spese assieme a pochissimi altri per salvarmi la vita. Questi sono quei rari rapporti personali che mi interessano e per i quali lotto e lotterei volentieri!
Un agente segreto sotto copertura che dovesse salire al Quirinale sarebbe certo scomodo per molti ambiti sia nazionali ed internazionali in quanto profondo ed attento conoscitore di “trame” che rischiano di rimanere ignote al grande pubblico. Il suo nome nel corso dello spoglio deve aver certo far saltare sulla sedia più di una persona. Un agente “scomodo” per chi?
Guardi, premesso che l’elezione di tutte le cariche apicali dello Stato avviene formalmente in Italia ma deve avere la benedizione di Washington, lo scenario che lei immagina non è solo fantastico ma si colloca addirittura al di là dell’ “orizzonte degli eventi”! Per le ragioni che lei ben sottolinea, chi si fosse mai trovato ben all’interno di quelle “trame” alle quale lei allude non potrebbe mai ricoprire cariche pubbliche di rilievo a meno di non firmare, letteralmente, un patto col Diavolo. Si può servire il proprio Paese lungamente e fedelmente, anche pagando un prezzo rilevante, senza però mai abbandonare senso critico e capacità di analisi: nel momento in cui deontologia e senso morale si scontrano con realtà diverse ed in rotta di collisione è necessario fare scelte forti…che per l’appunto ti rendono improvvisamente scomodo. So per certo che qualcuno non ha gradito quel voto ma non speculerò in questa sede su chi possa avere alzato gli occhi al cielo! Messaggio ricevuto, ne sono certo.
Parlamento e servizi segreti, quali i rapporti in passato, quali oggi?
I rapporti tra le due identità istituzionali sono, teoricamente, ben regolati e strutturati attraverso successive riforme volte ad una ottimizzazione degli stessi. Spesso il problema risiede non nella struttura del sistema ma negli uomini che la gestiscono ma questa è una ovvietà che si applica alle istituzioni in toto. Qui mi fermo e preferisco non aggiungere altro.
Lei, non ne ha fatto mistero, ha fatto parte di Stay Behind. Report nell’ultima puntata ha approfondito i temi delle stragi di Stato alludendo a due Gladio una “buona”, l’altra “cattiva”. Cosa pensa al riguardo?
Nella mia molto personale ed ovviamente parziale esperienza, Gladio era una struttura non solo legittima ma che operava in ambiti controllati e con le regole di ingaggio tipiche di quel tipo di attività. Io ho conoscenza solo di una Gladio, quella “buona” che serviva lealmente e silenziosamente lo Stato ma non posso escludere che vi fossero delle deviazioni, come in tutti gli organi istituzionali e non. Di una cosa però sono abbastanza sicuro: su quelle vicende non si farà MAI luce. E forse va bene così.
In queste ore si fa il nome di Belloni. Come vedrebbe lei questa donna al Quirinale?
Nella mia molto modesta opinione, un nome di assoluto prestigio che fonde qualità personali, professionali e morali di assoluto spicco e grande spessore istituzionale. Tutti motivi per i quali probabilmente non farà il Presidente…ma spero di sbagliarmi.
Da addetto ai lavori come vede i venti di guerra per la “questione” ucraina?
Una gigantesca trappola nella quale gli Stati Uniti ed i suoi alleati stanno cadendo. Una classica operazione di “doppia agenda” creata da una mente geniale che sta utilizzando, dopo averlo provocato, il progressivo indebolimento degli USA e dei suoi amici nello scacchiere globale. Io sono ovviamente un osservatore poco imparziale ma è ovvio che fintanto che l’Italia non imparerà ad avere una politica internazionale più indipendente, soprattutto dagli USA, continueremo a finire nei guai: non dimentichiamo MAI, ad esempio, le 53 vittime italiane in Afghanistan ed i caduti di Nassiryia, valorosi militari caduti per guerre che non erano le nostre. E con fini biechi ed inconfessabili.
Graziarosa Villani
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