Pubblichiamo con piacere una nota di Mattia Azzella sulla presenza ne lago di Bracciano della pianta carnivora Utricularia australis

Il lago di Bracciano non smette di stupire. Nelle sue acque si trova una straordinaria biodiversità. Tante alghe della famiglia delle Characeae, le così dette “alghe a candelabro” (stoneworts in inglese), che sono tutelate in Europa per la loro rarità, e che da noi sono invece abbondantissime e formano il così detto “marineto”, quelle praterie che si spingono a 20 metri di profondità e che i pescatori conoscono bene. Nelle acque del lago di Bracciano vive inoltre una specie endemica, ovvero esclusiva del lago di Bracciano, Isoëtes sabatina. Questa piccola felce acquatica trova rifugio nelle acque del lago sabatino ed è la più rara d’Europa del suo genere.
E ora, insieme alla professoressa Ceschin di Roma TRE, abbiamo documentato l’unico popolamento noto (insieme a quello di Bolsena) di Utricularia australis che fiorisce sommersa. L’Utricularia è una pianta acquatica priva di radici che normalmente colonizza piccoli stagni poco profondi. È caratterizzata da piccole fiaschette alle ascelle delle foglie, dette utriculi, all’interno delle quali intrappola piccoli invertebrati. Quindi, a tutti gli effetti, è una pianta carnivora, che come tutte le piante carnivore intrappola e digerisce piccoli animali per ottenere i nutrienti che non riesce a trovare nel suolo. Come mai Utricularia al lago di Bracciano vive a 4 metri di profondità? Sicuramente le numerose attività umane e l’intenso sfruttamento della linea di costa non facilitano la vita delle piante che vorrebbero crescere sulle rive del lago. Quindi, chi può, si rifugia in profondità. Altre specie invece semplicemente si estinguono e non possono donarci la loro bellezza. Sono quindi sempre più rari i fiori del giglio d’acqua (Iris pseudacorus) e del giunco fiorito (Butomus umbellatus) e le spighe della tifa. Perché, anche se tutti abbiamo a cuore il lago, in pochi ne capiamo le dinamiche ecologiche. Quindi ogni anno, per semplicità, preferiamo “pulire” le spiagge, pubbliche e private, da tutto quello che vi cresce. Non siamo disposti a condividere con le piante. Tutto deve essere spianato per accogliere il maggior numero possibile di persone, che puntualmente lasceranno sulle nostre coste quintali di plastica e altri rifiuti. Sarebbe fondamentale lasciare porzioni di costa alla naturale colonizzazione delle piante acquatiche. Quindi evitando di rimuovere la vegetazione su tutto il fronte lago, con lo scopo di “aumentare le aree fruibili”, ma con l’unico risultato di deteriorate sempre più l’ecosistema lacustre. Perché il lago di Bracciano e straordinario ma rimarrà tale solo se ci impegniamo tutti per la sua salvaguardia, soprattutto dopo i tanti danni accumulati in seguito alla crisi idrica del 2017.

Mattia Azzella

Di Graziarosa Villani

Giornalista professionista, Laureata in Scienze Politiche (Indirizzo Politico-Internazionale) con una tesi in Diritto internazionale dal titolo "Successione tra Stati nei Trattati" (relatore Luigi Ferrari Bravo) con particolare riferimento alla riunificazione delle due Germanie. Ha scritto per oltre 20 anni per Il Messaggero. E' stata inoltre collaboratrice di Ansa, Il Tempo, Corriere di Civitavecchia, L'Espresso, D La Repubblica delle Donne, Liberazione, Avvenimenti. Ha diretto La Voce del Lago. Direttrice di Gente di Bracciano e dell'Ortica del Venerdì Settimanale, autrice di Laureato in Onestà (coautore Francesco Leonardis) e de La Notte delle Cinque Lune, Il processo al Conte Everso dell'Anguillara (coautore Biagio Minnucci), presidente dell'Associazione Culturale Sabate, del Comitato per la Difesa del Bacino Lacuale Bracciano-Martignano, vicepresidente del Comitato Pendolari Fl3 Lago di Bracciano.