Radici antiche per una delle bevande divenute tipiche nel periodo natalizio. Il vin brûlé, distribuito nelle fredde notti delle festività per riscaldarsi, risale alla civiltà greca e romana. I Romani ne parlavano come il conditum paradoxum. Nel “De re coquinaria” Apicio racconta di un vino caldo aromatizzato con spezie, dolcificato con miele e pepato. Il vinum conditum si usava come digestivo a fine dei banchetti. Viene preparato oggi con spezie, scorze di agrumi e vino rosso.
Ingredienti: 1 litro di vino rosso, 1 scorza di limone, 2 stecche di cannella, 5 bacche di ginepro, noce moscata, 100 grammi di zucchero, 1 scorza d’arancio, 8 chiodi di garofano e 1 anice stellato.
Si inizia versando lo zucchero in un tegame dai bordi non troppo alti aggiungendo poi le due stecche di cannella, le bacche di ginepro, i chiodi di garofano e l’anice stellato. Si aggiungono inoltre le scorze di due agrumi e infine si aggiunge un vino rosso dal gusto corposo. Una volta posto sul fuoco il composto va portato lentamente in ebollizione mescolando finché lo zucchero non si sia sciolto del tutto. A questo punto si dovrà usare uno spiedino di legno infiammato a una delle due estremità ed avvicinarlo al vino che sta bollendo: l’alcool contenuto nel vino prenderà fuoco. Lasciarlo fiammeggiare fino a che non si spegne da solo. Il vin brûlé va poi filtrato con un colino a maglie finissime.
Credit foto <a href=”https://it.depositphotos.com/stock-photos/abstract.html”> – it.depositphotos.com</a>