Lettera aperta di Sara Gálea Diritti cimiteriali, dignità e rispetto delle persone
Da troppi anni una vicenda familiare attende risposte. Oggi, in qualità di figlia, chiedo pubblicamente al Sindaco e al Presidente del Consiglio comunale chiarimenti che, nonostante le numerose richieste formali presentate nel tempo attraverso protocolli e interlocuzioni con gli uffici, non sono mai arrivati. Mio padre ha acquistato il diritto di utilizzo di una sepoltura cimiteriale dalla ditta concessionaria Gobbi e Pisano, per la durata prevista di trentacinque anni, regolarmente pagata. Il loculo è stato successivamente dato a terzi in via dichiaratamente temporanea, in attesa di nuove disponibilità. Quella temporaneità avrebbe dovuto avere un limite temporale e una conseguente restituzione, ma non è mai stata indicata una data di cessazione della concessione provvisoria. Ancora oggi si attende la restituzione. Nel tempo, sul loculo destinato a mio padre sono stati installati marmi, arredi, una targa nominativa ed è stata attivata la luce votiva, trasformando di fatto una sistemazione temporanea in una situazione stabile. Vista la natura dichiaratamente temporanea dell’assegnazione, risulta incomprensibile e giuridicamente anomala la trasformazione di tale sepoltura in una sistemazione definitiva. La temporaneità, per definizione, presuppone una durata determinata o determinabile e il successivo ripristino della situazione originaria. Nel nostro ordinamento non esiste una temporaneità priva di termine. Anche un utilizzo temporaneo che incida su una concessione esistente deve avere un limite certo, poiché un uso temporaneo non può sospendere sine die un diritto concessorio valido, altrimenti si realizzerebbe una revoca di fatto in assenza di procedimento. L’articolo 92 del DPR 10 settembre 1990, n. 285, Regolamento di Polizia Mortuaria, stabilisce che le concessioni cimiteriali siano rilasciate a tempo determinato. Ne consegue che qualsiasi utilizzo definito come temporaneo debba avere un termine certo e non possa trasformarsi, per inerzia o tolleranza, in un’occupazione stabile, soprattutto quando incida su una concessione già esistente. L’articolo 824 del Codice Civile qualifica i cimiteri come beni appartenenti al demanio comunale. Anche in presenza di concessioni o diritti di utilizzo, il bene non perde la propria natura demaniale e resta soggetto a regole stringenti di controllo, vigilanza e temporaneità. La stabilizzazione di fatto di un uso non autorizzato integra un’occupazione sine titulo. Nel corso degli anni, mio padre ha chiesto più volte spiegazioni attraverso richieste protocollate e contatti diretti. Ha interpellato gli uffici competenti, il Segretario generale, il Capo area, il Sindaco Angelo Pizzigallo, arrivando anche a incontrarlo personalmente insieme a due giornalisti, per ottenere chiarimenti su quanto stava accadendo. La questione posta ha sempre riguardato l’individuazione del soggetto che abbia autorizzato l’installazione degli arredi e l’attivazione della luce votiva su una sepoltura che avrebbe dovuto mantenere carattere temporaneo. Dalla documentazione e dalle risposte ricevute nel corso degli anni non emerge alcuna risposta esaustiva. Non risulta individuato un soggetto responsabile, (possibile?) né è stata fornita una spiegazione univoca che chiarisca se tali autorizzazioni siano riconducibili alla ditta concessionaria o al Comune. Il Sindaco, quale garante dei diritti dei cittadini, ha il dovere di vigilanza, controllo e indirizzo su quanto avviene all’interno del cimitero comunale. Resta inoltre aperta una questione fondamentale relativa all’individuazione del soggetto che sta sostenendo il costo della luce votiva, in assenza di un’autorizzazione formale degli uffici e in mancanza di una richiesta riconducibile al legittimo avente diritto ( chi la sta pagando senza autorizzazioni e richieste? ) Successivamente, mio padre, ha presentato denuncia ai Carabinieri, chiedendo il ripristino della situazione originaria. Anche in tale circostanza, nulla è cambiato. Oggi chiedo chiarezza e trasparenza su questa vicenda. Chiedo che venga indicato chi abbia consentito o tollerato la trasformazione di una situazione temporanea in una condizione stabile ( ormai anni) e per quale ragione ciò sia avvenuto in assenza di atti chiari, tracciabili e conformi alla legge. Quando si parla di diritti cimiteriali si parla di rispetto, di dignità e di regole. Il rispetto non è negoziabile. Lasciare una persona anziana per anni nell’incertezza sul proprio diritto alla sepoltura non costituisce un mero disguido amministrativo, ma incide direttamente sulla dignità, sulla serenità e sulla tutela dovuta a chi, per età e condizioni, merita particolare protezione. Tale situazione determina una evidente disparità di trattamento e produce un pregiudizio grave nei confronti di una persona di novantuno anni, privata della certezza di ciò che accadrà dopo la propria morte. Per questi motivi chiedo al Sindaco di Anguillara Sabazia, pro tempore, di dare contezza di quando e come verrà ripristinato il diritto di utilizzo della sepoltura acquistata da mio padre, affinché egli possa vivere, all’età di novantun anni, nella serenità di sapere di aver garantito a sé stesso un dopomorte dignitoso e rispettato. Ritengo inoltre doveroso rivolgere tale richiesta anche al Presidente del Consiglio comunale, considerato il rapporto di prossimità familiare con la ditta concessionaria che ha venduto il diritto di utilizzo del loculo a mio padre, affinché venga chiarito se le responsabilità della vicenda siano riconducibili al concessionario o al Comune. Quando un’amministrazione perde il controllo delle regole più elementari e del rispetto dei suoi cittadini, anche nei luoghi del silenzio e della memoria, non risulta più essere una vicenda privata a essere in discussione, ma qualcosa che colpisce tutta la collettività e il senso stesso dell’istituzione. La trasparenza non è un favore né un servizio opzionale, ma un dovere, e la dignità delle persone non può essere sacrificata all’opacità o al non detto. Come cittadina e come figlia chiedo pubblicamente che venga ristabilito il diritto di mio padre di sapere di avere la propria dimora, accanto a quella futura di mia madre, così come aveva scelto e pagato anni fa, per un desiderio profondamente umano.
In fede
Sara Gálea
