Bellezze in bicicletta. Hanno invaso le strade e il mercato. Cicliste urbane, cicloturiste, agoniste. Anche in Italia. E pensare che all’inizio il mondo del ciclismo non era così aperto. Alla Parigi-Rouen del 7 novembre 1869, fra i 120 al pronti-via, c’era anche una donna, che si era iscritta come Miss America, ma era inglese, fu la ventinovesima dei 34 a giungere al traguardo dei 123 chilometri (e la prima a comparire in un ordine d’arrivo), e si racconta che passò la notte – non proprio in bianco – con un affettuoso accompagnatore.
E nel 1898, a Oakham, Surrey, Inghilterra. Due donne contro: Martha Sprague e Florence Harberton. La Sprague, albergatrice, e la Harberton, cliente, nonché tesoriera dell’associazione Rationale Dress e moglie di un visconte. La Sprague vietò l’ingresso nel suo hotel alla Harberton, perché la Harberton indossava pantaloni alla zuava, camicia di flanella con cravatta, cappello a tesa e guanti. Insomma: era vestita da ciclista. E la cosa sembrava moralmente disdicevole e addirittura – in pubblico – scandalosa.
E al Giro d’Italia del 1924, fino all’ultimo momento gli organizzatori avevano nascosto l’identità della prima donna alla partenza, elidendo l’ultima lettera del suo nome e trasformandola in Alfonsin Strada, per il timore di rappresaglie dei tifosi e dei lettori, e forse anche degli altri concorrenti. Tranne poi ricredersi e tenere in gara la tenace pedalatrice emiliana anche dopo che era giunta fuori tempo massimo nell’ottava tappa, L’Aquila-Perugia, 296 chilometri di sterrato, in una giornata di pioggia e vento.
“Le donne in bicicletta” è il tema dell’incontro di domenica 26 settembre, alle 11, nella Biblioteca della bicicletta Lucos Cozza a Trevignano Romano. Una narrazione di Marco Pastonesi, scrittore e giornalista sportivo e la presentazione del libro “Alfonsina e la strada”, di e con Simona Baldelli (Sellerio), in collaborazione con Fiab Roma Ruotalibera. Ingresso libero.