La mobilità del futuro passa anche dal lago di Bracciano. La caccia al litio per produrre le batterie agli ioni di litio per le nuove vetture ibride è approdata anche nel territorio sabatino con le mire da parte di due aziende minerarie, la australiana Altamin e la tedesca Vulcan Energy Italy. Memori delle ricerche di Eni ed Enel attorno a metà degli anni Settanta che evidenziarono un’alta concentrazione di litio ora si torna a esplorare il territorio. Ad oggi La Regione Lazio con un atto dirigenziale del 12 gennaio 2022 a firma di Wanda D’Ercole ha dato l’ok per la ricerca di litio nell’ambito del progetto denominato “Cesano” presentato dalla Vulcan rappresentata in Italia da Niccolò Dainelli, geologo. In realtà l’area interessata è costituita in gran parte dalla Valle del Baccano laddove un tempo si trovava l’omologo lago – facente parte dei Sabatia Stagna di epoca romana – poi prosciugato. La Vulcan, al momento, è stata autorizzata per tre anni a fronte di una spesa di 7.463 euro, ad effettuare indagini preliminari finalizzate alla verifica e valutazione della potenzialità mineraria dell’area ovvero “esclusivamente” allo studio dei dati provenienti dai pozzi geotermici realizzati in passato, oltre che all’effettuazione di rilievi geologici di superficie e da analisi di laboratorio su campioni di gas, di fluidi e rocce prelevati in loco. La Vulcan con sede a Perth si propone di produrre litio dalle cosiddette “brine geotermiche” da impiegare nella produzione di batterie mediante una tecnologia brevettata denominata “Zero Carbon LithiumTM”. A mettere gli occhi sul territorio anche la Altamin, società australiana con sede a South Perth, che è in attesa di autorizzazione analoga per i progetti denominati “Campagnano” e “Galeria”. L’appetito è grande perché in base alle conoscenze attuali il giacimento di litio presente in zona ad un profondità di circa 1.300 metri è notevole considerato che per ogni litro d’acqua sotto forma di vapore la presenza di litio risulta compresa tra i 350 e i 380 milligrammi, risultando tra i più alti al mondo. Concentrazioni analoghe si registrano nell’Alto Reno in Germania dove ad operare ci sarebbe ancora la Vulcan. Si calcoli che il giacimento Usa più consistente a Salton Sea in California fa registrare solo 200 milligrammi al litro. L’area “Cesano” dove Vulcan potrà indagare è molto estesa. Si tratta per la precisione di 1.146,17 ettari. Il progetto qualora dovesse passare alla Fase II dovrà essere sottoposto alla Valutazione di Impatto Ambientale. In forza del placet della Regione Lazio, la Vulcan può però sin da ora accedere a proprietà private previo consenso dei proprietari. Non potrà effettuare indagini attraverso scavi o perforazioni. Confina con l’area di ricerca “Cesano” l’area mineraria opzionata da Altamin “Campagnano”. Si estende per 2.040 ettari quella di Galeria in via di approvazione. La Vulcan, comunque, forte anche dello sfruttamento del litio dell’Alto Reno, potrebbe aver venduto la pelle dell’orso prima di averlo ucciso. Ha infatti firmato un accordo vincolante con Stellantis, la multinazionale leader mondiale nella produzione di veicoli, con la quale si impegna a partire dal 2026 a fornire fino a 99mila tonnellate di idrossido di litio da destinare alla produzione di batterie per auto elettriche. Ma cosa potrebbe succedere se le prospettive del litio di Baccano dovessero essere confermate? Certo l’area assumerebbe ben altri connotati divenendo di fatto una concessione mineraria a tutti gli effetti. La questione, oltre che impattare molto sull’economia locale, potrebbe sollevare polemiche. Ma ad oggi la caccia al litio non ha avuto grandi clamori sul territorio anche perché finora se ne sono occupate in massima parte testate di settore o economiche come Il Sole24. Le quotazioni del litio comunque sono in continuo crescendo. Se ad inizio anno il prezzo era di 35mila dollari a tonnellata, per gli analisti, ad agosto di quest’anno potrebbe raggiungere i 52.500 dollari.
Graziarosa Villani
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