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La collezione archeologica Panunzi torna a far parlare di sé: nota di Elena Felluca

Con Delibera di Giunta Comunale n. 167 del 16-07-2019 l’attuale Amministrazione Comunale di Bracciano accetta in donazione la Collezione Archeologica Panunzi.
In passato mi sono espressa con varie lettere regolarmente registrate con numero di protocollo (qui riassunte https://www.lagosabatino.com/2018/il-museo-civico-di-bracciano-merita-di-meglio/) e continuo, da oltre 3 anni, sulla stessa linea.Con questo nuovo atto amministrativo la Giunta Comunale accetta la donazione della collezione da parte delle eredi Panunzi, proposta con “nota prot. 19708 del 04/06/2019”, come riportato nel documento. Quindi, esse non vogliono più vendere gli oltre 300 reperti archeologici di provenienza incerta al Comune di Bracciano, al prezzo di € 80.000,00, ma donarli. Dopo un’attesa di oltre 8 anni dal primo atto emesso dalla Giunta Sala in merito alla volontà di acquisto, sembra esserci un ripensamento da parte delle proponenti, nonostante la Cassa Depositi e Prestiti abbia concesso il diverso utilizzo di una parte del mutuo contratto per la realizzazione di una scuola, come dichiarato nel documento in oggetto: “con deliberazione n. 228 del 11/10/2018 la Giunta ha deliberato di acquistare la collezione Panunzi per € 80.000,00 utilizzando parte del mutuo già contratto con Cassa Depositi e Prestiti posizione n. 4483791/00 ed autorizzando la dirigente a chiedere a quell’ente il diverso utilizzo del prestito, che è stato poi concesso, come risulta dalla nota prot. 38695 del 15 novembre u.s”. Quindi le eredi rinuncino a € 80.000,00? Chiedo se non ci sia altro da sapere sulla questione.
Però le eredi pongono delle condizioni, ossia “che la sala che si costituirà con i reperti da loro donata venga intitolata ad Ennio, Piero e Bruno Panunzi e che il Comune si faccia carico di tutte le spese di assicurazione, trasporto e ripristino degli spazi privati dopo lo smontaggio dei pezzi oggi murati nella loro residenza; che le stesse hanno pure proposto al Comune che i soldi stanziati per la collezione vengano – impiegati in opere destinate al museo ed alla sua valorizzazione”. Giusta e legittima richiesta, ma il mio dubbio resta a monte, non mi è chiaro per quale motivo il museo debba accogliere reperti di “provenienza incerta”, dal momento che esistono numerosi reperti di sicura provenienza braccianese, recuperati per mezzo di scavi archeologici regolari e ricerche autorizzate, come già segnalato. Ma va anche considerato che le dinamiche di acquisizione e di composizione di una collezione di reperti archeologici di provenienza incerta, da parte di privati, e le modalità di conservazione, sono un fatto culturale degno di approfondimenti e divulgazione.
La delibera in oggetto prosegue dando atto “che l’Amministrazione si farà carico delle spese assicurative, notarili, di trasporto e di tutte quelle necessarie per l’acquisizione, incluso il ripristino degli spazi della residenza delle eredi che verranno danneggiati dallo smuramento dei pezzi della collezione che devono confluire in museo”. Questa affermazione fa supporre che alcuni pezzi della collezione siano materialmente compromessi poiché murati, aspetto alquanto discutibile, e che il Comune di Bracciano dovrebbe farsi carico di smurarli e di ripristinare gli spazi. Dunque, ad esempio, se una lapide è inserita nel muro privato, il Comune dovrebbe usare soldi pubblici per smurarla e ricostruire il muro privato? Chi ha fatto murare un qualsiasi reperto antico, a mio avviso, non solo si dovrebbe occupare delle spese dello smuramento, ma dovrebbe farsi carico anche delle spese di restauro e ripristino dell’oggetto.
Il bello viene qui: “l’Amministrazione intende accettare la loro donazione, che permetterà di accrescere le collezioni museali, utilizzando i reperti acquisiti per mettere in atto azioni di valorizzazione e di divulgazione della conoscenza degli insediamenti etruschi di questo territorio”. Ma se i reperti sono di “provenienza incerta”, come fanno ad accrescere la conoscenza degli insediamenti etruschi di questo territorio?Noto, inoltre, la mancanza della citazione della Delibera di Giunta Comunale n. 142 del 02-12-2016 nella quale è dichiarato che “atto delle difficoltà finanziarie in cui versa l’Ente si ritiene opportuno non procedere all’acquisto della collezione archeologica di proprietà delle eredi Panunzi” e demandare “alla famiglia Panunzi la facoltà di decidere se devolvere o meno al comune di Bracciano la collezione archeologica”.
L”Amministrazione, quindi, accetta la donazione e le condizioni, ma senza aver accertato i costi effettivi, infatti dà mandato alla capo area responsabile di “stimare la spesa necessaria per ognuno degli adempimenti necessari, che sarà oggetto di successivi atti autorizzativi da parte di questa Giunta comunale”…e se i costi fossero al di sopra delle aspettative e della disponibilità dell’Amministrazione di spendere 80.000,00€, cosa accadrebbe?A tal riguardo è lecito considerare la nota prot. n. 14864 del 24-04-2019 diffusa on line (https://marcotellaroli.blog/2019/04/27/bracciano-mancata-trasparenza-sulla-collezione-archeologica-guardate-che-cose-venuto-a-galla/?fbclid=IwAR3nDiZGmJlCqsVX05qt8wQ0HLLQxza6Sw441Ca3Bgkl30Vf6IMuKESUzlw), che ha per oggetto “Diniego delle controinteressate alla consegna della documentazione richiesta”, per mezzo della quale si nega l’accesso agli atti ad un consigliere di minoranza che vorrebbe visonare del materiale prodotto e pagato con soldi pubblici. Infatti, lui chiedeva di visionare le schede compilate dall’archeologo incaricato dal Comune di Bracciano per mezzo della determina n.105 del 15/12/2011, con la quale si impegnavano € 1500,00 per la stima e per la schedatura dei manufatti della collezione archeologica Panunzi, di proprietà privata. Allora, la schedatura dei manufatti della collezione archeologica Panunzi è stata pagata con soldi pubblici, ma sembra non sia possibile consultarla. Perchè e cosa c’entra la privacy? Il consigliere chiede di visionare le schede, non i reperti.
La collezione è ancora di proprietà privata, ma il Consiglio Comunale, con Delibera di Consiglio n. 26 del 28-03-2019, con oggetto “approvazione programma per il conferimento di incarichi di studio, ricerca e consulenze e di collaborazione autonoma anno 2019 (art. 3, comma 55 legge 244/2007)”, decide di impegnare altre € 1.500 per pagare un archeologo per “studio e comunicazione della collezione Panunzi”.
La “provenienza incerta” dei reperti che compongono la collezione non è una mia supposizione, lo dicono le didascalie dei reperti in prestito esposti nel Museo Civico di Bracciano, chiuso al pubblico, e lo dice la nota prot. n. 27282 del 25/7/2016 a firma del direttore del Museo stesso (“i reperti non abbiano provenienza certa” cit.).
Spero che gli 80.000 € vengano veramente investiti in modo costruttivo e duraturo a favore della ricerca storica e archeologica di Bracciano.Invito nuovamente l’Amministrazione Comunale di Bracciano ad evitare spese per acquisire la Collezione Archeologica in oggetto, per le motivazioni in precedenza espresse, e a concentrare le risorse economico-finanziarie pubbliche in progetti culturali volti a valorizzare la reale identità storica di Bracciano.
Concludo osservando che un’area amministrativa in cui confluiscono il Patrimonio, il Museo, la Biblioteca con i Servizi cimiteriali non poteva agire diversamente.
Dottore di Ricerca in Archeologia
Dott.ssa Elena Felluca
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