Duro commento all’ammissibilità da parte della Regione Lazio dell’aumento dei prelievi dalle Sorgenti del Pertuso per 190 litri al secondo. Mentre la rete continua a perdere circa la metà dell’acqua si continua a dare la percezione della scarsità della risorsa con una strategia che guarda più agli introiti che all’ambiente
Nel supplemento n.1 al B.U.R. n. 59 del 7 maggio, la Direzione Lavori Pubblici Stazione Unica Appalti Risorse Idriche e Difesa del Suolo della Regione Lazio dichiara ammissibile al procedimento un’istanza dell’ACEA ATO2 che chiede di aumentare “temporaneamente” di 190 litri al secondo (L/sec) il prelievo dalla sorgente del Pertuso, nel parco regionale dei Monti Simbruini, tutelata anche da un sito specifico della rete europea Natura 2000 (IT6050029).
Il prelievo si aggiunge ai 360 L/sec concessi in via “emergenziale e provvisoria”. L’ACEA potrà così assorbire l’intera portata, privando il fiume Aniene dell’ultima sorgente naturale, e del minimo flusso vitale per la vita biologica del fiume.
Dal 2002 l’ACEA gode, nella vertenza per l’acqua del Pertuso che la oppone ai comuni dell’alta valle dell’Aniene e a varie associazioni, tra cui Italia Nostra, di uno stato di emergenza idrica pressoché permanente, con motivazioni generiche e scarsi dati, per cui i prelievi “temporanei” non hanno scadenza.
Stavolta però non si menziona l’emergenza. Forse si pensa che, dato l’andazzo, anche il COVID-19 va bene come emergenza per captare il Pertuso.
Nello stesso BURL la direzione regionale di cui sopra dichiara ammissibile l’istanza dell’ACEA di prelevare acqua dal Tevere per 500 L/sec, all’altezza di Grottarossa ad uso potabile.
Con questi provvedimenti la Regione Lazio concede ad ACEA ATO2 di captare l’ultima sorgente libera dell’Aniene e di immettere nell’acquedotto 500 L/sec di acqua dal Tevere, mentre le perdite per scarsa manutenzione delle tubazioni ammontano a più di 10.000 L/sec.
Nelle tubazioni dell’ATO2 entrano (dati 2018) 24.600 l/sec (24,6 mc/sec) di acqua, corrispondenti a quasi 500 litri al giorno per ogni abitante (4,3 milioni) della città metropolitana. Probabilmente è un record mondiale, ed è quasi tutta acqua di sorgente di alta qualità, per l’80% da sorgenti profonde, con portate poco sensibili alla piovosità. Negli altri Paesi europei la perdita in rete è, in media, molto inferiore alla nostra, inoltre, a Roma e nell’ area metropolitana ci si prende il lusso di utilizzare acqua sorgiva per annaffiare i prati, mentre in ambito europeo si utilizzano acque piovane e/o di riciclo.
Lo spreco maggiore è dato dalle perdite nelle tubazioni, che tra l’altro, provocano danni a cantine, edifici ed attività commerciali, e che sono per ATO 2 intorno al 45%. Ma il record nazionale delle perdite spetta all’ ATO5 (provincia di Frosinone), sempre gestito dall’ACEA, con più del 70%.
Ricordiamo, inoltre, che il Tribunale di Civitavecchia ha chiesto, a seguito di denunce, tra le quali quella del Comitato per la Difesa del Bacino Lacuale Bracciano-Martignano, il rinvio a giudizio dei vertici di ACEA ATO 2 per disastro ambientale in relazione all’abbassamento dei livelli del bacino lacustre nell’ anno 2017, l’udienza preliminare è fissata per novembre 2020.
La privatizzazione dell’acqua in questi ultimi anni viene apertamente messa in discussione dalle popolazioni, riconosciuta come un errore da molte amministrazioni, e revocata in molte località del resto d’Europa.
Nel caso di Ato 2 ed Ato 5 si riscontra una gestione inefficiente per la mancata manutenzione ed ammodernamento delle reti, gestione che risponde solo a logiche privatistiche. Dobbiamo, infine, constatare con amarezza che nel Lazio l’amministrazione regionale, che dovrebbe rappresentare gli interessi della cittadinanza nei confronti della società di gestione, sembra svolgere la funzione contraria.