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Italia Nostra Etruria: “Mega impianti e polo energetico minacce costanti ad un territorio ricco di biodiversità e di archeologia”

Il presidente Marzia Marzoli fa il punto sulle emergenze ambientali: oltre ai mega impianti, l’inquinamento del Marta e il progetto di completamento della SS 675 ora all’esame della Corte di Giustizia dell’Unione Europea

Etruria, un paesaggio unico, in costante allerta per le minacce che provengono da grandi impianti di carattere energetico. Accanto alla valorizzazione del ricco patrimonio ambientale tipico della Maremma laziale dove spicca il sito Unesco di Tarquinia, la Sezione Etruria di Tarquina, Montalto di Castro e Canino si trova costantemente a dover fronteggiare nuovi mega impianti.

“Il territorio compreso da Montalto a Civitavecchia – spiega Marzia Marzoli, presidente della sezione locale di Italia Nostra – è da sempre interessato dalla presenza di grandi impianti energetici che hanno modificato profondamente il tessuto sociale e politico. Il polo energetico di Montalto di Castro e di Civitavecchia è uno dei più grandi di Europa. La centrale a carbone di Civitavecchia è il simbolo della schiavitù energetica, rappresentando la condanna denunciata da anni dal comprensorio. Nel novembre 2018 il Ministero dell’Ambiente aveva dichiarato la PHASE OUT dal carbone. Purtroppo – sottolinea Marzoli – non arriverà la chiusura definitiva con bonifica dell’area come auspicato, ma, l’ennesima riconversione, stavolta a gas, della centrale di TVN, che nel frattempo ha richiesto la valutazione di Impatto Ambientale per la ‘Sostituzione delle unità a carbone esistenti con nuova unità a gas’”.

Sotto osservazione da parte della sezione locale di Italia Nostra anche altri mega impianti. “Il territorio di Tarquinia, distante soltanto 20 chilometri – sottolinea ancora Marzoli – continua a difendersi dai numerosi progetti proposti sul territorio, riguardanti sempre progetti altamente impattanti di mega impianti energetici, spacciati per rinnovabili, come l’impianto a Biogas in zona Olivastro, come il progetto di mega impianto fotovoltaico a terra, come l’aerogeneratore in zona industriale. Su tutti, il progetto peggiore rimane l’inceneritore, proposto dalla A2A Ambiente Spa, in zona industriale, Pian D’organi, in fase di prima convocazione della conferenza di servizi, per il momento bloccata dall’emergenza Covid 19”.

Tra le emergenze ambientali del territorio una riguarda il fiume Marta “interessato – spiega l’esponente di Italia Nostra Etruria – dall’inquinamento delle acque reflue di circa 120.000 abitanti, con 1 depuratore, su 4 non funzionante, (Cobalb), e 1 mal funzionante, (Viterbo)”.

Altra emergenza ambientale è la SS 675 con il millantato “progetto verde” nella Valle del Mignone, una vicenda, quest’ultima oggi al vaglio della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. “Al riguardo infatti con ordinanza n. 1155/2018 il Tar Lazio (Sezione Prima) – spiega Marzoli – ha rimesso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea la questione pregiudiziale e ha sospeso il proprio giudizio fino alla notificazione della decisione emessa della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Il Tar recependo la ricostruzione dei ricorrenti – tra i quali Italia Nostra –  ritenendo che sia stata violata non solo la normativa nazionale ma anche la normativa europea, ha evidenziato che la tutela ambientale non può essere sacrificata rispetto all’interesse economico”.

Per la tutela del territorio Italia Nostra Etruria insieme ad altre associazioni tra le quali il Forum ambientalista, è inoltre tra i promotori di un progetto di Ecomuseo per la Valle del Mignone e della Farnesiana, in fase di richiesta di riconoscimento.

“Un progetto che – mette in evidenza Marzoli – si fonda sulla consapevolezza che l’area che interessa Tarquinia, Montalto di Castro e Canino, riguarda un patrimonio importante dal punto di vista della biodiversità e dell’archeologia. A Tarquinia troviamo il sito Unesco denominato ‘Necropoli Etrusche di Cerveteri e Tarquinia’, la riserva naturale delle Saline di Tarquinia, a Montalto di Castro il Parco naturale e archeologico di Vulci che interessa sia Montalto di Castro che Canino”.

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