Si è chiusa domenica 11 settembre la prima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Bracciano, organizzata dall’associazione di promozione sociale Gasp, dal collettivo Papermoon – cinema dalla carta alla luna e da Cultura Movens, con il patrocinio del Comune di Bracciano e del Comune di Oriolo Romano.
Una due giorni ricca e partecipata, grazie alla presenza di un pubblico numeroso e grazie agli autori e alle autrici delle opere in concorso, che hanno partecipato in presenza e in videocollegamento per raccontare il loro Cinema.
24 le opere selezionate e proiettate durante le giornate, tra animazione, sperimentale, finzione, documentario e videoclip musicali, su 509 film arrivati da 45 Paesi.
“Abbiamo messo il cinema al centro – sottolineano gli organizzatori – 24 opere che ci sono rimaste nel cuore e che, da quel che le persone ci hanno detto, anche il pubblico ha amato. Cinema indipendente, d’autore, libero e coraggioso, delicato e intransigente”.
Le opere premiate
La Giuria, composta dalla professoressa Stefania Parigi e dai registi Edgardo Pistone e Gianluca Abbate, ha assegnato il premio per il Miglior Cortometraggio a “I’m afraid to forget your face”, di Sameh Alaa (Egitto), con la seguente motivazione:
“I am afraid to forget your face è una sconvolgente storia d’amore e di morte, capace di coniugare in maniera originale la forza dell’immagine documentaria e l’intensità del racconto mitico. La situazione della donna nella famiglia e nella società araba viene indagata in profondità attraverso il filtro di uno sguardo maschile pieno di sofferenza amorosa, senza un approccio esteriormente ideologico o morale. Sameh Alaa costruisce una sorta di fiaba tragica mostrandoci, con uno stile essenziale e particolarmente incisivo, un mondo fatto di maschere, di ombre, di prigioni del corpo e del sentimento, di respiri e di sensi dolorosi dell’esistenza”.
La Giuria ha assegnato anche una Menzione Speciale al film “Warsha”, di Dania Bdeir (Libano), con la seguente motivazione: “Per la forza visionaria di uno sguardo che vaga dalla terra al cielo, dai problemi del lavoro a quelli dell’esistenza. Warha è un inno alla libertà del corpo, della mente e dell’arte, che travalica i confini di genere tra maschile e femminile, incarnando lo slancio della vita e dell’utopia”.
Il premio per il Miglior Lungometraggio è stato assegnato al documentario “Alcindo”, di Miguel Dores (Portogallo), che verrà presentato in un evento speciale a ottobre.
Il premio per il Miglior Cortometraggio Sperimentale è stato assegnato a “The sound of noise”, di Paul Polze (Germania), con la seguente motivazione: “Dai suoni soffusi e indefiniti degli strumenti, al miraggio del tatto durante la sperimentalità dei render 3D, Paul Polze mette in confusione i sensi dello spettatore. Il disorientamento non è solo sensuale: il processo creativo si esaurisce con l’armonia tra arte classica e arte digitale. La sospensione percepita durante la visione, uditiva e visiva, degli strumenti e delle statue classiche, è accompagnata dall’impatto visivo della modernità colorata, che si scioglie con altrettanta lentezza”.
Per la Migliore Animazione sono stati premiati, ex aequo, “The Black ReCat”, di Paolo Gaudio (Italia) e “Stone heart”, di Humberto Rodrigues (Brasile), con le seguenti motivazioni:
“The Black ReCat è un’animazione stop motion horror, piena di ironia ed espressività. Tratta dal racconto The Black Cat di Edgar Allan Poe, riproduce un ritratto dello scrittore protagonista, rifinito attentamente nella fisiognomica e nelle sue manifestazioni emotive. Osservando i dettagli e i minimi movimenti di tutti i personaggi del corto, emerge la grande cura con cui essi sono stati ricreati e lo spettatore è portato inevitabilmente a simpatizzare con loro. Il senso della caricatura assume qui un valore esorcizzante della paura, sfociando in una rielaborazione originale e grottesca di uno dei più spaventosi racconti horror della storia della letteratura occidentale”.
“Stone Heart è un’animazione 3D ambientata in uno scenario post-apocalittico che racconta molto del sentimento di precarietà vissuto ormai a livello collettivo. Narra della spasmodica cura di un fiore, unica cosa che incarna e trasmette afflato vitale tra esseri di asfalto e cemento. La mancanza dell’acqua costituisce uno dei maggiori ostacoli per il personaggio principale, portandoci in modo diretto alla riflessione sullo sfruttamento ambientale compiuto dall’uomo negli ultimi decenni. E’ però l’istinto individualista nel mantenere esclusivamente per sé il soffio vitale del fiore a generare l’amara fine del protagonista. Ne emerge in conclusione un lavoro sofferente, mosso dall’urgenza di denunciare la distruttiva ed egoistica natura dell’uomo”.
Il Premio per il Miglior Videclip è andato a “Unit 02”, di Antonio Michele Stea (Italia), con la seguente motivazione: “Il videoclip deve compiere un doppio sforzo creativo, perché deve aderire a un’altra opera artistica, che è la canzone, e allo stesso tempo rendersi autonomo. Ci sembra che UNIT 02 lo faccia alla perfezione. Un’opera fortemente espressiva, che lascia parlare le più profonde emozioni umane in una perfetta combinazione tra musica e animazioni. Un progetto che lascia trasparire un percorso sincronizzato tra il regista e gli esecutori musicali, senza limitarsi ad essere al servizio di questi. Queste motivazioni, insieme alla riuscita operazione di video-arte, animazione e cinema sperimentale, rendono “Unit 02” un’opera impeccabile”.
L‘Associazione GASP ha assegnato una Menzione al cortometraggio “Fiori”, di Kristian Xipolias (Italia): “Abbiamo scelto “Fiori” perché tratta il tema della precarietà lavorativa ed esistenziale in maniera poetica, delicata e non banale, senza avere l’intento di impietosire, ma stimolando la riflessione anche di chi la precarietà non la vive sulla propria pelle”.
Infine, gli studenti e le studentesse dei Licei di zona hanno assegnato il premio della Giuria Giovani al cortometraggio “Too Rough”, di Sean Lìonadh e la Giuria Popolare ha premiato il cortometraggio “Giovanni e la bicicletta”, di Giampaolo Pupillo.