Nel 50° anniversario dalla sua uscita nel 1974, la Fondazione Cineteca di Bologna, Minerva Pictures e Mediaset presentano all’81ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, nella sezione Venezia Classici, il restauro, realizzato dal laboratorio L’Immagine Ritrovata, del film di Lina Wertmüller, interpretato da Mariangela Melato e Giancarlo Giannini, Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto.
Su un elegante yacht al largo della soleggiata costa della Sardegna, una donna bella e agguerrita, Raffaella Pavone Lanzetti, interpretata da Mariangela Melato, esprime le sue abituali opinioni contraddittorie da radical chic viziata. Il marinaio siciliano a bordo, Gennarino Carunchio, interpretato da Giancarlo Giannini, ascolta le arroganti opinioni della sua datrice di lavoro con indignazione e rancore crescenti. Ma interviene il destino a ribaltare drasticamente gli eventi e a tessere una trama completamente nuova quando, durante una nuotata pomeridiana, i due vengono
trascinati via da una violenta corrente e riescono a mettersi in salvo solo su un’isola disabitata. In questa situazione estrema in cui il marinaio, esperto nell’indispensabile legge della sopravvivenza, diventa la forza dominante nel rapporto, e quella che prima era la “padrona” è relegata a una dipendenza e una sottomissione umilianti, la donna viene lentamente invasa da sensazioni di desiderio selvaggio. A mano a mano che il mondo reale e le sue preoccupazioni, per come le aveva sempre conosciute, perdono rilevanza e questa nuova passione fisica diventa l’unica realtà che abbia un senso, lei si concede volontariamente all’uomo, come sua schiava, e all’estasi dei loro violenti
rapporti sessuali.
L’ispirazione del film
“L’ispirazione per scrivere la storia mi venne in vacanza – ha raccontato Lina Wertmüller –, quando andavamo in barca lungo le coste della Sardegna. Fu proprio in barca che pensai alla storia del marinaio Gennarino Carunchio, proletario siciliano, comunista incazzato nero, e della ricca Raffaella Pavoni Lanzetti, industriale milanese, terribilmente snob, rappresentante della società capitalista. Il destino li mette sullo stesso gommone. Per un guasto al motore, si perdono in mare, naufraghi e scottati dal sole accecante, dopodiché finiscono su un’isoletta deserta. I loro mondi così diversi e distanti si urtano e, inevitabilmente, i ruoli che la vita ha affidato loro finiscono per ribaltarsi”.
Il grottesco secondo Lina Wertmüller
“Non ho mai realizzato una commedia in vita mia. I miei film sono grotteschi”, ha detto Lina Wertmüller. La parola grottesco deriva il suo primo significato da quelle bizzarre sculture che si formavano nelle grotte, il termine si è poi esteso a tutto ciò che viene deformato nella realtà. Per questo, nei miei film, adopero la chiave grottesca che mi permette di accentuare certi caratteri, di disegnarli con una linea più marcata e ironica. Il che non ha niente a che vedere con il comico o con la commedia”.
Lina Wertmüller nasce a Roma il 14 agosto 1928. Dopo l’esordio a teatro, alla radio e alla televisione, muove i primi passi nel mondo del cinema come segretaria di edizione in …e Napoli canta! di Armando Grottini (1953) ed è aiuto regista di Federico Fellini per La dolce vita (1960) e 8½ (1963).
Esordisce alla regia nel 1963 con I basilischi. La sua collaborazione con l’attore Giancarlo Giannini risale alla metà degli anni Sessanta: insieme realizzeranno 6 film, tra i quali Pasqualino Settebellezze, che varrà alla Wertmüller la candidatura all’Oscar come Miglior regista nel 1977 (prima donna nella storia dell’Academy).
Il Premio arriverà nel 2020, quando le verrà assegnato l’Oscar onorario “per il suo provocatorio scardinare con coraggio le regole politiche e sociali attraverso la sua arma preferita: la cinepresa”.
Muore a Roma il 9 dicembre 2021.