Quando un sì può cambiarti la vita. Sta succedendo in queste ore nei territori contesi tra Russia e Ucraina di Zaporozhie, Lugansk, Donetsk e Kherson dove f’ino al 27 settembre prossimo sono in corso i referendum con i quali si chiede all’elettore se voglia che il territorio nel quale vive esca dall’Ucraina, si proclami indipendente e diventi uno Stato federato della Federazione Russa.
Referendum sui generis in ogni caso. In primo luogo perché si stanno tenendo mentre ancora non tacciono le armi.
Un sì o un no che può cambiare la vita, un bivio tra due mondi quello atlantista dell’Ucraina di Zelensky o quello postsovietico della Russia di Vladimir Putin.
L’orgoglio dei votanti che si sentono russi nell’anima è tale che accettano di votare in pratica con un voto espresso il loro sì o il loro no per l’indipendenza e il passaggio nella grande famiglia della Federazione Russa (ad oggi 85 soggetti federati). Così le schede possono non essere piegate dopo essere state votate, così l’urna a valigetta con tanto di tracolla è trasparente.
Chi si presenta ai seggi mostra il proprio documento. Vengono poi annotate le sue generalità in un registro. Quindi gli viene consegnata la scheda. Alcune cabine elettorali sono a disposizione per votare dentro con una penna – non con una matita copiativa come in Italia – il cui inchiostro dovrebbe risultare indelebile. L’elettore vota ponendo una croce sul sì o sul no, lasciando in bianco o annullano la scheda.
A sera quando il seggio viene chiuso per poi riaprire il mattino seguente – anche qui la peculiarità di queste consultazioni referendarie – le schede presenti nell’urna vengono contate ed inserite in una busta dedicata sigillata sulla quale il presidente della commissione elettorale distrettuale appone la sua firme.
Ma perché urne trasparenti? Chiediamo al seggio Giancoi in Crimea in qualità di osservatori stranieri sul posto con la delegazione italiana coordinata da Vito Grittani, Ambasciatore a.d. presso il Ministero degli Esteri della Repubblica di Abcasia Responsabile per l’italia.
Perchè ci spiega una ragazza del seggio è tale l’orgoglio di appartenere alla nazione russa che non c’è vergogna di votare praticamente in modo palese. Una vera anomalia per chi come gli Italiani fanno del principio del voto segreto, sancito costituzionalmente, un vero e proprio tabù tranne poi cadere nelle pratiche del voto di scambio (mi voti e ti do 50 euro, mi voti e ti do un lavoro, mi voti e ti do l’altra scarpa ricordando il dc Lauro, fammi anche la foto col telefonino così sono sicuro che mi hai votato). Nei territori contesi un sì o un no, nell’incognita di cosa succederà davvero dopo la proclamazione dell’esito del voto, può cambiare davvero la vita.
Probabilmente ciò non sarà per le elezioni politiche di domani in Italia per le quali l’astensione dovuta alla dissaffezione alla politica (all’insegna del tanto sono sempre loro) sarà il “partito” che riscuoterà la percentuale più alta.
Graziarosa Villani
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