Roma non pensi di poter arrogarsi il diritto, come già è avvenuto, di provocare un disastro ambientale attingendo acqua dal lago di Bracciano al di fuori da situazioni d’emergenza come previsto dalla concessione ad Acea Ato 2.
Il lago è un ecosistema tutelato a livello regionale ed europeo e non può essere soggetto a logiche economiche. Il possesso del 51 per cento delle azioni Acea da parte del Campidoglio non deve più consentire situazioni come quelle che si sono verificate nel 2017 e per le quali gli allora vertici di Acea, unitamente ad altri imputati, devono rispondere del reato di disastro ambientale.
E’ importante che Roma si renda consapevole che non può sfruttare l’hinterland a suo piacimento.
E’ fondamentale che la Città Metropolitana di Roma Capitale a capo della quale c’è il sindaco metropolitano che non è altri che il sindaco di Roma inizi davvero a ragionare in termini di area vasta anche per quanto riguarda l’approvvigionamento di risorse idriche.
Auspichiamo che i profitti che oggi Roma incamera quale azionista di maggioranza della multinazionale Acea vengano investiti nell’ammodernamento infrastrutturale e in nuovi sistemi di stoccaggio dell’acqua.
Auspichiamo inoltre che si faccia una adeguata campagna per sensibilizzare i cittadini di Roma sulla provenienza dell’acqua che arriva nelle loro case anche allo scopo di stimolare comportamenti virtuosi di risparmio idrico.
Il Comitato ribadisce inoltre la necessità di una legge regionale sulle autorità di bacino e la restituzione al lago delle acque reflue del depuratore ex Cobis opportunamente trattate, condizioni, entrambe, poste alla base della nostra adesione al Contratto del Lago di Bracciano.
E’ quanto il Comitato per la Difesa del Bacino Lacuale Bracciano-Martignano scrive ai candidati sindaco del Comune di Roma.