Da una geniale intuizione nel 1992 nacque un coro che dopo tre decenni di attività ininterrotta può essere considerato una vera e propria istituzione musicale dedita alla diffusione del messaggio di solidarietà e fratellanza de repertorio spiritual-gospel
Quando da trenta anni si calcano palchi, si entusiasmano platee, si frequentano luoghi di prestigio, si è qualcosa di più di un semplice gruppo vocale ma si diventa una vera e propria istituzione musicale. Accade infatti che da tre decenni di attività ininterrotta grazie ad una grande passione e uno straordinario entusiasmo un coro, nato grazie ad una geniale intuizione, si rileva come uno dei più longevi gruppi vocali dedito al repertorio spiritual gospel, quasi fosse ambasciatore in Italia di quello spirito afro-americano che sfociò nell’innovativa musica, frammista di forte religiosità, della New Orleans dei primi decenni del Novecento. Un percorso che si deve soprattutto all’insegnamento di noti vocalist d’oltreoceano, primo fra tutti l’indimenticato Harold Bradley, scomparso all’età di 91 anni il 13 aprile 2021, seguito da Joy Garrison.
Era il 1992 l’Italia celebrava – e con essa l’allora Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo Lago di Bracciano, con le Colombiadi a 500 anni dalla scoperta dell’America Cristoforo Colombo, oggi messo in discussione. Il Cantiere dell’Arte, che già allora aveva al suo attivo l’organizzazione di numerose manifestazioni culturali, ispirandosi al navigatore genovese pensò di organizzare un coro che rimandasse all’America, quella stessa America che fu approdo dei nei d’Africa tratti in catene su navi negriere. L’esperimento ebbe un tale successo che da allora il sipario non è mai calato, malgrado le tante avversità, sul concerto dello Spiritual Gospel Choir dei St Jonh’s Singers, grazie anche al messaggio di solidarietà e fratellanza che invoca e che resta, guardando oggi all’altra sponda del Mediterraneo, quanto mai attuale.
We shall overcome resta uno dei brani più acclamati nel desiderio collettivo di affermazione di nuovi valori che bandiscano ogni sorta di discriminazione. Ed il coro St John’s Singers si è fatto in 30 anni istituzione non solo portando avanti con convinzione lo spirito originario ma perché ha potuto veicolare un messaggio di tale potenza senza alcuna remora nelle sedi che contano. Il Quirinale, il Parlamento Europeo a Bruxelles, l’Ambasciata degli Stati Uniti, ma anche quelle dove le anime pulsano, carceri, chiese, piazze, teatri e l’approdo di Lampedusa, porta d’Europa. Trent’anni che si sono tradotti anche in una straordinaria produzione discografica nell’ambito della quale si ricorda quello sulla Preghiera della Pace, su testo di Papa Giovanni Paolo II e musica del premio oscar Stelvio Cipriani Nell’estate della ripartenza le vocalità dello Spiritual Gospel Choir St John’s Singers, diretti dal maestro Alessandra Paffi, tornano con due concerti, in programma il 21 agosto alle 20.30 a Canale Monterano e il 22 agosto alle 21.30 a Manziana in Piazza Tittoni, in questa sede parteciperà la nota vocalist americana Fatimah Provillon.
“Con orgoglio torniamo al grande pubblico” commenta con entusiasmo il cavaliere Adriana Rasi, presidente del Il Cantiere dell’Arte. “Possiamo rivendicare – aggiunge Rasi – trent’anni di attività, moltissimi concerti, numerose collaborazione. Non abbiamo mai creduto di arrivare a questo traguardo. Ma a volte quando le idee sono buone camminano sulle proprie gambe. Ed è quello che pensiamo sia accaduto. Ringrazio quanti in tutti questi anni ci sono stati vicini. Quasi una famiglia con tutti i coristi che si sono alternati alcuni dei quali torneranno a cantare per tale occasione. La commozione è grande. Vi aspettiamo”.