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Giulia Caminito: “una società complessa”. Il lago vissuto dai giovani

Benevento 10 06 2021 Cinquina Strega 2021 ©Musacchio & Fucilla / MIP

Intervista alla quarta classificata al Premio Strega con “L’acqua del lago non è mai dolce”

Giulia Caminito, ho sofferto a leggere il tuo libro, perché vivevo alla Giustiniana e da anni vivo ad Anguillara. Ho sentito vivi sulla pelle i luoghi che descrivi, le emozioni. Al di là di quanto scrivi nella nota d’autore ritengo che siano tue emozioni personali. Ma non è importante. Racconti la delusione di una giovane donna che rimpiange amicizie perdute e non vede il futuro nonostante la laurea. La vedi così nera?

Come ho scritto nella nota, e l’ho scritta proprio per questo motivo, il romanzo non parla di mie emozioni e miei pensieri, ma usa materiale emotivo personale per esacerbarlo, caricarlo e costruire intorno un personaggio, un oggetto di finzione. Io non la vedo così nera, vedo una società complessa, un mondo del lavoro chiuso, una università spesso incapace di accogliere chi vorrebbe rimanere per fare ricerca. Il libro non è un saggio nichilista, ma una fotografia di una vita possibile con le sue difficoltà, così da incentivare pensieri e ragionamenti.

E’ evidente che Anguillara ti è entrata nel cuore. Cosa in particolare ti manca?

Vengo regolarmente ad Anguillara, quindi non ne sento la mancanza, la mia famiglia vive ancora lì. Forse sento la mancanza della Anguillara conosciuta nella mia adolescenza e delle persone che l’hanno abitata con me, in quei luoghi quegli anni.

Il lago di Bracciano entra nel tuo romanzo come un comprimario sul quale si compiono i vissuti personali. Come pensi vada tutelato?

Credo serva grande rispetto per il nostro lago, per le sue acque, per la sua fauna e la sua flora, per le sue storie, le sue tradizioni, i suoi borghi, la sua sabbia, le sue rocce. Per me il lago, anzi i laghi (pensando anche a Martignano) sono un tutt’uno con le cittadine che vi si affacciano e con la campagna che li circonda. Occuparsi dei prodotti della campagna e delle aziende agricole per esempio mi sembra importante quanto controllare che le acque siano pulite e cigni non se ne vadano.

Come si fa ad arrivare nella cinquina finalista del Premio Strega?

Non credo ci sia un metodo, sono stata molto fortunata.

Virgolette, queste sconosciute. Perché non ne fai uso nemmeno nei dialoghi?

Ho iniziato fin dal primo libro a non usarle per una scelta linguistica precisa. Era un romanzo ambientato nell’Africa post coloniale italiana, dove le lingue che si incrociavano, locali e straniere, erano moltissime e omettendo le virgolette volevo tenere insieme questa complessità. Poi è rimasta come cifra quando scrivo, non mi viene da usarle.

Certe espressioni molto probabilmente verranno colte solo dalle donne, come l’accenno agli assorbenti senza ali, quelli sfigati che costano meno. Le ragazze di oggi sembrano più consapevoli del loro corpo. Che ne pensi?

Penso di sì e penso che anche la società abbia iniziato ad accorgersi che i corpi delle donne sono diversi tra loro e tutti interessanti, bellie da rispettare.

Spesso scrivi maschi anziché ragazzi. Perché?

Non so, a volte è per evitare troppe ripetizioni.

Nel tuo libro compaiono alcuni fatti di cronaca, il G8 di Genova 2001, l’elicottero caduto all’air show davanti a migliaia di persone, l’omicidio di Federica Mangiapelo. Come hai vissuto questi episodi?

Sono episodi molto diversi. Il G8 l’ho vissuto molto a distanza, ero piccola e poco informata. Ma ricordo molto bene l’effetto che mi fece la morte di Giuliani e sentire le testimonianze di amici dei miei genitori che erano stati lì pacificamente e si erano trovati nell’inferno. L’elicottero lo vidi cadere, ero lì quel giorno e mi ricordo l’incredulità e la paura, lo sconcerto di chi era in spiaggia. Per quanto riguarda Federica, ho preferito ricordarla nelle mie note ma non trasformarla in un personaggio del libro, per una forma di rispetto verso di lei e la famiglia.

Una madre ingombrante. Come ci si salva?

Non è facile saperlo, Gaia passa tutto il libro a fare tentativi eppure alla fine non riesce.

Mariano e Cristiano, in qualche modo gli eroi della tua narrazione. Quali qualità dovrebbe avere a tuo avviso un uomo?

Posso dirti che persone mi piacciono e sono quelle curiose, gentili, brillanti e sincere.

Vorrei, tu che hai vissuto i territorio del lago a tutto tondo, che dessi alcuni consigli alle ragazze…

Mi viene da consigliare di amare il lago e i suoi luoghi, ma di riuscire anche ad allontanarsene per dei periodi della vita, per uscire dai confini del territorio o del paese. Tornare dove si è cresciuti con il bagaglio di una vita distante penso possa portare a una grande restituzione di sguardi, progetti e proposte.

Mentre giri per promuovere il tuo libro, cosa stai preparando? Le parole saranno il tuo lavoro?

Per ora non sto lavorando a un nuovo romanzo, ma seguo alcuni progetti di curatela e di saggistica.

Graziarosa Villani

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