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Finanza: 32 natanti sconosciuti al fisco. Sanzioni per 700mila euro

natanti

Continua senza sosta la migrazione fittizia degli armatori italiani verso i registri navali esteri per dismettere la bandiera italiana dalle loro imbarcazioni a favore di una bandiera di un altro Paese. Questa pratica consente agli armatori da un lato di aggirare la normativa italiana sulle dotazioni di sicurezza, che prevede la presenza a bordo di attrezzature con caratteristiche specifiche, dall’altro di tentare la “schermatura” del reale possesso del bene, rendendo difficile la valutazione della reale capacità contributiva.

Entrambi i tentativi non sono passati inosservati alle Fiamme Gialle del Reparto Operativo Aeronavale di Civitavecchia che hanno svolto mirate indagini finanziarie mediante l’utilizzo di banche dati informatiche, incrociando i dati delle imbarcazioni battenti bandiera estera fermate durante gli oltre 1.600 controlli di polizia in mare, con le dichiarazioni fiscali degli armatori/proprietari che si sono rivelate in contrasto con il possesso del bene ed il reale tenore di vita.

La proprietà di un’unità navale con bandiera estera equivale al possesso di un bene mobile registrato all’estero e, pertanto, deve essere dichiarato nell’apposito quadro “RW “della dichiarazione dei redditi per consentire di individuare la giusta capacità contributiva dell’armatore/proprietario.

Le indagini di polizia economico finanziaria hanno così portato alla scoperta di 33 soggetti armatori cittadini italiani che avevano omesso la dichiarazione del possesso dell’imbarcazione con bandiera estera. Agli armatori sono state elevate sanzioni amministrative per circa 700 mila euro. Il valore complessivo delle imbarcazioni individuate è di circa 2 milioni e 200 mila euro.

L’attività svolta testimonia la costante presenza della Guardia di Finanza a contrasto dell’evasione fiscale anche in mare tramite la componente speciale dei Reparti Aeronavali, a tutela degli interessi economici dello Stato e della Carta Costituzionale che all’articolo 53 recita :“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”.

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