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Ettore ed Achille: il duello malinconico del viver breve al TMF di Canale Monterano. Intervista al regista Esper Russo

Il 9 aprile alle 21 la stagione teatrale del Teatro Maurizio Fiorani di Canale Monterano va in scena il teatro di Esper Russo con un’opera dal titolo “Ettore ed Achille: il duello malinconico del viver breve”. La compagnia Il Salto si cimenta nel mettere a confronto due personaggi epici come Ettore ed Achille. Ne abbiamo parlato con il regista-filosofo Esper Russo.

E’ il duello epico per eccellenza. Quello tra Ettore ed Achille. Perché un’opera teatrale su queste due intramontabili figure?

Ettore e Achille sono i due eroi omerici per eccellenza, sempre citati ma poco conosciuti profondamente; ho voluto metterli in scena per capirne le loro identità e le loro differenze attraverso un’introspezione mitica e quindi psicologica. Il loro diverso modo di vivere le proprie emozioni e sentimenti, il loro differente atteggiamento interiore di affrontare la vita, Ettore è un guerriero come Achille ma anche padre, la loro diversa relazione con il femminile e il maschile, ma anche un condividere lo stesso destino di vita breve. Sono due giovani eroi che muoiono entrambi presto. Un destino quindi affine nella diversità.

Quali altri personaggi interagiscono sulla scena?

Sono entrambi soli di fronte al loro fato e questa solitudine l’ho registicamente esaltata con una loro sola presenza che dialoga con voci umane e divine, tutti gli altri personaggi sono solo voci, Ettore e Achille sono l’ unico corpo visibile.

Qual è il messaggio che vuoi dare agli spettatori?

Il teatro credo che non debba dare messaggi, contenuti logici ma deve mandare alla deriva il razionale, l’io o la coscienza come fanno e sono Ettore e Achille, due esistenze ricchissime di salute emotiva, istintiva, sentimentale, passionale. Questo forse volevo dire con questo lavoro, che non è uno spettacolo ma vuole e spera di essere teatro, ricordare all’uomo contemporaneo, ormai devitalizzato, disinfettato dagli istinti, maleducato negli affetti, di dare più espressione ai suoi moti interiori, conoscerli per saperli vivere ed esprimere, per evitare di cadere nell’eccesso dell’ira di Achille.

E’ il duello epico per eccellenza. Quello tra Ettore ed Achille. Perché un’opera teatrale su queste due intramontabili figure?

Ettore e Achille sono i due eroi omerici per eccellenza, sempre citati ma poco conosciuti profondamente; ho voluto metterli in scena per capirne le loro identità e le loro differenze attraverso un’introspezione mitica e quindi psicologica. Il loro diverso modo di vivere le proprie emozioni e sentimenti, il loro differente atteggiamento interiore di affrontare la vita, Ettore è un guerriero come Achille ma anche padre, la loro diversa relazione con il femminile e il maschile, ma anche un condividere lo stesso destino di vita breve. Sono due giovani eroi che muoiono entrambi presto. Un destino quindi affine nella diversità.

Quali altri personaggi interagiscono sulla scena?

Sono entrambi soli di fronte al loro fato e questa solitudine l’ho registicamente esaltata con una loro sola presenza che dialoga con voci umane e divine, tutti gli altri personaggi sono solo voci, Ettore e Achille sono l’ unico corpo visibile.

Qual è il messaggio che vuoi dare agli spettatori?

Il teatro credo che non debba dare messaggi, contenuti logici ma deve mandare alla deriva il razionale, l’io o la coscienza come fanno e sono Ettore e Achille, due esistenze ricchissime di salute emotiva, istintiva, sentimentale, passionale. Questo forse volevo dire con questo lavoro, che non è uno spettacolo ma vuole e spera di essere teatro, ricordare all’uomo contemporaneo, ormai devitalizzato, disinfettato dagli istinti, maleducato negli affetti, di dare più espressione ai suoi moti interiori, conoscerli per saperli vivere ed esprimere, per evitare di cadere nell’eccesso dell’ira di Achille.

I costumi sono del Rione Monti di Bracciano. Anche in passato avete collaborato?

Sì ringrazio il Rione Monti di Bracciano per aver messo a disposizione il loro patrimonio di costumi; con loro abbiamo collaborato anche in precedenza nel lavoro “L’immortale” da un racconti di Borges.

Un filosofo regista, come legano queste due discipline?

“La nascita della tragedia” è il titolo di un importantissimo testo filosofico di Nietzsche. Da sempre il teatro mette in scena l’uomo, cercando di conoscerlo o di trasfigurarlo o di fuggirlo insomma la filosofia e il teatro sono due modi, forse opposti, di perdersi nel profondo dell’umano.

Nel cartellone del TMF sono molti i tuoi lavori. Nella stagione 2022 quanti altri ne potremo vedere?

Il TMF è anche una sede di produzione teatrale, un mio desiderio è quello di far rivivere il meraviglioso Don Chisciotte, oppure una donna, Saffo? Chissà!

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