Intervista al candidato al Consiglio regionale del Lazio. “Sento il dovere di rappresentare, in modo adeguato e credibile, le comunità, i cittadini e le categorie che mi hanno dato fiducia e mi hanno sostenuto in questi anni, dando loro una voce”
Si avvicinano le elezioni regionali. Si vota il 12 e 13 febbraio. Tra i candidati al Consiglio regionale del Lazio nella lista di Azione-Italia Viva anche Paolo Bianchini che torna a mettersi in gioco, dopo le esperienze di sindaco di Anguillara, di consigliere provinciale e di funzionario regionale. Lo fa in una forza politica emergente lasciandosi alle spalle la casa del Partito Democratico.
Azione-Italia Viva può essere considerata un po’ una forza politica di centro. Per lei che ha iniziato giovanissimo a fare politica nella Democrazia Cristiana è un po’ un ritorno alle origini?
Sicuramente è tornare a una formazione politica che per temi esposti e programmi proposti, ma soprattutto per atteggiamento verso le cose concrete, mi fa pensare al tipo di esperienza che ho fatto quando ho iniziato con la Democrazia cristiana, ormai 37 anni fa.È un atteggiamento positivo e di proposizione che richiama quell’idea, quella “postura” come si dice oggi.
Ha ricoperto incarichi di prestigio in Regione Lazio a supporto di assessori e di presidenti di assemblea. Cosa l’ha indotta a mettersi in gioco in prima persona?
Io in realtà sono in gioco dal 1990, quando mi presentai a 25 anni come capolista della DC alle elezioni comunali di Anguillara Sabazia, poi sindaco e ancora successivamente come consigliere provinciale di Roma, nella legislatura 2008-2012 con il Presidente Zingaretti.
Negli ultimi anni avevo scelto di non essere direttamente impegnato, per svolgere un lavoro di supporto alle istituzioni nella Regione Lazio. Da sempre però partecipo alle competizioni elettorali e quello di oggi è un momento di riproposizione della mia persona al giudizio dei cittadini.
Sento il dovere di rappresentare, in modo adeguato e credibile, le comunità, i cittadini e le categorie che mi hanno dato fiducia e mi hanno sostenuto in questi anni, dando loro una voce.
La definizione di Terzo Polo per indicare il movimento di Calenda secondo lei è identificativa del movimento?
La denominazione corrisponde all’idea, sì. È l’idea di un’Italia che non si rassegna a farsi ingabbiare nella dialettica destra-sinistra, ormai posticcia. Le Ideologie oggi sono superate e a volte sono maschere che coprono una carenza di identità. Con l’idea del Terzo polo si rappresenta la volontà di dire che c’è un’Italia che ha bisogno e voglia di essere rappresentata e che fatica a riconoscersi nella destra o nella sinistra classiche.
Alle elezioni regionali del 12 e 13 febbraio concorre in tandem con Alessia Pieretti. Come state collaborando?
Mettiamo insieme le nostre esperienze e le nostre personalità e i nostri mondi di riferimento. Anche lei è una amministratrice locale, perché è una consigliera comunale di Monterotondo e adesso ha un ruolo importantissimo di delegata all’innovazione tecnologica e turismo in Città metropolitana. È una donna che viene dal mondo dello sport di altissimo livello mentre io mi considero un insider delle istituzioni, e penso che possiamo completarci per offrire una proposta politica adeguata alle persone e portare approcci diversi al rapporto con i cittadini.
Guardando agli scenari futuri tra Regione Lazio e Città Metropolitana di Roma Capitale chi vince?
Speriamo che vinca il Lazio, che vincano i cittadini del Lazio e soprattutto i cittadini della città metropolitana, ovvero di Roma e dei 121 comuni che la compongono. Guardando agli scenari futuri immagino di aumentare i poteri di Roma rispondendo a una domanda antica di poteri speciali, che nelle diverse fasi ha assunto diciture diverse.
Ma la cosa vera e importante è come funzionano le istituzioni. Io credo che vada superata questa dicotomia Regione-Città metropolitana, rivedendo l’assetto istituzionale di Roma, trasformandola in un ente di coordinamento.
Ovvero trasformando i municipi di Roma in comuni metropolitani dotati di autonomia, di poteri, di risorse e di un bilancio proprio in grado di poter rispondere alla domanda di qualità della vita e di servizi.
Ad esempio per parlare di cose concrete, un’idea sarebbe essere quella di fondere le due agenzie per la mobilità, quella regionale e quella romana, in un unico ente che programmi e monitori le soluzioni per la mobilità dell’intera area metropolitana, che è l’80 per cento della domanda e offerta di mobilità che c’è nel Lazio. Già fare questo vorrebbe dire avere uno strumento in grado di governare il dramma del traffico, che viviamo quotidianamente nella città e purtroppo anche in tutti i comuni dell’hinterland.
Nel suo programma indica un suo sostegno al cosiddetto turismo lento. Cosa intende?
Il turismo lento è il futuro del turismo del Lazio, fuori Roma. Vuol dire implementare la rete dei cammini, nel Lazio esiste una legge regionale sui cammini, ne sono classificati soltanto alcuni, quelli storici. Ci sono tantissimi cammini che si sono candidati – tra l’altro uno bellissimo e molto particolare è nella mia zona d’origine, il cosiddetto “Cammino delle terre comuni” che è un percorso di escursionismo che da Roma, da Cesano arriva fino a Civitavecchia, passando unicamente su terreni di demanio pubblico, passando quindi unicamente su proprietà collettive.
È un unicum e ci sta lavorando da tanti anni una rete di associazioni ed enti locali. È in corso un progetto di marketing territoriale che potrebbe portare alla creazione di piccola ricettività e ristorazione, ma soprattutto valorizzazione di queste aree che i romani ma i cittadini del lazio non conoscono.
Prenderebbe forma così un nuovo turismo locale, nazionale e internazionale, ma anche di pellegrinaggio e sportivo. Turismo lento vuol dire anche migliorare le infrastrutture per la mobilità ciclabile. È in corso un progetto per un anello ciclabile intorno al lago di Bracciano.
Siamo riusciti a finanziare il progetto, il progetto è in gara in questi giorni e ora si tratterà di trovare altri finanziamenti. Costerà intorno a 15 milioni di euro per 36 chilometri di pista ciclabile, Sarà una delle piste ciclabili più panoramiche d’Italia.
Questo è per me il turismo lento, la fruizione del territorio che si svincola dai mezzi di locomozione per restituire al turista un rapporto diretto non solo con la natura, ma anche con le comunità, con i luoghi, in sintesi: un ritorno all’idea di viaggio.
Politiche del lago di Bracciano. La pista ciclabile, il raddoppio dei binari fino a Vigna di Valle e che altro?
Della ciclabile ne abbiamo parlato proprio ora. Invece per il raddoppio dei binari fino a Vigna di Valle è un progetto in essere che va avanti da 20 anni e ora si è arrivati alla progettazione. Nel 2024 la F3 può andare in gara per questi 9 km da fare, la linea elettrica è già predisposta. Non è un’opera tecnicamente difficile. Potremmo avere in pochi anni una vera e propria metropolitana che arriva fino a Bracciano. È una zona ricchissima di reperti archeologici e la Regione deve essere in prima linea per superare alcuni blocchi della sovrintendenza.
Poi direi, è fondamentale mantenere in vita la tradizione della pesca professionale e sostenerla, un’attività che fornisce un prodotto fresco e di qualità alla collettività e alla Capitale. Un fiore all’occhiello della ristorazione locale. E poi i pescatori professionali sono delle sentinelle efficacissime per controllare e tutelare il lago.
Altra cosa, il potenziamento e la totale ristrutturazione degli strumenti di promozione turistica. Dovremmo dotarci di una vera e propria agenzia di promozione turistica coadiuvata anche da privati, per promuovere il turismo del lago. È venuta meno l’agenzia turistica regionale e dobbiamo valorizzare le strutture territoriali di promozione. Coprire tutta l’Etruria meridionale potrebbe essere un’idea.
Infine, chiedere ad Acea di realizzare il progetto della condotta idrica che, dal depuratore che si trova in località Cesano, possa riportare una parte dell’acqua depurata nel bacino del lago, in modo da ricostituire l’equilibrio del lago stesso.
Da sindaco di Anguillara si è confrontato più volte con Acea ma come ritiene oggi che ci si debba rapportare con questa grande multiutility anche alla luce dei fatti del 2017 che hanno portato al rinvio a giudizio del Consiglio di Amministrazione di Acea Ato 2 per disastro ambientale?
Non possiamo prescindere dal fatto che Acea sia un interlocutore fondamentale per la tutela del lago. Ha fatto opere importanti per la salvaguardia del lago di Bracciano. Dobbiamo continuare a dialogare, ponendoci su un piano di parità come rappresentanti delle comunità lacustri. Tra le iniziative su cui si deve parlare con Acea c’è, come ho già ricordato, l’opera di conduzione delle acque depurate nel lago, che ci aiuterebbe di mantenerlo in equilibrio E poi il completamento della totale separazione delle acque nere dalle acque chiare, per essere direttamente reimmesse nel bacino idrografico del lago.
A Civitavecchia, secondo il programma, è fondamentale dare il via ad una seria riconversione. In che modo?
Il fulcro della riconversione di Civitavecchia si gioca certamente nei programmi di Enel, per cui servirà costantemente monitorare gli adempimenti dell’azienda previsti dal loro piano industriale, attraverso la realizzazione di un parco eolico off-shore. La riconversione però va pensata anche in connessione con l’evoluzione del Porto e dell’area circostante in hub logistico e di trasformazione dei prodotti collegati alle attività del porto. C’è un progetto interessantissimo che sposerò in prima persona, che è quello di creare una piastra del freddo per trasformare i prodotti freschi che arrivano con le navi, in prodotti pronti per il commercio.
E più in generale lo sviluppo di un district park nel retroporto, dove ci sono grandi estensioni di terreno, da Civitavecchia a Tarquinia, dove poter creare un’area industriale per aziende di trasformazione nei settori più diversi. In questo modo queste zone si potrebbero collegare con le grandi aree di sbocco del mercato del Paese, attraverso la trasversale Civitavecchia-Orte.
Da polo energetico quindi polo a logistico e di distribuzione
Nuovi ospedali di comunità ad Anguillara e Ladispoli, ma cosa servirebbe davvero per dare una risposta concreta alla salute sul territorio?
Il primo punto del mio personale programma è la trasformazione dei piccoli ospedali in ospedali che io chiamo “salvavita”. La vicinanza con Roma ci da la possibilità di fruire di una serie di servizi di eccellenza ma sul tema dell’emergenza cosa si fa? Bracciano deve essere un ospedale con medici, strutture e tecnologie che lo rendano un pronto soccorso salvavita. Un punto in cui i cittadini possono trovare assistenza senza dover essere trasferiti d’urgenza in altri ospedale.
A questo si aggiunge il progetto degli ospedali di prossimità, previsti dal PNRR e sarà, a mio avviso, il completamento della rete della sanità territoriale che dovrà vedere il protagonismo dei medici di base.
Giovani e politica. Un binomio possibile?
La crisi del rapporto tra i giovani e la politica tradizionale è ormai antica. La crisi della partecipazione è andata aumentando negli ultimi 20-30 anni. La politica è ostica e le modalità di funzionamento dei partiti sono diventate sempre meno attrattive, i partiti non sono facili per i giovani. Serve fare un discorso culturale. Serve ricostruire un rapporto tra le istituzioni e la cittadinanza, e non solo tra giovani e politica. La politica deve avere la capacità di connettersi con forme tematiche, civiche, che non si incanalino più nelle visioni tradizionali. Questo aiuterà i ragazzi ad avere un protagonismo nella politica. Avvicinarli nelle loro forme, nel loro ruolo come cittadini. Senza cittadinanza non c’è politica. Senza i giovani la politica si inaridisce e perisce.
Graziarosa Villani