di Nicola Marzaro
Una trentina circa fra diplomatici e giornalisti internazionali presenti alla sala conferenze dell’hotel Arbat di Mosca per udire, dalla voce autorevole dell’Onorevole Leonid Slutsky, capo del Partito Liberale Democratico LDPR secondo partito più importante alla Duma, la vera narrazione dei fatti avvenuti, la notte fra il 28 e il 29 luglio nel carcere di isolamento di Elenovka. A guidare la delegazione italiana l’Ambasciatore a disposizione della Repubblica di Abcasia nonché fondatore dell’Osservatorio Diplomatico Internazionale, il Cav. Vito Grittani, diplomatico in particolare evidenza avendo dalla sua conoscenza diretta di come risulti difficile per Paesi come le neonate Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, ottenere poi il riconoscimento internazionale.
Conferenza stampa sobria ma efficace, ben organizzata senza preludi o interposizioni, per mezzo dei traduttori simultanei l’Onorevole Slutsky ha esposto il programma del giorno seguente prevedendo la visita al carcere dove è avvenuto, per opera delle forze militari Ukraine e a mezzo di sofisticate armi di fabbricazione statunitense, l’uccisione di oltre 50 dei prigionieri arresisi dalle acciaierie di Mariupol che hanno monopolizzato la cronaca di guerra durante la prime fasi dei combattimenti.
La stampa occidentale, su manipolate dichiarazioni da parte Ukraina, ha addebitato ai russi l’eccidio, ma, come riferisce l’Onorevole, non solo tali dichiarazioni sono false (e il giorno seguente ci sarebbero state illustrate le prove inconfutabili), ma, ancor più desolante, l’invito da parte del Vice rappresentante russo presso le Nazioni Unite Dmitry Polyanskiy di inviare ispettori dell’ONU e della Croce Rossa internazionale sarebbero stati da questi totalmente ignorati.
Alle 04:30 del mattino seguente la delegazione, sotto la sorveglianza attiva ed ogni possibile misura di sicurezza, si è recata sul luogo di morte nel quale la Ministra degli Esteri della Repubblica Popolare di Donesk Natalia Nikonorova e il Generale Maggiore Yakubov Ruslan capo del Centro di Controllo e Coordinamento, hanno affiancato l’Onorevole Slutsky nel rispondere alle numerose e qualificate domande dei giornalisti.
L’ambasciatore a.d. Grittani si è offerto alla Ministra degli Esteri di consegnare di proprio pugno al Papa, una eventuale richiesta ufficiale di visita da parte della neonata Repubblica, proposta molto gradita dalla stessa Ministra. Non è mancato l’Ambasciatore Grittani, da buon capursese, di un gesto di umanità anche verso i prigionieri con la consegna a ciascuno di un piccolo amuleto riportante la protezione di San Nicola da Bari.
Allontanatoci poi una cinquantina di metri, anche per interrompere la respirazione degli acri odori dell’esplosione ancora presenti, in un contesto di apparente tranquillità (con i boati delle bombe che di tanto in tanto distoglievano l’attenzione), si è potuto dar luogo, senza vincoli di tema, all’interrogazione dei detenuti superstiti, durata oltre 30 minuti.
I detenuti erano posti all’ombra dei pochi alberi disponibili in una giornata afosa, con le mani disposte dietro la schiena ma non legate. Non avevano segni di percosse e gli sguardi, pur a momenti chini in base alle domande cui erano chiamati a rispondere, erano comunque sciolti, per nulla terrorizzati o dissolti nell’infinito. Uno di loro era addirittura stato opportunamente curato in tempo ad un braccio per le ferite riportate dai terribili missili Himars, in tempo che la cancrena non rendesse l’arto amputabile.
La giornata è terminata con l’incontro, nel centro di Donetsk, di fronte al palazzo del parlamento, del Presidente della Repubblica di Donetsk Denis Pushilin.
Nicola Marzaro