Al quarto piano di un palazzo Ater in via delle Palme 9 a Bracciano c’è una donna di 68 anni che ha grosse difficoltà a camminare a causa della malattia di Parkinson confinata in casa. Malgrado abbia avuto in dotazione un motorino destinato alla mobilità per persone disabili l’edificio presenta barriere architettoniche insormontabili in barba a tutta legislazione in materia. Uno scandalo del quale da anni sono a conoscenza sia l’Ater che il Comune di Bracciano. Il motorino così resta nuovo ed inutilizzato al quarto piano di un palazzo che di fatto per la signora è come una prigione.
Questa situazione non consente così a Luciana Tondinelli, che è già stata una donna attivissima sotto vari punti di vista, di condurre una vita autonoma. Finora non hanno avuto risposte tutte le lettere che negli anni la donna ha inviato sia all’Ater che al Comune di Bracciano.
Una violazione in piena regola tale da determinare responsabilità a chi sarebbe tenuto al rispetto delle normativa. Ma anche i carabinieri della locale stazione hanno fatto orecchie da mercante e nonostante fossero stati espressamente chiamati dalla donna non sono intervenuti in loco per verificare lo stato dei luoghi che impedisce alla signora di muoversi in autonomia.
Una situazione ben conosciuta dall’assistenza sociale Silvia Tarquini che finora non ha messo in atto azioni tali da arrivare, dopo anni di attesa, alla messa a norma dell’edificio.
Ma questi non sono gli unici problemi che la signora, seduta al proprio tavolo, è costretta ad affrontare spesso via telefono. C’è infatti il capitolo dell’assistenza domiciliare o presunta tale anch’essa nota all’assistente sociale.
La signora pensionata al minimo e con un accompagno di circa 400 euro per il figlio che risiede con lei ma che svolge anche una sua autonoma attività lavorativa, è assistita, per sole tre ore a settimana. Una operatrice il martedì dalle 12 alle 13,30 e una il venerdì dalle 11 alle 12.30. Di fatto queste operatrici, facenti capo a due cooperative diverse, la Quadrifoglio e la Omnia, nelle ore assegnate, se si eccettua un venerdì al mese durante il quale la signora viene accompagnata con un’autovettura della cooperativa a ritirare di persona la pensione alle poste, impiegano quasi tutta l’ora e mezza a fare la spesa per la donna.
Un tempo lunghissimo anche di 50minuti per comprare le cose che la signora ha elencato in una lista della spesa. Nessun lavoro in casa, né di sistemazione, né di pulizia.
“Mi dica lei – si sfoga la donna – come faccio a fare una vita normale in queste condizioni. Sono disabile al 100 per cento, sono costretta a passare la giornata guardando la televisione o al computer. Non posso scendere per prendere un’ora all’aria aperta. Malgrado le lettere che ho inviato più volte, le sollecitazioni al telefono quei gradini sono ancora lì e mi impediscono di uscire di casa. Queste ragazze che vengono impiegano tutto il tempo a fare la spesa. Spesso mi prendono prodotti diversi da quelli richiesti. Io sono stata sempre una donna attiva, sono stata commerciante e oggi mi trovo in questa situazione di grave disagio. Cammino pochissimo e con molto dolore. Da un occhio ci vedo pochissimo ed anche l’altro è danneggiato. Ma sono in grado ancora di ragionare e questa situazione in cui mi costringono a vivere è divenuta insopportabile. Ho chiamato i carabinieri affinché venissero a fare un sopralluogo ma non sono venuti. Lei è l’ultima spiaggia”.
Le responsabilità sono di molti: Ater, Comune di Bracciano, cooperative Quadrifoglio ed Omnia. Sotto accusa anche l’inerzia finora dimostrata dall’Arma.
Le barriere architettoniche devono essere eliminate per ogni dove, tanto più in palazzo destinato ad edilizia residenziale pubblica.
Graziarosa Villani