luccio

In un fondale del lago di Bracciano.

Luccio: “Ehi tu, Dove vai?”

Persico trota: “Sto cercando le mie prede”

Luccio: “Ma non sai che questa è zona mia. Che qui caccio solo io? Come ti permetti ad entrare nella mia riserva di caccia?”.

Persico trota: “Io vado dove voglio. Non devo certo chiedere il permesso a te?”.

Luccio: “Eh sì che devi chiedere a me. Non sai che io sono il Re del lago. Che sono la specie che raggiunge le maggiori dimensioni. Le nostre femmine, quando sono gravide, possono raggiungere anche i venti chili. Da millenni sono il re del lago. E tu chi sei?”.

Persico trota: “Mi chiamano persico trota, ma anche “boccalone” perchè ho la bocca larga e posso cacciare anche grosse prede. Abbocco facile. In America da dove vengo mi chiamano “black bass””.

Luccio: “E ci sei venuto da così lontano per dare fastidio a me e ai miei simili. In questo lago che è oggi uno dei più puliti e più belli d’Italia”.

Persico trota: “Non è con me che te la devi prendere. Qualche pescatore sportivo mi ha gettato in questo lago. Anche io sono preda, a volte. Sappilo”.

Luccio: “Ma tu qui non ci puoi stare. Te ne devi andare. Subito. Sei troppo invasivo”.

Persico trota: “Io, come tutti, lotto per la sopravvivenza della mia specie. Qui mi hanno gettato e qui mi devo adattare. E ti devo dire sinceramente che qui mi trovo molto bene. Ho molto da mangiare e mi riproduco con facilità tanto che, caro mio Luccio, presto diventerò io il Re del lago e tu sarai relegato al ruolo di viceré, se ti va bene”.

Luccio: “Tu non sai quello che dici. Seppure non è tua la responsabilità della tua venuta, sappi che il tuo strapotere sta minando l’equilibrio di questo lago. Anche se le tue carni sono apprezzate anche a tavola non puoi continuare a fare razzia come fai, cacciando ovunque. Ogni volta che abbocchi all’amo di qualche pescatore domenicale o finisci nella rete dei pescatori, caro mio persico trota, io esulto. Un boccalone di meno può solo far bene a questo lago”. 

Persico trota: “Luccio, non voglio mancarti di rispetto perché riconosco che con la tua bocca allungata, con i tuoi denti aguzzi sarebbe meglio tenerti tranquillo. Ma quand’anche un boccalone finisca nella rete o altri abbocchino all’amo, altri ne verranno e tu non potrai tornare a fare sonni tranquilli. E questo perché noi diventiamo maturi più in fretta di quanto fai tu e perché io, come tutti i miei simili, non mi apposto in una singola zona, come fai tu ma posso cacciare ovunque. Quindi, caro Luccio, devo dirti che tuo malgrado, io sono destinato a soppiantare la tua specie, a scalzare il tuo ruolo”.

Luccio: “Non essere così spavaldo. Se non sarò io a cacciarti da questo lago, saranno gli uomini a decretare la tua fine, mettendoti al bando. Come già stanno facendo. Sei nella lista nera delle specie aliene. Se fossi in te non starei tanto tranquillo”.

Persico trota: “Sinceramente io non vedo nessuna battaglia contro di me. Finire nella lista nera può solo farmi onore. Non sarà un pezzo di carta a farmi male. Anzi. Sono adulato perché sono buono. Non do certo fastidio agli uomini. Piuttosto e me ne rendo conto la mia voracità può portarmi a devastare questo habitat così bello ed illuminato fino a grandi profondità”.

Luccio: “Ah allora lo ammetti. Fai mea culpa?!”.

Persico trota: “Luccio mi spiace per te. Certo non verrò a cacciare proprio te perché un certo timore me lo incuti, ma ad uno ad uno ti sottrarrò le prede. Sono molto vorace di natura e molto sveglio. Non perdo tempo a mangiare cose rare ma, da opportunista quale sono, mi nutro della della risorsa alimentare più abbondante. Più cresco e più le mie prede possono essere grandi. Ingoio e mando giù senza masticare e posso ingerire prede pari almeno alla larghezza delle mie mandibole. I nostri piccoli mangiano zooplancton e poi prede sempre più grandi. Noi grandi non disdegnano  anche, occasionalmente, piccoli mammiferi e pulcini di uccelli d’acqua”.

Luccio: “So bene quello che sei capace di fare. Ed è per questo che non ti voglio qui, nel mio ambiente, nella mia casa”. 

Persico trota: “Rassegnati”.

Luccio: “Non mi rassegnerò mai. Non credo che riusciremo a trovare un sistema di convivenza. Piuttosto resteremo specie altamente antagoniste, qui in questi fondali del lago dove solo noi pesci sappiamo ciò che accade davvero. Non ti darò tregua alcuna e lo farò per me e, seguendo il mio istinto di sopravvivenza, per tutta la mia specie”.  

Di Graziarosa Villani

Giornalista professionista, Laureata in Scienze Politiche (Indirizzo Politico-Internazionale) con una tesi in Diritto internazionale dal titolo "Successione tra Stati nei Trattati" (relatore Luigi Ferrari Bravo) con particolare riferimento alla riunificazione delle due Germanie. Ha scritto per oltre 20 anni per Il Messaggero. E' stata inoltre collaboratrice di Ansa, Il Tempo, Corriere di Civitavecchia, L'Espresso, D La Repubblica delle Donne, Liberazione, Avvenimenti. Ha diretto La Voce del Lago. Direttrice di Gente di Bracciano e dell'Ortica del Venerdì Settimanale, autrice di Laureato in Onestà (coautore Francesco Leonardis) e de La Notte delle Cinque Lune, Il processo al Conte Everso dell'Anguillara (coautore Biagio Minnucci), presidente dell'Associazione Culturale Sabate, del Comitato per la Difesa del Bacino Lacuale Bracciano-Martignano, vicepresidente del Comitato Pendolari Fl3 Lago di Bracciano.