Nuove importanti ricerche sulle fasi costruttive del castello Orsini-Odescalchi di Bracciano arrivano dal volume Dal castrum al palazzo. Storia e sviluppi del castello di Bracciano tra Medioevo e Rinascimento scritto da di Nicola Santopuoli e Cecilia Sodano e presentato il 1° marzo scorso proprio nel maniero sul lago tra i più amati non solo in Italia ma anche all’estero.
Sul lavoro abbiamo intervistato l’architetto Cecilia Sodano.
Architetto Sodano dal titolo del volume si dedurrebbe che in esso avete approfondito gli studi riguardanti la rocca dei Prefetti di Vico in situ prima della riqualificazione di Napoleone Orsini. Quali evidenze sono emerse al riguardo?
Il libro di una ricerca nata dalla convenzione per lo studio del centro storico di Bracciano, del castello e delle sue fortificazioni stipulata nel 2012 tra il Comune di Bracciano, la facoltà di Architettura di Sapienza Università di Roma, la Scuola di specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio della stessa università e la famiglia Odescalchi.
Il libro racconta la storia del castello dalle sue origini fino al XVI secolo. Nella prima parte viene descritto l’edificio nella sua parte materica e morfologica, dando conto delle indagini e dei rilievi effettuati dall’Università sotto la direzione del professor Nicola Santopuoli. L’università ha realizzato con la tecnica dello scanner laser il rilievo completo del castello, il primo dopo quello fatto da Ojetti alla fine dell’Ottocento.
Premessa indispensabile al racconto della storia architettonica è il contributo di Elisabetta Mori sugli Orsini di Bracciano, che delinea il quadro storico di riferimento necessario per contestualizzare le vicende del castello.
La seconda e la terza parte del libro, frutto della mia ricerca, raccontano la storia del castello tra Medioevo e Rinascimento mentre la quarta parte, che riporta i contributi di Paolo Alei e Anna Cavallaro, illustra gli apparati decorativi, la cui comprensione è necessaria per dare una coerente lettura del monumento.
Per quanto riguarda il periodo medievale ho messo a sistema studi già esistenti, inquadrando la costruzione del castrum braccianese all’interno del fenomeno dell’incastellamento laziale del XIII secolo. Sulla base dell’analisi dei materiali lapidei effettuata dal geologo Sanna ho potuto confermare la committenza della rocca e del castrum alla famiglia di Vico.
Per quanto riguarda il Quattrocento ho ripreso le interessanti ipotesi attributive, delineate già alla fine dell’Ottocento, che collocano il castello nell’ambito dell’architettura sistina e ne attribuiscono la progettazione a Giovannino de’ Dolci, certamente non unico artefice della costruzione.
Nuove interessanti scoperte sono emerse invece dallo studio dei documenti del XVI secolo, come ad esempio l’esistenza nel castello di una delle prime gallerie d’Italia voluta da Paolo Giordano I.
Dalle analisi effettuate risultano locali adibiti a carcere?
Certamente. Dagli inventari del XVI secolo si evince che la zona della rocca medievale era allora utilizzata come armeria, residenza del castellano e alloggio della guarnigione militare che presidiava il castello. Lì si trovavano pure le prigioni e la sala dove si torturavano i prigionieri con il sistema dei ‘tratti di corda’. I ‘tratti di corda’ furono una tortura usata fino all’Ottocento mediante la quale si provocava ai prigionieri la torsione delle braccia. Il reo veniva legato con i polsi dietro la schiena e poi issato per i polsi con una carrucola. La corda veniva ripetutamente allentata per un certo tratto e bloccata; il peso del corpo provocava la slogatura dell’articolazione delle spalle.
Ritengo comunque che nel corso del tempo, successivamente al XVI secolo, siano stati usati come carcere anche i locali posti all’interno della torre che affaccia su piazza Mazzini, all’angolo con via della Collegiata, dalla quale si accede solo dal giardino sovrastante
Avete riscontri di immagini che ritraggono la rocca in epoca medievale?
No. I documenti di epoca medievale che riguardano il castello ad oggi conosciuti sono solo due, uno del 1236 e uno del 1290 e non vi sono immagini.
Nell’incontro di presentazione quali riscontri ha fatto Claudio Strinati?
Il professor Strinati è un fantastico narratore ed è stato un grande piacere ascoltarlo. Come storico dell’arte ha parlato soprattutto delle decorazioni pittoriche. La presentazione del libro si è tenuta all’interno dell’appartamento privato, che la principessa ci ha gentilmente concesso, dove si trovano due delle quattro sale dipinte dai fratelli Zuccari nel 1560 per Paolo Giordano I e dunque Strinati ha parlato della decorazione di queste ed altre sale del castello, rilevando come il castello stesso rappresenti una importantissima testimonianza, oltre che di architettura castellana, della pittura italiana del XVI secolo
Quali sono a suo avviso gli aspetti da indagare ancora sulla fabbrica del castello di Bracciano?
La nostra ricerca si ferma al XVI secolo. Rimane dunque ancora da indagare la storia dell’architettura dell’edificio tra il Seicento e l’Ottocento, sebbene sul castello esistano importanti contributi provenienti dai convegni Early Modern Rome che si sono tenuti ogni due anni, a partire dal 2013 fino all’ultimo nel novembre scorso, a Roma e al castello di Bracciano, in parte pubblicati nel libro Building Family Identity: The Orsini Castle of Bracciano from Fiefdom to Duchy, curato da Paolo Alei e Max Grossman, in parte in corso di pubblicazione. Non si tratta però di studi organici, ma di singoli contributi su aspetti specifici.
Foto tratta da https://www.retedimorestorichelazio.it/dimora/rm/bracciano/castello-odescalchi-2/
Graziarosa Villani
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