“E’ il popolare predicatore della devozione al SS.mo Nome di Gesù e celebre fustigatore dei vizi dei cristiani, che girò molte piazze di grandi e piccole città dell’Italia per riportare alla fede genuina e alla pratica morale cristiana i suoi contemporanei.
La tradizione popolare dice che sia giunto a Trevignano mentre si era diffusa la voce di un ennesimo sbarco di Saraceni ad Ostia. E mentre i Trevignanesi si preparavano a fuggire dal paese, li fermò e sfatò tale diceria. Avrebbe poi operato dei miracoli come una pesca miracolosa ed altri. Sta di fatto che i Trevignanesi hanno non solamente scelto S. Bernardino a loro protettore, ma hanno edificato una chiesa in suo onore. E da allora mai è venuta meno la devozione a questo Santo, la cui festa si celebra il 20 maggio di ogni anno” [Mons. Carmelo Benedetti, Trevignano Romano e le sue chiese, Anguillara, Stampa, 2008, p. 49].
La chiesa alla quale si riferisce Mons. Benedetti, parroco di Trevignano per oltre cinquant’anni e che ha dedicato all’amato paese un piccolo volume sulla storia delle sue chiese edito nel 2008, è la chiesa di San Bernardino. La chiesa sorge circa ad un chilometro fuori dal paese sul lato sinistro della strada circumlacuale che conduce a Roma, in prossimità di questo luogo ameno fu poi edificato nel 1870 il cimitero.
Il ricordo della sue edificazione, è tramandato da una lapide, posta all’esterno della porta della chiesa: “Cappella edificata nel 1445 dedicata a San Bernardino da Siena n. l’8.9.1380 mt 20.5.1444 nel luogo dove egli predicava al popolo di Trevignano”.
La documentazione archivistica consultata da Monsignor Benedetti fornisce interessanti notizie, infatti la Visita Apostolica del 1574 e le Visite Pastorali degli anni 1670 e 1696 compiute da Vescovi della diocesi di Sutri e Nepi, affermano che la chiesa nel 1574 fosse “retta” dai Santesi della Comunità, tanto da ricostruirne il tetto nel 1670 e che ogni anno vi si celebrasse la festa a spese della Comunità”.
I Santesi erano i magistrati eletti dal Consiglio dei Priori di Trevignano che si occupavano della costruzione e dei restauri delle chiese e cappelle della Comunità, molto spesso legate a voti e culti della popolazione.
La Visita Pastorale del 1696, compiuta dal Vescovo Savio Millini, offre un’ulteriore testimonianza della devozione del popolo di Trevignano: “Si recò nella chiesa di San Bernardino distante circa 500 passi dall’abitato della medesima terra e vi visitò l’unico altare. Nella medesima chiesa vi è collocata una pietra sopra la quale per tradizione si asserisce che abbia predicato al popolo il B. Bernardino, essa è riposta nell’angolo dell’arco presso l’Altare Maggiore dal lato del vangelo. Ordinò di chiuderla con una grata di ferro, affinché non appaia più venerabile al Popolo”.
La miniatura presente nell’esemplare dello Statuto di Trevignano, concesso dal Duca Orsini nel 1553 e che regolava i rapporti fra amministrati, amministratori e il feudatario, conservato presso la Biblioteca del Senato, raffigura l’arme o stemma della Comunità di Trevignano unita all’immagine del suo patrono. San Bernardino è rappresentato con accanto i due apostoli Pietro e Paolo, anch’essi oggetto di grande devozione da parte dei Trevignanesi e onorati con una festa celebrata il 29 giugno, attestata fin dal sec. XVI, che è ancora oggi tra le più importanti della Cristianità. Nei verbali del “Consiglio pubblico degli Homini o Massari della Terra di Trevignano” il santo è appellato dalla Comunità “come nostro protettore et advocato”.
Il Consiglio pubblico o Generale era chiamato a decidere se “fare la festa al dicto Sacto come al solito”: chi votava per organizzare la festa generale solennemente con i divertimenti collegati “metteva i lupini nel cappello”, chi decideva per il no, destinandole la sola celebrazione liturgica e minor spesa, “metteva il lupino nella berretta”. I festeggiamenti era diversi e richiedevano una buona spesa tant’è che quando la Comunità era povera e scarseggiavano le risorse, venivano rinviati come da decisione del Consiglio Pubblico; se invece si decideva di destinare dei soldi pubblici “per festeggiare come di dovere” veniva allora nominato un organizzatore o “Signore della festa” che ne rispondeva in solido e nel 1560 fu eletto Messer Agostino Paris. Le spese prevedevano: sparo di mortai, cera per l’officiatura, corsa dei cavalieri e barberi, palii, corsa delle barche, soggiorno e liturgia dei padri Predicatori, vettovaglie e panche, onorario e soggiorno dei musicisti, pifferai di solito prevenienti dai paesi vicini, a volte a dir il vero non vicinissimi, come Vallerano. Un costo notevole era però quello destinato all’organizzazione di un pasto per preti, frati e Massari, che prevedeva anche il vino; fa sorridere che nel Consiglio pubblico del 25 aprile 1599 i consiglieri della Comunità avessero votato “se dare a magnare a frati e preti, a tutti” oppure “andare a magnare a casa”!
Le feste dei Santi Protettori delle Comunità dello Stato di Bracciano ricevevano una grande devozione popolare, in alcuni casi venivano stabiliti dei “Capitoli della festa che stabilivano le regole di organizzazione” e, in alcuni casi, vi partecipava anche il feudatario: in quell’occasione, come avvenne per una Festa della Pentecoste ad Anguillara Sabazia, arrivò persino il Duca con il brigantino da Bracciano; mentre nel 1554 l’Arciprete di Bracciano annotava sul registro dei battesimi grandi festeggiamenti per la Festa di San Sebastiano sotto l’auspicio del giovane Barone Paolo Giordano Orsini, che nel 1556 celebrerà gli sponsalia con Isabella de’ Medici, figlia di Cosimo Granduca di Toscana e salirà al governo del feudo di Bracciano.
Lucia Buonadonna, archivista
Associazione Arca Sul Lago – APS
[Immagine proveniente dallo Statuto di Trevignano Romano (sec. XVI), esemplare conservato nella Biblioteca del Senato di Roma]

Di Graziarosa Villani

Giornalista professionista, Laureata in Scienze Politiche (Indirizzo Politico-Internazionale) con una tesi in Diritto internazionale dal titolo "Successione tra Stati nei Trattati" (relatore Luigi Ferrari Bravo) con particolare riferimento alla riunificazione delle due Germanie. Ha scritto per oltre 20 anni per Il Messaggero. E' stata inoltre collaboratrice di Ansa, Il Tempo, Corriere di Civitavecchia, L'Espresso, D La Repubblica delle Donne, Liberazione, Avvenimenti. Ha diretto La Voce del Lago. Direttrice di Gente di Bracciano e dell'Ortica del Venerdì Settimanale, autrice di Laureato in Onestà (coautore Francesco Leonardis) e de La Notte delle Cinque Lune, Il processo al Conte Everso dell'Anguillara (coautore Biagio Minnucci), presidente dell'Associazione Culturale Sabate, del Comitato per la Difesa del Bacino Lacuale Bracciano-Martignano, vicepresidente del Comitato Pendolari Fl3 Lago di Bracciano.