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Cosa Nostra: Operazione Gerione a Roma eseguiti 11 arresti

Oggi 15 Gennaio 2021, i Carabinieri del R.O.S. – col supporto in fase esecutiva dei Comandi Provinciali Carabinieri territorialmente competenti di Roma, Palermo e Trapani. – hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal Tribunale di Roma, su richiesta della Procura della Repubblica di Roma – Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 11 soggetti, ritenuti responsabili di trasferimento fraudolento di valori, bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio, reati commessi per agevolare l’associazione mafiosa “Cosa Nostra”.

L’odierna operazione “GERIONE” – che ha permesso di cristallizzare una strategia di penetrazione del tessuto economico della Capitale nell’interesse di “Cosa Nostra” – è stata avviata nel novembre del 2018 a seguito della confisca di beni del Tribunale di Palermo per 15 milioni di euro eseguita a carico del palermitano Francesco Paolo MANISCALCO.  Questo, che a partire dal ’92, prima di tornare a Palermo, ha risieduto a Roma per oltre 17 anni, è stato la figura centrale dell’indagine: figlio di un soggetto contiguo alla famiglia palermitana di Corso dei Mille, è risultato socio occulto delle attività commerciali emerse. Uomo di fiducia di RIINA Giuseppe Salvatore (figlio del defunto Totò), è stato condannato definitivamente per partecipazione ad associazione mafiosa, nonché per la rapina multimiliardaria alla sede palermitana della “Sicilcassa” del ’91. Parte della refurtiva, destinata a “Cosa Nostra”, venne fatta fondere in lingotti d’oro e distribuita, su ordine di Totò RIINA, agli esponenti di vertice dei vari mandamenti di Palermo.

Nell’indagine sono anche emersi i fratelli RUBINO Salvatore e Benedetto, pure legati a contesti mafiosi palermitani i quali, insieme a MANISCALCO, attraverso società attive nel settore della gastronomia, avvalendosi di prestanome, hanno condotto un progetto imprenditoriale nei quartieri di Testaccio e Trastevere, avviato nel 2011 con l’apertura del bar-pasticceria “Sicilia e Duci srl” (trasferitosi da Testaccio a Trastevere nel 2015) e ostacolato nel 2016 con l’esecuzione di un sequestro di prevenzione a carico della predetta società. Tuttavia, poco prima dell’esecuzione del citato provvedimento, gli odierni indagati procedevano allo svuotamento del patrimonio della “Sicilia e Duci srl”, attraverso la distrazione di beni e capitali a benefico di altre società, appositamente costituite a partire proprio dal 2016, conducendo, al contempo la “Sicilia e Duci” alla bancarotta.

 Gli indagati, attraverso la neocostituita “Efferre srls”, hanno aperto, sempre a Trastevere, un ulteriore esercizio commerciale all’insegna “Da Nina”, oggi sottoposto a sequestro preventivo (del valore di circa 400 mila €), in quanto avviato col reimpiego di capitali di provenienza illecita. Nell’inchiesta sono inoltre emersi:       PULEO Antonina e RUBINO Federica, entrambe sottoposte alla misura cautelare degli arresti domiciliari, moglie e figlia di RUBINO Benedetto, in quanto coinvolte, la prima, nella vendita di dipinti e preziosi di provenienza illecita – il cui ricavato è stato reimpiegato per avviare le attività commerciali a Trastevere la seconda, nella bancarotta in qualità di amministratore della “Sicilia e Duci”. Gli approfondimenti investigativi, hanno permesso accertare che i dipinti oggetto di compravendita illecita erano stati rubati negli anni ’90;

–       CILLARI Salvatore, Sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, i cui congiunti sono stati esponenti di rilievo del mandamento mafioso palermitano di Porta Nuova, socio occulto e finanziatore della “Sicilia e Duci”;

–       CITARRELLA Giovanna, sottoposta alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria., autrice di versamenti in contanti a favore della “Sicilia e Duci srl” per circa 91 mila € serviti per far “decollare” l’attività imprenditoriale;

–       IMPERATORI Luca, imprenditore di Formello (RM) e RUBINO Roberta (figlia di Benedetto), sottoposti alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria, responsabili di aver concorso nell’occultamento della provenienza illecita dei beni sottratti alla “Sicilia e Duci srl”, nonché RUBINO Marco (figlio di Salvatore), intestatario fittizio di società controllate dagli indagati principali.

I provvedimenti si collocano in una più ampia strategia di contrasto all’infiltrazione mafiosa nel Lazio e nella capitale, condotta dal Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri e coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma – Direzione Distrettuale Antimafia.

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