Raffica di assoluzioni per l’ex sindaco Giuliano Sala. L’ultima in ordine di tempo è arrivata il 12 luglio scorso dalla Corte dei Conti. Sala e l’ex segretario comunale Roberto Signore erano stati condannati in primo grado per l’incarico che era stato affidato all’urbanista Paolo Berdini riguardante la spinosa vicenda della lottizzazione La Lobbra legata a stretto filo con il caso del “cittadino” Arturo Cimaglia che da anni mira a realizzare sulla propria proprietà, in adiacenza alla lottizzazione, nove villini. Un caso che ha avvelenato il clima a Bracciano e non solo nel Palazzo di piazza IV Novembre. Ora in secondo grado i giudici della Corte dei Conti accolgono i ricorsi di Sala e Signore. La Corte dei Conti riconosce che “nessuna censura può, pertanto, essere mossa al comportamento del sindaco Sala che risulta conforme ai canoni dell’agire istituzionale”. In sostanza per la Corte dei Conti l’ex sindaco Sala ha agito correttamente. La sentenza della terza Sezione Centrale della Corte dei Conti ribalta completamente così la sentenza di primo grado della Sezione giurisdizionale per il Lazio che aveva condannato l’ex sindaco Sala e il segretario generale Signore. Si contestava in primo grado di aver arrecato dolosamente un pregiudizio del Comune di Bracciano di oltre 10mila euro. All’ex sindaco Sala si contestava inoltre di aver disposto l’esecuzione di interventi di sistemazione del primo tratto di via Del Sassone, lavori che secondo l’accusa nascondevano il fine di completare le opere di urbanizzazione della lottizzazione La Lobbra, ritenuta dai denuncianti abusiva. Le denunce alla corte dei Conti e alla Procura della Repubblica di Civitavecchia vennero presentate dall’allora consigliere comunale Armando Tondinelli, oggi sindaco di Bracciano, che ha sempre caldeggiato le questioni che interessano il “cittadino” Arturo Cimaglia. In secondo grado raccolte le istanze che ha condannato la parte soccombente al rimborso delle spese legali all’ex sindaco Sala e al segretario Signore. Nelle motivazioni della sentenza vengono confermate la piena legittimità e la correttezza dell’operato di Sala e Signore, riguardo al conferimento dell’incarico all’ingegnere Paolo Berdini, incarico che, secondo la Corte dei Conti, si era reso necessario per la complessità della vicenda urbanistica alla quale occorreva dare riscontro a seguito di richiesta di chiarimenti da parte della Regione Lazio. Si chiarisce che il conferimento dell’incarico a Berdini era necessario in ragione della correttezza della procedura amministrativa allo scopo di dare una ricostruzione della vicenda urbanistica che si mostrava complessa ed articolata anche a causa dei continui esposti e delle numerose denunce di Cimaglia e di Tondinelli nei confronti di dipendenti comunali e di amministratori. Le contestazioni erano già state archiviate dal giudice penale di Civitavecchia, con decreto di archiviazione nel procedimento RGNR 4905/15, che accoglieva integralmente le richieste del pubblico ministero secondo il quale “il ricorso alla figura del Berdini, noto urbanista e consulente di alcuni comuni laziali, che ha peraltro ricoperto in passato anche il ruolo di segretario generale nazionale dell’istituto Nazionale Urbanistica, presso il quale ha svolto attività di ricerca, può ben spiegarsi in ragione della necessità di individuare un soggetto terzo e dotato della massima competenza in materia, trattandosi di professionista da sempre attivo anche sul fronte della conservazione del territorio e membro dal 2001 al 2008 della commissione di Italia Nostra e dal 2009 al 2012 del Consiglio nazionale del Wwf”. Dopo la sentenza di proscioglimento “perché il fatto non sussiste” dell’ingegnere Di Matteo, dell’architetto Vanessa Signore e di tutti gli altri imputati nel procedimento penale RGNR 127/17, avviato sempre a seguito delle denunce di Cimaglia, nella quale si afferma la regolarità della lottizzazione “La Lobbra” e il completamento delle opere di urbanizzazione, anche la Corte dei Conti prende ora posizione ritenendo che “il tratto finale di via del Sassone non è soggetta agli obblighi derivanti dalla convenzione del piano di lottizzazione “La Lobbra” che invece riguardano esclusivamente le aree di proprietà interne al perimetro di lottizzazione e il tratto antistante la stessa, non rientrando i lavori della strada nel perimetro della lottizzazione, essi sono da considerarsi ricadenti nella competenza dell’ente pubblico”. L’ingegnere Berdini, nella perizia elaborata per il Comune di Bracciano, affermava che Cimaglia, per poter edificare avrebbe dovuto presentare un progetto di lottizzazione convenzionata in quanto il suo terreno ricadendo in una zona C3 di Piano Regolatore Generale, non poteva essere soggetto ad edificazione diretta. Evidentemente la relazione di Berdini non era piaciuta a Cimaglia e a Tondinelli che decidevano di sporgere denuncia a tutte le autorità giudiziarie. Ancora oggi, nonostante la variante al Prg approvata nel dicembre 2009, che classifica la sua area F2 – servizi privati di interesse pubblico, il “cittadino” Cimaglia continua ad affermare che il suo terreno ricade in una zona C 3 da equiparare a zona B di P.R.G. sul quale può costruire direttamente i 9 villini. Nel frattempo l’amministrazione Tondinelli, sposando le “tesi” di Cimaglia, anziché quelle dell’ente pubblico, sta proseguendo nell’intento, approvato con la delibera di Giunta n. 115/2017, di concludere l’accordo ex art. 11 con il “cittadino” Cimaglia. E’ notizia di questi giorni, tra l’altro, che l’Area Vigilanza Urbanistico Edilizia e Contrasto all’Abusivismo della Regione Lazio, dopo aver lo scorso anno inutilmente richiesto all’amministrazione Tondinelli di sospendere ogni procedura di accordo con Cimaglia, la scorsa settimana ha reiterato la richiesta di chiarimenti sulla condotta tenuta dal Capo Area architetto Lidia Becchetti, che, a quanto è possibile apprendere, avrebbe certificato che i terreni di Cimaglia abbiano come destinazione d’uso urbanistica la classificazione di zona C3 da equipararsi a zona B, in contrasto con la normativa vigente e con il Piano Regolatore Generale. Ora la sentenza n. 252/2018 della Sezione di Appello della Corte dei Conti fa seguito alla precedente assoluzione che l’ex sindaco Sala ha riportato, sempre in appello, con la sentenza n. 310/17, passata in giudicato, con la quale veniva ribaltata la condanna a 900mila euro di danno erariale nei confronti del Comune di Bracciano in merito a vicende legate alla multiservizi Bracciano Ambiente spa.