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Comitato Salviamo gli Alberi: contestati interventi a Trevignano e Bracciano

alberi

Prosegue l’attività del Comitato Salviamo gli Alberi Lago di Bracciano. Contestato questa volta un intervento di capitozzatura a Trevignano giudicato intempestivo. In una nota il Comitato ricostruisce la vicenda e si pone interrogativi.

“Con ordinanza 9/2024 il Comune di Trevignano Romano – scrive il Comitato Salviamo gli Alberi – avvisava i cittadini che In data 15 e 16 aprile ci sarebbe stata la potatura degli alberi in Piazzale del Molo. Con ordinanza 12/2024 del 20 aprile il Comune informava i cittadini che dal 22 aprile fino a fine lavori in via della Rena era fatto divieto di transito per operazioni di potatura e taglio alberature. Quello che chiediamo all’Amministrazione pubblicamente è:
– è stato valutato correttamente il periodo dell’anno in cui attuare questa operazione?
– era davvero necessario per le piante o meglio i vantaggi superavano i potenziali effetti negativi sulle piante causati da una potatura fuori stagione?
– per quanto ancora dovremo vedere alberi capitozzati?
Molti sono gli esperti che ritengono questo tipo di potatura non rappresenti un modo adeguato di prendersi cura della vegetazione e che capitozzare un albero non diminuisce il pericolo di cedimenti né consente di prevenire l’abbattimento degli alberi al contrario, a lungo andare finisce per indebolire eccessivamente le radici.
E così si arriva poi al taglio di alberi perché ammalati come di fatto avvenuto sempre in questi giorni a Trevignano Romano”.

Gli alberi del lungolago Argenti erano sani

Nei giorni scorsi il Comitato Salviamo gli Alberi era intervenuto ancora una volta riguardo quanto sta avvenendo a Bracciano a lungolago Argenti.
In data 17 aprile il comitato “ Salviamo gli alberi “ , dopo aver acquisito la documentazione  attraverso l’accesso agli atti presso il Comune, ha inviato al sindaco di Bracciano alcune considerazioni riguardo l’abbattimento di 14 platani sul lungolago Argenti, avvenuto nel corso dei lavori del progetto Pnrr di “rigenerazione urbana” dello stesso lungolago.

Le riassumiamo qui di seguito, ritenendo che debbano avere la maggior diffusione possibile.

Gli alberi erano sani, come si deduce dalle dichiarazioni del dottor agronomo nella relazione vegetazionale. Li si dichiara sic et simpliciter non “conformi” al progetto, che, prevedendo l’abbassamento del marciapiede di 30 centimetri, avrebbe esposto l’apparato radicale superficiale delle piante ad una sofferenza tale da pregiudicarne la stabilità.

Dunque non era riconosciuta in essere alcuna patologia o alcun difetto di ancoraggio al suolo di questi alberi.

Di considerevole sviluppo, avendo un’età di circa 20 anni, erano ormai parte integrante della passeggiata, le loro chiome folte ed apprezzate per il ristoro dell’ombra. La loro eliminazione non sarà compensata da una pista ciclabile, da qualche area fitness o di socializzazione, né dai nuovi alberi promessi, che, sebbene autoctoni, impiegheranno diversi anni a crescere e a fornire i servizi eco-sistemici degli alberi abbattuti.

Nel frattempo la vivibilità del lungolago, soprattutto in estate, sarà messa a dura prova: dove passeggeranno e sosteranno le persone, se non sotto il Sole?  Chi se lo potrà permettere fruirà del gazebo di un ristorante; e i ciclisti? Presumibilmente stanchi e accaldati, si rinfrescheranno direttamente nel lago?

Per integrare queste alberature nel progetto sarebbe stato sufficiente prevedere per ciascuna pianta un’area di rispetto. Come quella del magnifico e possente platano a ridosso del primo ristorante della passeggiata, al centro di un’aiuola circolare rialzata, che faceva da seduta e allo stesso tempo proteggeva le radici e la pavimentazione del marciapiede.

Quegli alberi erano di tutti, stavano su suolo pubblico, non erano un semplice arredo urbano. Ora che si conosce appieno il valore di contrasto ai cambiamenti climatici dell’azione dei  grandi alberi men che meno si dovrebbe progettare un nuovo assetto urbano senza mirare alla loro tutela e conservazione. La società negli anni cambia, emergono nuove sensibilità e nuove esigenze ed è intollerabile che non vengano accolte da chi lavora in rappresentanza dei cittadini.

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