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Check point da oggi in paese per Trevignano DocStories

Check point

Una sbarra con bande bianche e rosse, un cartello di “stop”, i cartelli in più lingue con su scritto “Attenzione / controllo di confine” e i sacchi di sabbia ai lati. C’è anche un check point sul modello di quelli posizionati su tante zone di guerra nel mondo, a rappresentare l’assurdità di ogni barriera e divisione tra i popoli. È uno dei simboli più suggestivi del “Trevignano DocStories Festival”, la rassegna internazionale di documentari, finanziata dal Comune di Trevignano Romano del borgo sul lago, che si apre alle 17 di oggi, giovedì 2 novembre, e si concluderà domenica. Il tema affrontato in questa seconda edizione è “Confini. Storie di umanità interrotta”, con la proiezione di 10 documentari e 6 cortometraggi girati da registi internazionali e giornalisti. La collocazione del “posto di blocco” ha colpito l’attenzione di molti cittadini che sulle prime, ignari dell’iniziativa, si sono avvicinati incuriositi e un po’ timorosi. “Sembra un check point di quelli che si vedono in tv”, “Uguale a quello ho visto a Gerusalemme”, alcuni dei commenti nei capannelli sul posto.
“L’idea è di far vivere con un’esperienza visiva – spiegano gli organizzatori del Festival – qualcosa che purtroppo fa parte della vita di migliaia di persone nel mondo. I check point sono presenti in molti dei film presentati e installarne uno simbolico, ma effettivo, nella via principale di Trevignano vuole essere un invito a riflettere”. Appuntamento, per l’apertura istituzionale del Festival, oggi alle 16.
In programma, alle 17, BORDERLANDS, di Samarth Mahajan (India, 2021), sei ritratti di personaggi che vivono e lavorano in sei punti diversi lungo il confine che separa l’India dagli stati confinanti. Storie diverse con un denominatore comune, essere caratterizzate dalla presenza del confine, che limita, condiziona e determina angosce, speranze e sogni dei protagonisti.
A seguire, alle 18, FIVE BROKEN CAMERAS, di Edmad Burnat e Guy Davidi. (Palestina, Israele, Francia, 2011): Emad è un contadino palestinese che nel 2005 compra una telecamera per filmare suo figlio appena nato, ma gli israeliani iniziano anche a costruire una “recinzione di sicurezza” in quel villaggio. Gli abitanti del villaggio protestano, si susseguono marce e cortei contro i bulldozer, la telecamera di Emad esce da casa e inizia a riprendere le aggressioni israeliane, diventando quasi per caso un testimone scomodo di violenze e sopraffazioni. Per questo la telecamera diventa bersaglio essa stessa di violenza, viene distrutta più volte, ma le immagini girate sono rimaste e sono diventate un film documentario.

EMAD BURNAT è un agricoltore palestinese, divenuto regista in occasione di questo film. E’ stato il primo palestinese ad aver ricevi una nomination per l’Academy Award for Best Documentary Feature.
Il 19 febbraio 2013 è stato tenuto in detenzione con la sua famiglia all’aeroporto di Los Angeles perché la polizia di frontiera non aveva creduto che lui stesse entrando negli Stati Uniti come regista.

GUY DAVIDI è regista e produttore di documentari israeliano. Nel 2022 ha realizzato “Innocence”, un documentario che ricostruisce il punto di vista dei ragazzi israeliani morti in guerra analizzando e raccontando i loro diari segreti.

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