ArcheonaturaL'esibizione de La Primavera

La comunità braccianese si è ritrovata oggi alla chiesa legata ai martiri Marciano, Macario e Stratoclinio per iniziativa di Archeonatura.

La tradizione millenaria si è rinnovata anche quest’anno a Bracciano grazie all’Associazione Archeonatura. Ogni primo giovedì di marzo la comunità da tempo immemorabile si è recata in pellegrinaggio alla chiesa di San Liberato tra devozione e festeggiamenti. Tantissime le persone che questo pomeriggio non sono volute mancare all’appuntamento promosso dall’attivissima associazione presieduta da Sisto Mercatini. Un gruppo è giunto sul posto percorrendo a piedi l’antico sentiero che veniva da Santa Pupa, l’odierna Manziana. La solennità del momento è stata sottolineata dalla messa officiata dal parroco don Piero Rongoni con il seguito di altri tre sacerdoti tra i quali il parroco di Bracciano don Francisco Macedo. 

Ancora una volta la funzione è stata animata dai canti del coro polifonico di Bracciano. Molto apprezzata anche l’esibizione de La Primavera, il complesso mandolinistico che vanta oltre un secolo di attività. Note storiche sono state illustrate da Graziarosa Villani mentre Maria Grazia de Lucia ha curato la visita allo splendido giardino della Tenuta Sanminiatelli Odescalchi ideato dal noto paesaggista Russel Page. Le alberature – un grande acero, ginko biloba ed altre – la fanno da protagoniste tra un sofficissimo prato verde, viale di magnolie che si mescolano col bosco circostante, balconate di rose che guardano ad uno splendido panorama sul lago.

 Non è mancato un momento di condivisione con un ricco rinfresco tra dolci nostrani e preparazioni salate portate da quanti avessero voluto.

La chiesa di San Liberato è un grande esempio di architettura altomedievale, location prediletta per cerimonie di nozze. Maestoso anche il cinquecentesco cipresso, un albero monumentale che sa solo vale la visita 

Ringraziamenti sono andati dal presidente di Archeonatura Mercatini ai padroni di casa che, ancora una volta, hanno dato la loro adesione aprendo le porte della storica tenuta. 

Come tradizione i braccianesi hanno compiuto il percorso-cripta sotto l’altare dove un tempo furono traslate le spoglie dei protomartiri di Forum Clodii, già sepolti, secondo i riscontri recenti del professor Giuseppe Cordiano alla villa romana denominata “Vigna Orsini”.

A Vigna Orsini la prima sepoltura dei tre martiri

Nel luglio 2013 a cura di Giuseppe Cordiano, docente dell’Università degli Studi di Siena con fondi del Consorzio Lago di Bracciano, presieduto all’epoca da Rolando Luciani, si è svolto il progetto di recupero di Vigna Orsini. Le ricerche hanno accertato che si tratta di una villa romana edificata nel 150 a.C. lungo la via di penetrazione di allora, la via Clodia sulle sponde del lago, e finita poi sommersa dalle acque del lago dopo il 60 d. C..

I resti di questa villa si trovano al chilometro 17,100 della provinciale Settevene-Palo tra Trevignano e Bracciano. Il territorio lacustre venne prima popolato da ex legionari e poi da ricchi senatori romani. I patrizi romani venivano a trascorrere periodi di villeggiatura. Dopo la conquista di Veio nel 396 a.C. i coloni romani furono i primi ad arrivare in zona tra il IV e il III secolo a.C. e vi costruirono delle fattorie. Vennero poi i senatori romani i quali, dal II secolo a. C. fecero a gara a costruire sontuose dimore tra vigne e terme.

All’epoca di Nerone le rive del lago si presentavano costellate da una serie ininterrotta di ville – circa 22 – tutte riccamente decorate. Finché attorno al 63 d.C. il livello del lago crebbe di circa 3 metri, per cause non note, probabilmente forti piogge. Tutte le ville dei senatori romani che erano sulle sponde finirono sommerse dalle acque del lago. Alcune vennero costruite più a monte. Decenni dopo, alla fine del I secolo d. C. era il tempo dell’imperatore Domiziano. Mettendo insieme più ville semisommerse Domiziano realizzò a Vicarello un sontuoso palazzo di rappresentanza. 

La casa romana denominata Vigna Orsini come le altre finì sommersa. Tra la nuova via realizzata rasando le sue murature in basolato (coincidente con l’attuale Settevene-Palo) e le nuove rive del lago agli inizi del IV secolo d.C. vennero sepolti all’interno dei resti dell’impianto termale della ex villa romana, i tre martiri paleocristiani di Forum Clodii. Si tratta del presbitero Marciano, del lettore Stratoclinio e dell’esorcista Macario.

L’interno dell’ex sauna della villa romana ha restituito i resti di una delle tre tombe e delle relative forme di venerazione. A questi martiri in età carolingia, ovvero attorno all’800 dopo Cristo, sarebbe stata costruita e dedicata una chiesa, quella detta di San Marciano, nella poco distante dal luogo del martirio San Liberato e vi furono traslate le spoglie. 

 La chiesa altomedievale di San Liberato si rileva ancora tra le testimonianze più rilevanti del passato romano del territorio e racconta di un’area che fu sede, in epoca romana, della praefectura Claudia Foroclodiensium, divenuta poi municipalità a margine del percorso dell’antica via Clodia quindi, successivamente, sede di una delle prime diocesi a nord di Roma, in stretto rapporto con l’allora fiorente Monterano. 

Nei primi anni del Cristianesimo i vescovi di Forum Clodii presero parte a vari concili: già nel 313 il vescovo Donatius di Forum Clodii partecipò al Concilio Lateranense indetto da papa Milziade (papa dal 2/07/311 al 11/01/314). 

“La passio – si precisa – è ambientata a Forum Clodii e riguarda i tre martiri Marciano, Macario e Stratoclinio”. I tre sarebbero stati decapitati e sepolti il 2 gennaio in crypta miliario ab Urbe Roma XXVII ubi florent orationes Sanctorum usque in Hodiernum diem. Il cuore della chiesa è costituito dalla cripta, posta sotto al presbiterio, con la camera reliquiaria che coincide esattamente con l’altare.

La più antica traccia documentale della chiesa di San Liberato risale al pontificato di Leone IV (847-855). L’edificio, legato al culto di San Marciano, era chiamato allora ecclesia Sancti Marciani.

Archeonatura
I tre “fornetti” nella galleria-cripta sotto l’altare della chiesa di San Liberato

 

Il monumentale cipresso. Particolare

 

Di Graziarosa Villani

Giornalista professionista, Laureata in Scienze Politiche (Indirizzo Politico-Internazionale) con una tesi in Diritto internazionale dal titolo "Successione tra Stati nei Trattati" (relatore Luigi Ferrari Bravo) con particolare riferimento alla riunificazione delle due Germanie. Ha scritto per oltre 20 anni per Il Messaggero. E' stata inoltre collaboratrice di Ansa, Il Tempo, Corriere di Civitavecchia, L'Espresso, D La Repubblica delle Donne, Liberazione, Avvenimenti. Ha diretto La Voce del Lago. Direttrice di Gente di Bracciano e dell'Ortica del Venerdì Settimanale, autrice di Laureato in Onestà (coautore Francesco Leonardis) e de La Notte delle Cinque Lune, Il processo al Conte Everso dell'Anguillara (coautore Biagio Minnucci), presidente dell'Associazione Culturale Sabate, del Comitato per la Difesa del Bacino Lacuale Bracciano-Martignano, vicepresidente del Comitato Pendolari Fl3 Lago di Bracciano.