Il Consiglio comunale un tempo era un momento di confronto importante tra chi governava e chi stava all’opposizione. A volte si alzavano i toni, spesso si scherzava anche. Ma oggi l’unico momento di confronto democratico è svilito e l’arrivo finalmente dello streaming non fa che replicare il mancato faccia a faccia, la crisi delle istituzioni, l’annientamento delle opinioni.
A Bracciano da quando è presidente del Consiglio comunale Giulia Mo assistere al Consiglio comunale è divenuto davvero un esercizio di fede, tanti e tali sono i continui richiami ai regolamenti, ai minuti che restano, al tempo che l’interlocutore di turno e del momento (interrogante, presentatore di una mozione, maggioranza o opposizione) ha per dire la propria. Ai moniti sui tempi si aggiungono poi da parte del presidente Mo sostanziali “prediche” sulla metodologia adottata e sui perché delle stesse. Così facendo passano tra la noia generale sostanziali atti ammazzapolitica. Ed è quanto avvenuto nuovamente al Consiglio comunale del 16 marzo scorso con la ormai davvero tediosa storia delle commissioni consiliari consultive.
Illusi trenta cittadini
La giunta Tondinelli ha dapprima nominato le commissioni previste da regolamento chiamando a parteciparvi, con rappresentanza paritetica, un grande stuolo di cittadini. Poiché non era stata votata l’immediata esecutività e poiché erano stati riportati erroneamente dei nomi affinché diventasse esecuti la delibera ci sono volute molte settimane. Nel frattempo una trentina di cittadini, nominati da maggioranza ed opposizione, si attendevano di poter dare il loro contributo nella gestione della cosa pubblica. Niente di tutto ciò. Per i nominati commissari quindi niente da fare. Tondinelli citando un parere ministeriale e contro quanto disposto dallo Statuto comunale vigente le voleva composte da consiglieri anche, evidentemente per consentire a Luca Testini all’epoca presidente del Consiglio comunale e oggi passato in maggioranza di vedersi garantito il suo pezzettino di rappresentanza. Qualche Consiglio fa c’è stata una elezione di membri di queste commissioni. Questa volta sono stati scelti tra i consiglieri. Sei membri per ognuna, quattro di maggioranza e due di minoranza. Ma sul punto solo i grillini Tellaroli e Persiano hanno preso parte al voto mente gli altri consiglieri di minoranza erano assenti/dissenzienti in contestazione alla eliminazione della partecipazione dei cittadini. All’ultimo Consiglio del 16 marzo scorso ben due punti all’ordine del giorno hanno riguardato questa questione sulla quale anche la neonominata segretaria generale Salimbene ha mostrato di non orientarsi al meglio. La Mo ha in primo luogo messo a votazione la sostituzione del consigliere Claudio Gentili da membro di alcune commissioni nelle quali lo stesso a sua insaputa era stato nominato. Gentili infatti aveva espresso la sua volontà di non farne parte. Si è preso atto poi che, visto l’esito della votazione, non era possibile sostituire il membro delle commissioni. Si è data così lettura dei nomi dei consiglieri facenti parti delle commissioni. Commissioni, si precisa, che non sono più quelle composte dai cittadini. Al punto all’ordine del giorno successivo a maggioranza si è poi cambiato il Regolamento delle commissioni abbassando il numero dei membri da 6 a 5. Ci si augura che queste commissioni producano proposte e pareri per il bene di Bracciano. Alcuni pareri di queste commissioni risultano vincolanti. Con questi atti il Palazzo si è chiuso in se stesso. Ogni forma di partecipazione dei cittadini è stata negata, mentre la maggioranza si è blindata in un fortino. Requiem per la partecipazione, malgrado le promesse elettorali.
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