studenti, maturità

Tre studenti non si presentano o boicottano l’esame di Maturità. Si è aperta una polemica che induce a riflettere sul ruolo della scuola oggi e sui metodi di valutazione. 

“Lo abbiamo detto ormai troppe volte: l’esame di stato va ripensato”,commenta la coordinatrice regionale della Rete degli Studenti Medi Bianca Piergentili. “Ad oggi è un esame che non tiene conto né delle esigenze della comunità studentesca e del proprio futuro, né valuta il percorso formativo fatto nei cinque anni di scuola superiore.
Con la creazione di quello che è il curriculum dello studente, l’esame diventa discriminatorio proprio perché si valuta in base alle opportunità singole di ciascuno di noi. La scuola dovrebbe preparare il nostro futuro, non valutarci sulla base delle possibilità avute durante i cinque anni. Sempre più ragazzi e ragazze scelgono, giustamente, di protestare contro questo tipo di maturità e come sindacato studentesco – aggiunge Piergentili – non possiamo che essere d’accordo: c’è un problema e allora forse il Ministro dovrebbe ascoltarci invece che girare la testa altrove”.

Sul caso abbiamo intervistato Simone Montori, attivo esponente della Rete degli Studenti Medi.

La fronda dei maturandi che boicottano gli orali. Tre i casi al momento. Quali le ragioni profonde della protesta?

Si tratta di una critica dura nei confronti di un esame che ormai ha cessato di ricoprire un ruolo educativo all’interno della scuola pubblica, diventando semplicemente una tradizione antiquata che da tempo prosegue nel nostro paese.

Sotto accusa le modalità di valutazione. Cosa contestate in particolare?

Le critiche nei confronti della valutazione vanno oltre il semplice esame di Stato. Da tempo, infatti, sono molte le categorie scolastiche e non che si interrogano su quali siano le reali necessità della scuola odierna e se lo strumento del voto sia ancora funzionale e utile sul lato didattico-formativo.

Sono molti gli interrogativi ai quali servirebbe trovare una risposta. Qual è la reale differenza tra un sette, un otto e un nove? Com’é possibile ridurre la valutazione ad un mero calcolo matematico dei punteggi conseguiti? Quali sono i criteri secondo i quali si costruisce una tabella di valutazione? Ma soprattutto, non è folle pensare che il voto sia l’unico strumento (coercitivo) che invogli la componente studentesca a studiare?

Ecco, penso che queste siano solo alcune delle domande a cui è necessario dare risposta. Difficile farlo in una fase storica in cui, a ricoprire il ruolo di ministro dell’Istruzione e del Merito c’è un perfetto seguace del ministro fascista Giovani Gentile, celebre per il suo modello di scuola basata sull’ordine, la disciplina, il classismo e il merito (quello economico si intende, ovviamente).

A suo avviso quale dovrebbe essere il senso vero dell’esame di maturità?

Partendo dal presupposto che ritengo folle l’accostamento del termine “maturità” all’esame di Stato, credo sia indispensabile interrogarsi, in primis, sul mantenimento o meno dell’esame di Stato al termine dei cicli scolastici.
Da tempo infatti, come componente studentesca, siamo critici nei confronti di un appuntamento che ha la supponenza di voler valutare in poche ore un percorso durato anni e che, di conseguenza, oltre ad avere un forte impatto sulla sfera psicologica, spesso offre una valutazione finale del tutto lontana dal reale percorso affrontato dalla persona.

Quali sono le vostre proposte per un cambio di rotta?

Per come stanno le cose oggi credo sia necessario, in primis, che il ministro Valditara abbia la decenza e il coraggio di ascoltare le studentesse e gli studenti di questo Paese.
Subito dopo è necessario ripensare la scuola italiana e, in particolare la valutazione, con l’obiettivo di costruire spazi inclusivi, dove non esista più il concetto di educazione punitiva.

Più volte avete chiesto incontri. Siete stati mai ricevuti dal ministero?

Ad oggi gli incontri con il ministro sono stati pochi e, sicuramente, poco utili. Il FAST (Forum delle Associazioni Studentesche) non viene convocato da troppi mesi, nonostante le nostre sollecitazioni. Questo rappresenta a pieno l’interesse che il ministro mostra verso le studentesse e gli studenti di questo Paese.

Tra le vostre battaglie quella contro la chiusura di licei nel Lazio. Cosa è stato ottenuto?

Ad oggi, nonostante le mobilitazioni della componente studentesca, il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca ha scelto di portare avanti un piano omicida per la scuola pubblica nel Lazio.

Il TAR di Viterbo, con una sentenza di pochi giorni fa, ha bloccato la chiusura di un istituto comprensivo a Viterbo. Un segnale, che però non è abbastanza. Il prossimo anno continueremo a batterci contro la chiusura di altre scuole in questa regione, contro un presidente di regione che taglia sulla scuola e sui diritti.

Graziarosa Villani

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Di Graziarosa Villani

Giornalista professionista, Laureata in Scienze Politiche (Indirizzo Politico-Internazionale) con una tesi in Diritto internazionale dal titolo "Successione tra Stati nei Trattati" (relatore Luigi Ferrari Bravo) con particolare riferimento alla riunificazione delle due Germanie. Ha scritto per oltre 20 anni per Il Messaggero. E' stata inoltre collaboratrice di Ansa, Il Tempo, Corriere di Civitavecchia, L'Espresso, D La Repubblica delle Donne, Liberazione, Avvenimenti. Ha diretto La Voce del Lago. Direttrice di Gente di Bracciano e dell'Ortica del Venerdì Settimanale, autrice di Laureato in Onestà (coautore Francesco Leonardis) e de La Notte delle Cinque Lune, Il processo al Conte Everso dell'Anguillara (coautore Biagio Minnucci), presidente dell'Associazione Culturale Sabate, del Comitato per la Difesa del Bacino Lacuale Bracciano-Martignano, vicepresidente del Comitato Pendolari Fl3 Lago di Bracciano.