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Biodigestore Cesano: Intervista a Flavio Borfecchia sui “no” all’impianto voluto da Gualtieri

Biodigestore

I lavori per il biodigestore a Cesano da parte della giunta Gualtieri, nonostante le molte contrarietà, sono partiti. I lavori a che punto sono? C’è stato un blocco?

Il progetto del nuovo dell’impianto anaerobico (biodigestore) da 100.000 t/a è stato avviato sulla base dell’autorizzazione VIA regionale positiva per il precedente impianto di compostaggio aerobico da 60.000
t/a, frutto più di accordi politici che di approfondimenti tecnici non tenendo conto dell’opposizione della popolazione con manifestazioni, richieste di audizioni e proteste , né dei rilievi ufficiali dell’ENEA Allegato2-ENEA per l’impatto sul piano di emergenza nucleare locale. I ricorsi al TAR (2) sono stati respinti sulla base di cavilli giuridici senza entrare mai nel merito delle motivazioni esposte, in particolare sulla insufficiente distanza dagli agglomerati urbani limitrofi nonché sulla inaccettabile concentrazione di rischi per la salute e sicurezza della popolazione nell’area derivanti dagli impianti nucleari e dalle radioonde della Radio Vaticana a cui si aggiungono quelli dell’impianto in costruzione.

Con il nuovo progetto di realizzazione del biodigestore, con produzione di biometano (infiammabile), proposto dal sindaco e commissario Gualtieri nella stessa area, oggetto della precedente VIA regionale per l’impianto aerobico, senza tener conto debitamente delle 60 prescrizioni, permangono e per molti aspetti si aggravano, tutte le problematiche di trasparenza e forzatura precedentemente evidenziate, in relazione alla diversa tipologia dell’impianto nonché per il raddoppio della sua taglia, incurante del danno ambientale su di un’area di Agro Romano, ancora parzialmente integra e sui reperti archeologici nel frattempo rinvenuti (necropoli etrusca del VII secolo a. C.) negli scavi archeologici preventivi.

In particolare, sulla base dei poteri commissariali la VIA commissariale per il nuovo impianto, è stata conclusa positivamente nonostante il parere negativo della Sovrintendenza ai Beni Archeologici (Allegato3-Sovrintendenza), che ha evidenziato ancora una volta vari aspetti d’incompatibilità ambientale relativamente al sito concludendo: “per quanto di propria competenza, ritiene le opere di cui tratta NON COMPATIBILI con il contesto di riferimento e di troppo impatto ambientale, ed esprime, pertanto, PARERE NEGATIVO alla sua realizzazione”.

Per tener parzialmente conto dei vincoli definiti dalla sovrintendenza e di alcune osservazioni tecniche da parte della cittadinanza, si è passati ad una nuova tecnologia secca senza diminuire la taglia (come invece richiesto dalla Sovrintendenza) con un minore stoccaggio di biometano ed un aumento del suo trasporto e dei conseguenti rischi connessi ai più frequenti trasbordi anche alla carente rete viaria.

Da parte del Commissario si è deciso inoltre unilateralmente che il nuovo impianto pur con un cambio di tecnologia, non necessitasse di una nuova VIA.
Alla fine del mese scorso, il 28 giugno 2025, sull’area del biodigestore (Fig.1), è stato avviato il cantiere per il nuovo impianto, peraltro senza esporre tutt’ora il cartello con le informazioni di legge previste circa le autorizzazioni e la direzione lavori.
Mentre iniziavano i lavori per l’avvio del cantiere, è scoppiato un gigantesco incendio che, supportato dal vento si è esteso a tutti gli appezzamenti agricoli circostanti, coltivati prevalentemente a grano, molti dei quali in fase di mietitura, provocando danni ingenti anche ai mucchi di balle di paglia, andati in gran parte in fumo.

Nell’immagine di Fig. 1, ripresa dal satellite Sentinel 2 dell’ESA (European Space Agency) alle ore 10 dello stesso giorno, si evidenzia quanto detto, con l’inizio dell’incendio dal sito del biodigestore e l’estensione delle fiamme per decine di ettari dei terreni tra l’Arrone e via della Stazione di Cesano (area annerita sull’immagine).

Figura 1 Immagine dell’area dell’ENEA e Osteria Nuova con incendio in atto, ripresa dal satellite Sentinel 2 dell’ESA (European Space Agency) il 28-6-2025 alle ore 10.00 A.M.

 

Nella Fig. 2 è riportata la stessa area ripresa dal medesimo sensore satellitare qualche giorno dopo (1-7-2025) che l’incendio era stato domato con l’impegno dei vigili del fuoco sino a tarda sera ed il supporto di mezzi aerei.

Nell’immagine di Fig. 2, si nota l’estensione dell’incendio nell’area sperimentale ENEA ed anche alle prime case di Osteria Nuova, a ridosso dell’Arrone, dove sono state danneggiate varie pertinenze e cortili (Fig. 3), con danni anche economici significativi e fumo anche vicino l’ingresso dell’asilo nido e della scuola, per fortuna ora vuota (Fig.4), e solo l’impegno dei vigili del fuoco e dei volontari della protezione civile ha evitato per fortuna conseguenze più gravi con danni alle persone.

Figura 2 Immagine dell’area dell’ENEA e Osteria Nuova, ripresa dal satellite Sentinel 2 dell’ESA (European Space Agency) il 1-7-2025 parte sinistra, alle ore 10.00 A.M. Sono evidenti in scuro le aree incendiate dell’ENEA e di Osteria Nuova, oltre l’Arrone.
Figura 3- Danni prodotti dall’incendio scoppiato nel sito del biodigestore di Cesano in prossimità delle case di Osteria Nuova, nei pressi dell’Arrone.
Figura 4- Via Anguillarese ore 11.00 del 28-6-2025, il fumo dell’incendio partito dal sito del biodigestore ed arrivato alle prime case di Osteria Nuova, dopo aver superato l’Arrone, invade la zona nei pressi dell’ingresso della scuola e dell’asilo nido.

Nell’area incendiata ENEA è stato necessario l’impegno della squadra di pronto intervento interna per evitare la distruzione di vari impianti sperimentali, per fortuna non utilizzanti idrogeno.

In conclusione possiamo affermare che anche prima della sua costruzione, come sottolineato più volte dalle
associazioni locali e dalla popolazione residente, l’impianto si dimostra incompatibile con la vocazione agricola e culturale dell’area, con gravi problemi di sicurezza e salute della popolazione relativamente anche alle distanze minime richieste rispetto agli insediamenti urbani ed alle altre criticità già presenti nella zona, ivi inclusa quella dovuta agli impianti nucleari dell’ENEA

Alla luce di quanto sopra, tenendo conto anche che l’agevole propagazione dell’incendio scoppiato nell’area del biodigestore alle aree sensibili degli agglomerati urbani e degli impianti dell’ENEA dimostra le insufficienti distanze di sicurezza adottate, riteniamo che le due commissioni VIA ( quella Regionale precedente della giunta Zingaretti e quella Commissariale attivata dal Sindaco Gualtieri), interdipendenti siano state presumibilmente gestite irregolarmente, senza alcuna trasparenza e dialettica, evitando indebitamente la presenza al tavolo delle voci dissonanti e senza approfondire le criticità ripetutamente evidenziate basate su elementi oggettivi, con un improprio ruolo più politico ed aziendalistico che tecnico-istituzionale e di garanzia, sulla base di una non ben delimitata discrezionalità amministrativa.

Gualtieri non smentisce l’uso dei governanti romani di portare impianti difficili al confine estremo del
Comune di Roma. Siamo nel cosiddetto triangolo della morte tra Radio Vaticana, l’Enea Casaccia e i suoi reattori, zone vulcaniche gravate di arsenico. Ora questo impianto. Dove sta il principio di precauzione. Quali studi sono stati fatti in tal senso?
Nel 2018, l’Area Metropolitana (ex Provincia) ha ufficializzato la mappa delle aree idonee (bianche) per la localizzazione di impianti di trattamento rifiuti necessari per risolvere l’emergenza. Nell’ambito del mandato specifico dell’amministrazione, tale mappa è stata prodotta con procedura rigorosa e trasparente, tenendo conto dei vincoli, della normativa e buone pratiche, nell’ottica di minimizzare l’impatto ambientale nonché dei diritti alla salute e sicurezza di tutti i cittadini interessati (in particolare, delle distanze dagli agglomerati urbani).

Successivamente, con il solo obiettivo di salvaguardare esclusivamente ed a tutti i costi i propri bacini elettorali ed interessi di partito, si è scatenata la bagarre degli amministratori e politici, che sollevavano obiezioni surrettizie alla proposta e continuavano negli anni successivi osteggiando qualsiasi decisione basata su valutazioni realistiche ed in linea con la normativa.

Infine, nel 2019, Comune di Roma e Regione Lazio (giunta Zingaretti), ed ora Gualtieri (che ora ci ha messo il carico da 90), si sono trovati d’accordo nel scegliere l’area agricola di pregio (vista attuale in allegatoAllegato1-SATA) con
vincoli archeologici e paesaggistici e vulnerabile (presenza di acquedotti antichi e moderni ed attigua al fiume Arrone, a rischio inquinamento ed idraulico), in via della stazione di Cesano (Comune di Roma, XV Municipio), palesemente inadeguata, anche come rete viaria, e senza alcuna delle caratteristiche richieste dalla normativa e buone pratiche (e per questo non presente neanche tra le aree bianche), per collocare un mega impianto di trattamento rifiuti da 100.000 t/a.

Incuranti del danno ambientale su di un’area di Agro Romano, ancora parzialmente integra e sui reperti archeologici rinvenuti (necropoli etrusca del VII sec. a. C.), nonché delle insufficienti distanze dagli agglomerati urbani limitrofi, non hanno neanche considerato l’impatto sul piano di emergenza nucleare qui presente sottolineato anche dall’ENEA, con buona pace dei diritti costituzionali alla salute e sicurezza dei cittadini residenti.

I diritti costituzionali alla salute e sicurezza da salvaguardare non sono solo quelli delle minoranze che hanno maggiore visibilità tanto care alla sinistra, ma anche quelli dei cittadini romani di serie B dell’estrema periferia che, oltre a subire l’endemica carenza di servizi, sono continuamente vessati indebitamente dall’amministrazione centrale del Comune di Roma, che, nel nostro caso, da anni incassa anche i fondi nucleari compensativi stanziati dal CIPE per il rischio dagli impianti presenti in ENEA connessi al piano d’emergenza, senza spendere qui una lira per la mitigazione del rischio subito dalla popolazione, anzi aggiungendone di nuovi connessi al trattamento dei rifiuti con la produzione di biometano (infiammabile), con buona pace delle posizioni ipocrite sulla sostenibilità consumo di suolo ed ambientalismo di facciata.

Sulle carte l’area è indicata come Tor Tre Venti, qui è stato scoperto il famoso Volto d’Avorio oggi al Museo Nazionale Archeologico di Palazzo Massimo a Roma. Come è possibile realizzare un simile impianto in piena area archeologica?
L’attuale assessora all’Ambiente del Comune di Roma, S. Alfonsi asserisce contro l’evidenza che a l’area scelta per l’impianto, gravata da vincoli archeologici e paesaggistici sia a vocazione industriale, questa visione è smentita platealmente dal parere negativo della Sovrintendenza inviato per la VIA commissariale
(Allegato3-Sovrintendenza).

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