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Apollo di Vicarello: per il professor Giuseppe Cordiano simile al bronzo rinvenuto a San Casciano

Il professor Giuseppe Cordiano illustra le analogie tra l’Apollo di Vicarello e quello rinvenuto a San Casciano

C’è un po’ di Lago di Bracciano a San Casciano dei Bagni, tra i bronzi di età romana che di recente vi sono stati scoperti. Ha fatto scalpore settimane fa lo scavo archeologico condotto (in realtà da alcuni anni) in questa porzione di Toscana. E non poteva essere diversamente, visto il rinvenimento di una ventina di splendide statuette metalliche di epoca antica. Si tratta dei reperti più preziosi emersi fin qui dai fanghi e dalle acque termominerali di questa località termale toscana frequentata e apprezzata fin dall’antichità. Hanno fatto il giro del mondo le immagini di archeologi ricoperti di
fango con in mano questi preziosi reperti appena rinvenuti sul fondo di una grande vasca dopo l’intenzionale distruzione del santuario termale promossa in età probabilmente paleocristiana.
Già, perché San Casciano era un luogo di culto, oltre che di cura, per gli antichi Romani (e prima per gli Etruschi), tant’è che vi venivano venerate, come un po’ dovunque, le solite divinità romane delle acque salutari a partire da Apollo.


Il bronzetto di quest’ultimo, alto una novantina di centimetri (le notizie sono ancora parziali), ci ricorda come in genere per gli antichi Romani le acque salutari e le connesse terme, in giro per le campagne dell’Italia ‘romanizzata’ (ben prima dell’avvento del primo imperatore, Augusto, nel cuore del I sec. a.C.), fossero un po’ dovunque uniformemente poste dai conquistatori giunti dall’Urbe sotto la protezione di Apollo e delle Ninfe e, per gli aspetti medici, di Esculapio e della figlia Igea.
270 km separano San Casciano e il Lago di Bracciano all’interno della stessa antica Regio VII Etruria. Apollo proteggeva da età romana sia le acque termali che hanno ora restituito queste splendide statuette metalliche sia quelle che hanno preservato per secoli i vasetti romani in oro, argento e bronzo scoperti a metà ‘800 a Bagni di Vicarello presso la sponda settentrionale del Lago di Bracciano all’interno della stipe della locale polla termominerale, alcuni dei quali dedicati proprio ad Apollo, alle Ninfe, ad Esculapio ecc.
Dopo le recenti scoperte archeologiche toscane c’è da sobbalzare nel visitare il Museo Civico di Bracciano: qui è esposta la parte superiore della statua in marmo a grandezza naturale che l’imperatore Domiziano alla fine del I sec. d.C. fece porre in fondo al grandioso ingresso della dimora che volle sul lacus Sabatinus a ridosso proprio delle termali aquae Apollinares a Vicarello: la statua raffigura Apollo, divinità tutelare romana delle acque termominerali, così come a San
Casciano.
Ma c’è di più: se non il tipo statuario, quanto meno l’iconografia dell’Apollo arciere è simile in entrambe le località. Fu la Fabbrini, negli anni ’80 del ‘900, a notare come l’Apollo di Vicarello (così come ora quello di San Casciano) raffiguri un giovine nudo stante che sta per incoccare la freccia nell’arco che tiene colla mano sinistra mentre tutto il suo corpo sta ruotando per seguire il bersaglio da colpire che si sta nel frattempo spostando (un animale che scappa ?). L’idea di
raffigurare Apollo come un giovane arciere nudo in movimento era venuta originariamente ad uno scultore ateniese, che si chiamava Leocares, attivo nel IV secolo a.C. Come doveva apparire per intero l’Apollo di Vicarello in cima ad una fontana a scivolo che faceva da sfondo al sontuoso ingresso alla dimora dell’imperatore Domiziano a Vicarello? In maniera non dissimile dal bronzetto di San Casciano: un giovine con l’arco nella mano sinistra mentre si gira per seguire il bersaglio da colpire (la differenza principale è costituita dal gesto di piegare la mano destra dietro la schiena per prendere la freccia dalla faretra posta sulla schiena, assente nel bronzetto toscano dove la mano
destra invece tende l’arco).
I lavori di ultimazione del Parco archeologico di Bagni di Vicarello, a cura della Regione Lazio (attraverso l’Ente Parco Naturale di Bracciano e Martignano), stanno per restituire ai visitatori il cuore della sontuosa dimora di Domiziano sul Lago di Bracciano, cioè per l’appunto il cosiddetto complesso del Ninfeo di Apollo, proprio mentre l’Università di Siena, attiva con le sue ricerche archeologiche sulle rive dal 2003 (Progetto di Ricerca ‘Sabatia Stagna’ sui Romani sul lacus
Sabatinus) ha cominciato lo scorso settembre ad indagare la villa privata di quest’imperatore posta, vista lago, sulla cima del colle del Casale di Vicarello d’intesa con la competente Soprintendenza archeologica e la proprietà (Vicarello S.p.a.). Chissà che San Casciano non ‘porti fortuna’ anche agli altri archeologi senesi impegnati a Vicarello e dintorni…

Giuseppe Cordiano (Università di Siena)

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