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Anpi Bracciano: Verso il 10 febbraio 2023

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

In occasione del 10 febbraio, assistiamo ogni anno ad iniziative ed interventi sulla ‘questione foibe’ che non riflettono la verità e le documentazioni storiche, bensì manifestano posizioni strumentali e storicamente prive di ogni fondamento tipiche del revanscismo nazionalista.

A Bracciano quest’anno il Comitato 10 Febbraio, associazione che si propone l’obiettivo di “conservare la millenaria cultura italiana delle terre dell’Adriatico Orientale”, intende commemorare in piazza il Giorno del Ricordo: li legittima la legge del 2004 con cui è stato istituito questo anniversario. La rivendicazione di una giornata in memoria delle vittime italiane della liberazione antifascista della Jugoslavia, strumentalmente brandita per fare da contraltare alla Giornata della Memoria del 27 gennaio, era obiettivo di tutti i movimenti e partiti neo e postfascisti – compresi il MSI e i suoi epigoni – sin dai primissimi anni del Dopoguerra, come ben dimostrano le argomentazioni a sostegno del disegno della destra: nel nome della “pacificazione” e della costruzione di un’artificiosa “memoria condivisa” veniva così condotta una campagna di stravolgimento della verità storica, tesa alla sistematica assoluzione del fascismo e alla denigrazione di chi lo ha realmente combattuto.

Con l’istituzione del Giorno del Ricordo «al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale» (Legge 30 marzo 2004 n. 92) la campagna ha goduto di sanzione ufficiale con l’istituzione di una ricorrenza in cui le vittime delle foibe vengono presentate come martiri “solo perchè italiane”. Si tenta cinicamente di sfruttare il sentimento d’appartenenza nazionale per riproporre l’infame connubio tra fascismo e Italia e una visione nazionalista e sciovinista della storia e della realtà. Non ci sono scappatoie rispetto al riconoscimento dell’orrore delle foibe e delle sue vittime ed è nostro dovere portare rispetto verso tutti gli innocenti colpiti da questa immane tragedia; non possiamo tuttavia fare a meno di constatare che perdura l’assordante silenzio verso quella che le stesse parole della legge definiscono «la più complessa vicenda del confine orientale». La storia va letta, esaminata e compresa nella successione dei fatti e nel nesso di causalità che tra di essi sussiste, e di quei fatti non ci possiamo dimenticare: l’aggressione dell’Italia fascista nei confronti della Jugoslavia, le violenze, gli incendi e gli omicidi del fascismo di confine, i campi di sterminio sul territorio italiano (Risiera San Sabba), gli innumerevoli delitti nella Zona delle operazioni del litorale adriatico, che comprendeva gli attuali Friuli-Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, perpetrati dai nazisti all’indomani dell’8 settembre, con la piena collaborazione dei fascisti italiani, complici o responsabili – a cominciare dalla X MAS.

I fatti storici vanno necessariamente contestualizzati e la vicenda delle foibe non deve essere usata per una bieca propaganda politica che speculi sul sangue, sul dolore e sulle vittime di una guerra la cui totale responsabilità ricade sui nazi-fascisti aggressori.

Il futuro si costruisce non dividendo le storie e le appartenenze, ma tenendole insieme nel rispetto reciproco.

Condividendo il pensiero del nostro presidente nazionale Gianfranco Pagliarulo auspichiamo che:«Sia davvero una giornata di memoria osservante di tutte le memorie: delle foibe, dell’esodo, delle stragi operate in Slovenia e in Croazia, dei morti nei campi di internamento. Sia una giornata di rispetto e non di oltraggio, di analisi storica e non di propaganda, di fraternità e non di odio, di pace e non di guerra».

Anpi Bracciano “Antonio Quintiliani e Udino Bombieri”

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