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Al Quirinale fino al 23 ottobre la mostra “Gli Dei ritornano: i bronzi di San Casciano”

L’esposizione celebra l’eccezionale rinvenimento. Affascina e intriga la devozione per Apollo e gli altri lungo l’arco di sette secoli

Sette secoli di devozione passando dagli Etruschi ai Romani, dalle offerte votive in bronzo e vegetali quindi alle monete. A San Casciano dei Bagni rinvenuto nel 2022 un vero e proprio tesoro archeologico che narra di un lungo periodo che va dal III secolo a.C. al IV secolo d.C nel corso dei quali uomini e donne si sono votate ai numi per chiedere protezione e salvezza. Nel Bagno Grande di San Casciano dei Bagni emerge una quotidianità antica, fatta di grandi aspettative che raccontano anche di una prima medicina arcaica. Fede e scienza in qualche modo si sono mescolate per secoli e si sono stratificate nella grande vasca che ha restituito finora bronzi e reperti straordinari. Rinvenute oltre venti statue e statuette, ex voto anatomici, migliaia, circa seimila, di monete in bronzo ed in oro. Tutto protetto per secoli dal fango termale. Per celebrare uno dei ritrovamenti più sensazionali degli ultimi tempi si è mobilitata anche la Presidenza della Repubblica. E’ infatti al Quirinale che è stata allestita con tutti gli onori la mostra “Gli Dei ritornano. I bronzi di San Casciano”, un’esposizione da non perdere che, inaugurata il 23 giugno resterà aperta fino al 25 luglio e poi dal 2 settembre al 29 ottobre al costo simbolico di un euro e cinquanta. il rinvenimento di quello che era uno dei maggiori santuari dell’antichità, inserito in una vasta rete di sistemi termali dell’Etruria e che aveva connessioni anche con le antiche terme di Vicarello e Stigliano, affascina anche perché lo scavo è ancora in corso e, avviata la procedura per l’esproprio dei terreni adiacenti, potrebbero arrivare altre scoperte. In corso anche i restauri di molti reperti. Ma chi erano gli dei che proteggevano questa antica fonte? Nella fase più antica erano certamente Fortuna Primigenia ed Apollo, Dei ai quali si aggiungono in età imperiale Esculapio, Igea ed Iside. La sorgente stessa – secondo gli studiosi – è all’origine del culto. E Apollo, Aplu in etrusco, non a caso, ritratto in atteggiamento danzante o intento – come quello di Vicarello, nello scoccare una freccia, come già evidenziato dal professor Giuseppe Cordiano, è un po’ il testimonial della mostra. Di grande interesse inoltre il rinvenimento nello strato più antico che venne ricoperto di tegole della rappresentazione di un fulmine in bronzo e di una freccia in selce. Richiamano infatti il fulgur conditum, il rito del fulmine sepolto. Secondo l’ars fulguratoria – l’arte di interpretare i fulmini – di tradizione etrusca, quando, all’interno di un tempio o di un santuario, veniva colpito da un fulmine doveva essere seppellito sul luogo stesso del prodigio e il fulmine stesso doveva essere sepolto. Nella fattispecie la vasca stessa. La mostra affascina e intriga. Scorrendo le sale ci si identifica in coloro che, mossi dalla speranza, si sono votati agli Dei. Di effetto l’alta statua di un giovane malato, quasi rachitico, rappresentato nella sua nudità e con le mani rivolte al cielo in segno di preghiera. Sulla gamba sinistra porta incisa una iscrizione in latino che ricorda come L. Marcius Grabillo offrì a Fons un donario che si componeva, oltre che della statua, anche da altri simulacri in bronzo e da sei arti inferiori. D’effetto anche la rappresentazione in bronzo delle viscere. L’antica vasca etrusca venne sigillata da tegole e coppi avviando la fase della monumentalizzazione del santuario avvenne nel I secolo d.C. con Tiberio regnante. Tra i curatori della mostra anche Massimo Osanna, direttore generale Musei che, in occasione della presentazione alla stampa, ha sottolineato come gli “scavi in atto a San Casciano costituiscono un esempio ineccepibile per le interdisciplinarità messe in campo di come dovrebbe essere condotti gli scavi che sono a 360°”. E i bronzi rinvenuti, caso eccezionale anche questo, hanno già trovato casa. Verranno esposti in modo permanente nel Palazzo dell’Arcipretura di San Casciano ai Bagni acquisito il 19 giugno scorso. Un ritorno che suggella il grazie sincero alla comunità locale e all’amministrazione comunale che, ancora una eccezione, chiese ed ottenne che venisse apposto il vincolo archeologico sull’area che oggi si rileva una miniera per la scoperta dell’antico e fulcro di una nuova economia locale che possa fondarsi sulla storia e l’archeologia.

Graziarosa Villani

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