Nel vortice delle ricorrenze e degli anniversari si inaugura oggi a Castel Sant’Angelo una interessante mostra che rimanda ad un’altra esposizione avvenuta nel 1911 sulla scia delle celebrazioni per Roma Capitale.
Si espongono opere legate a dritto filo con Roma come Bartolomeo Pinelli e Piranesi, ma si assapora anche il gusto e l’atmosfera di una Italia giovane in piena Bella Epoque. In sostanza la struttura museale celebra la sua nascita con la mostra Castel Sant’Angelo 1911-1925. L’alba di un museo.
Da depositi ma anche da prestiti arrivano pezzi di quella storica mostra quando ancora il Castello ospitava il Genio Militare.
Dal Museo di Roma arrivano le splendide vedute di Ettore Roesler Franz della serie nota come Roma Sparita in realtà Roma Pittoresca: memoria di un’era che passa che ritraggono il paesaggio attorno al castello tra le sponde non ancora costrette dagli argini del Tevere o dei prati attorno all’imponente maniero. Scatti d’epoca ricordano poi l’inaugurazione di allora e il manifesto ufficiale. Eccezionale ritorno anche per alcuni degli incredibili strumenti musicali appartenuti al tenore Gennaro Evangelista, in arte Evan, Gorga collezionista di fama tra i quali una sorprendente Glassarmonica oggi custodito al Museo Nazionale degli Strumenti Musicali.
Armi antiche sono un altro punto di forza di questo percorso espositivo che apre su vari mondi. In esposizione una straordinaria armatura medicea della seconda metà del XVI secolo.
Altro pezzo unico la veduta di Gaspar Wan Wittel, instancabile narratore del paesaggio del suo tempo che in questo olio su tela del 1683 mostra una Veduta del Tevere a Castel Sant’Angelo,
Altro pezzi d’eccezione sono le incisioni del Giovan Battista Piranesi che alle stesse segrete di Castel Sant’Angelo si ispirano. Architetture intrecciate, muri scorticati e catene. Nella stessa sala anche reperti archeologici davvero unici quali le puntazze del ponte sant’angelo. Piramidi rovesciate di ferro nelle quali si incastravano i pali di legno della struttura.
Dall’Accademia di San Luca arriva una scultura in terracotta del Giambologna, allegoria di fiume, testimonianza del collezionismo accademico romano. Notevole anche il gruppo scultoreo in gesso colorato di Giovanni Prini, con l’incontro tra il pontefice Eugenio IV e il castellano Antonio da Rido.
Il progetto, ideato dal Direttore ad interim del Pantheon e Castel Sant’Angelo – Direzione Musei nazionali della città di Roma, Luca Mercuri, si avvale del contributo di un comitato scientifico composto da Matilde Amaturo, Luigi Gallo, Ilaria Miarelli Mariani e Mario Scalini.
“Questa mostra – commenta Mercuri – rappresenta un’occasione preziosa per riscoprire un momento fondativo della storia del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo e, insieme, per riflettere sul ruolo civile del patrimonio culturale nella costruzione di una memoria condivisa. Concepita come un omaggio all’Esposizione del 1911, l’iniziativa restituisce, in chiave critica e contemporanea, lo spirito sperimentale di quella straordinaria impresa espositiva, capace di coniugare rigore scientifico e impatto narrativo, memoria e innovazione. Il percorso mette in dialogo opere provenienti da importanti musei italiani con materiali straordinari custoditi nei depositi del Castello, alcuni dei quali restaurati per l’occasione e non esposti al pubblico da decenni”.
Visitabile fino al 15 febbraio 2026.